Wimbledon: in campo anche i big data

Un occhio informatico che lascerà spazio a privacy e pluralismo?

L’ultimo torneo di Wimbledon ha vantato un importante utilizzo dei big data. Così il social media team preposto ha potuto “inserirsi in determinati tipi di conversazioni social, relative all’evento”, come racconta Il Corriere dell’Informazione.

Sonia Bergamaschi, Professore di Dati e Sistemi Informativi all’Università di Modena e Reggio Emilia, su Il Giornale delle PMI spiega che i big data sono “quei dati la cui gestione ed elaborazione non era possibile con le tecnologie precedentemente esistenti". E specifica: “L’evoluzione di Internet ha portato a generare […] una grandissima quantità di dati che è aumentata, nell’arco degli ultimi due anni, di 100 volte”.

In merito all’evento tennistico, Business.it osserva che “i big data si sono dimostrati un ottimo strumento per poter soddisfare le aspettative degli spettatori e per anticiparne addirittura le richieste, per esempio proponendo regole del gioco dopo uno scambio conclusosi in maniera originale dal punto di vista regolamentare che i meno tecnici non hanno potuto comprendere, ma sempre sotto la supervisione umana”.

Su Left Andrea Ventura riflette sui “rischi e le opportunità” dell’economia dell’informazione, quel sistema in cui “solo apparentemente l’accesso ai servizi della rete è gratuito. […] Inconsapevolmente, infatti, noi paghiamo profumatamente [i grandi del Web] e le varie applicazioni che scarichiamo fornendo informazioni ad alto valore commerciale su noi stessi. […] letture, ricerche in rete, acquisti, contatti, amicizie, spostamenti, stati d’animo (le faccette…) sono registrati, assemblati e venduti”.

Il caso di Wimbledon si attua nell’ambito della comunicazione, infatti, Alexandra Willis, responsabile in merito per l’All England Lawn Tennis e Croquet Club, ha chiarito: “Non vogliamo solo informazioni statistiche, ma un’esperienza editoriale autentica”.

Inquieta, però, e fa sorgere interrogativi in merito alle prospettive di rispetto della privacy e di un marketing monistico basato sulla forza bruta della moneta, la consapevolezza che un occhio informatico legga costantemente le nostre conversazioni sui social, così come quelle di migliaia di altri utenti, al fine di elaborare una statistica per proporci un’informazione su misura.

L.V.C.

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Articolo pubblicato il 16/08/2017