Italia, fanalino di coda europeo nel trasporto pubblico

Anche i dati internazionali confermano le critiche al nostro sistema di trasporto

Le cronache di questi giorni c’informano che GTT, dopo anni di cattiva amministrazione e di bilanci falsi, dovrà ricorrere alla nomina di un  commissario per garantire la continuità del servizio e l’adozione di drastiche misure per mettere in salvo l’azienda e porre fine alle allegre gestioni di sindacalisti che in anni recenti, con il beneplacito di Chiamparino e Fassino, hanno ricoperto ruoli apicali, pur essendo avvezzi solamente a sfasciare aziende e non in grado di gestire un bene pubblico.

Già da alcuni mesi i passaggi dei mezzi sono meno frequenti e la vivibilità sugli stessi è compromessa dall’affollamento.

Purtroppo si tende a dimenticare che il trasporto pubblico ha una funzione sociale e rappresenta anche un indice sulla competitività di una città e di un Paese.

Ma anche in altre città italiane, la situazione non è delle migliori.

Lo attestano recenti rilievi comparativi con gli altri Paesi europei.

Gli italiani ogni settimana perdono oltre 10 ore della loro vita per gli spostamenti.

Circa un’ora in più rispetto alla media europea.

Non fosse per i greci, che di ore ne perdono oltre 13, il belpaese avrebbe il primato europeo di questa classifica.

È quanto emerge dalla prima edizione dell’Osservatorio Europeo della Mobilità realizzato da Ipsos e The Boston Consulting Group (BCG) che hanno studiato la percezione dei mezzi pubblici in Europa da parte dei cittadini di dieci paesi: Francia, Irlanda, Italia, Germania, Spagna, Belgio, Grecia, Polonia, Slovacchia e Portogallo.

In Italia l’automobile è il mezzo di trasporto numero uno per la quasi totalità dei tragitti quotidiani. Una supremazia legata all’inefficienza dei mezzi pubblici che, per il 43% degli italiani (contro il 35% della media europea) sono insufficienti.

In linea con la media europea (44%) gli italiani interessati al car pooling o al car sharing (45%).

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Articolo pubblicato il 24/08/2017