Pamparato (CN) – L’Organo Italiano. Oratorio di San’Antonio

Giovedì 3 agosto alle 21, nell’ambito del Festival dei saraceni

L’organo magistralmente suonato da Maurizio Fornero è il protagonista del concerto di giovedì 3 agosto

Luzzasco Luzzaschi (1545-1607)

Toccata sul quarto tono

Girolamo Frescobaldi (1583-1643)

Canzona terza

Toccata seconda (Secondo libro di Toccate)

Adriano Banchieri (1568-1634)

Toccata per l’Elevazione

Ricercare del terzo tono

Bernardo Pasquini (1637-1710)

Toccata sul secondo tono

Ricercare sul secondo tono

Domenico Zipoli (1688-1726)

Offertorio in fa maggiore

Elevazione in do maggiore

Toccata per il post communio

Baldassare Galuppi (1706-1785)

Sonata in re minore

Adagio – Allegro – Largo – Presto

Giovanni Battista Martini (1706-1784)

Largo in fa minore

Giovanni Battista Pescetti (1704-1766)

Sonata in do minore

Allegro – Largo – Presto

Maurizio Fornero, organo

Il Musicologo Giovanni Tasso ci presenta il non comune programma della serata

“Sotto il profilo della musica (colta, ovviamente), l’Italia del periodo barocco si è fatta apprezzare per molte cose, dal melodramma – “inventato” a Firenze nel 1600 – alla sonata e alla triosonata portate a vertiginosi livelli di perfezione da Arcangelo Corelli e al concerto solistico reso famoso in tutta Europa da Antonio Vivaldi.

Di fronte a tanto splendore, il repertorio organistico ha finito per venire relegato in secondo piano, oscurato dal fulgore dei capolavori di Johann Sebastian Bach, diventati da tempo la principale icona del Re degli strumenti (provate a cercare qualcuno – anche non appassionato di musica – che non conosca l’incipit della Toccata e fuga in re minore BWV 565!).

Il programma di questo concerto vuole delineare un breve e forzatamente incompleto excursus del patrimonio organistico italiano, presentando un’attraente silloge di opere di otto compositori quanto mai diversi tra loro, tra i quali spicca l’astro luminosissimo di Girolamo Frescobaldi.

Il nostro viaggio parte dalla splendida corte ferrarese di Alfonso II d’Este, dove nella seconda metà del XVI secolo si mise in evidenza Luzzasco Luzzaschi, compositore che deve gran parte della sua fama postuma ai sette libri di madrigali che scrisse per il Concerto della Dame, un gruppo vocale tutto al femminile, che contava tra le sue componenti la famosa Laura Peperara, ma che ci ha lasciato anche una serie di pregevoli brani organistici – tra cui la Toccata del quarto tono – giunti fino ai giorni nostri per essere stati inclusi nella raccolta Il Transilvano di Girolamo Diruta.

Sotto l’aspetto più prettamente stilistico, Luzzasco può essere considerato l’anello di congiunzione ideale tra la Scuola degli Oltremontani, rappresentata tra gli altri da Cipriano de Rore (maestro di Luzzasco), e lo stile rivoluzionario di Frescobaldi, di cui fu uno degli insegnanti più influenti.

Soprannominato dai contemporanei “mostro degli organisti” per il suo sbalorditivo virtuosismo, Frescobaldi può essere considerato una sorta di pendant strumentale di Claudio Monteverdi sia per la sua altissima statura artistica sia per il fatto di aver propugnato, tra organi e clavicembali, la poetica della seconda prattica diffusa dal grande Cremonese con i melodrammi e i madrigali. Frescobaldi era senza dubbio un predestinato, come dimostra il fatto che a soli 14 anni venne chiamato a prendere il posto di organista dell’Accademia della Morte tenuto fino a quel momento da un musicista di grande talento come Ercole Pasquini e la sua folgorante carriera sviluppatasi a Roma – con un intermezzo di sette anni nella Firenze di Ferdinando II de’ Medici – lo consacrò tra i più grandi compositori di opere per strumento a tastiera d’Europa, grazie a uno stile brillante e innovativo che un secolo più tardi sarebbe stato studiato a fondo e preso a modello nientemeno che da Johann Sebastian Bach.

Il breve tragitto da Ferrara a Bologna ci consente di scoprire altri due autori, appartenenti a generazioni diverse ma accomunati dalla scelta di prendere gli ordini sacri – una decisione che comunque non impedì loro di dedicarsi a generi considerati all’epoca fatui e poco confacenti a religiosi.

Il primo è Adriano Banchieri che, dopo essere entrato nell’ordine degli Olivetani, svolse una intensa attività organistica che lo portò fino a Gubbio e a Venezia.

Più che per le sue opere sacre e organistiche, oggi Banchieri è conosciuto soprattutto per le sue commedie madrigalistiche, La barca di Venetia per Padova e Il Zabaione Musicale, dalle quali traspare uno straordinario talento per la caratterizzazione di personaggi ai limiti del grottesco. Frate minore francescano fu invece Giovanni Battista Martini, organista, compositore e trattatista di grandissimo carisma, che godette della stima di moltissimi autori suoi contemporanei, primi tra tutti Johann Christian Bach – ultimogenito del sommo Cantor lipsiense – e Wolfgang Amadeus Mozart, che fu ammesso ancora giovanissimo nella prestigiosa Accademia Filarmonica di Bologna proprio grazie ai buoni uffici di Martini.

Concittadini – veneziano il primo e di Burano il secondo – e contemporanei furono Giovanni Battista Pescetti e Baldassare Galuppi, due “vittime” illustri di Antonio Vivaldi, compositore che ancora oggi continua a monopolizzare il panorama musicale della Serenissima.

Dopo essersi formato con lo stesso Galuppi, Pescetti iniziò a scrivere opere e pasticci, ma la forte concorrenza nei teatri veneziani lo spinse a trasferirsi nella cosmopolita Londra, dove assunse ben presto il posto di direttore dell’Opera of the Nobility tenuto fino ad allora da Nicola Porpora.

Per sua sfortuna, proprio mentre le cose stavano per mettersi per il meglio, la ribellione capeggiata dal cattolico Bonnie Prince Charlie Stuart lo costrinse a fare precipitosamente ritorno in patria, dove tornò a occuparsi di opera e divenne secondo organista della Basilica di San Marco. Rispetto a quella di Pescetti, la carriera di Galuppi si rivelò molto più fortunata, un fatto che trova spiegazione non solo a uno stile estremamente gradevole, ma anche nella bellissime opere che scrisse su libretto di Carlo Goldoni. Inoltre, dopo essere diventato maestro di cappella di San Marco, venne invitato a San Pietroburgo dalla zarina Caterina II, che lo colmò di onori, consacrandolo di fatto ad ambasciatore della scuola italiana in Russia.

Per concludere il nostro viaggio, non si poteva prescindere dalla Toscana, terra ricca di opere d’arte e di grande musica, con due compositori dalle traiettorie molto diverse tra loro. Originario di Massa e Cozzile, allora un piccolo villaggio in provincia di Pistoia, Bernardo Pasquini si trasferì a 12 anni a Ferrara, dove tre anni più tardi gli venne affidato il posto di organista dell’Accademia della Morte, che in precedenza era stato appannaggio prima di Luzzasco e poi di Frescobaldi (quanto è piccolo il mondo!). Il suo talento cristallino lo portò a seguire a 20 anni le orme di Frescobaldi, trasferendosi a Roma, dove ebbe la possibilità di collaborare con alcuni dei più grandi maestri dell’epoca come Corelli, Alessandro Scarlatti e Giovanni Bononcini, spaziando con profitto dalla musica sacra a quella profana.

La vastissima fama che raggiunse trova eloquente testimonianza nella splendida tomba monumentale della Basilica di San Lorenzo in Lucina in cui venne inumato. Il successo non fu invece nelle corde del pratese Domenico Zipoli, che – dopo essere entrato nella congregazione dei Gesuiti – chiese e ottenne di essere inviato nel Nuovo Mondo.

Destinato alla missione di Cordóba, Zipoli si impegnò come organista, compositore e direttore di coro, ma purtroppo venne stroncato dalla tubercolosi a soli 38 anni, mentre le sue opere iniziavano a essere conosciute e apprezzate anche in Italia e in Spagna.

Grazie al suo inimitabile stile, Zipoli è il compositore italiano che ha portato più lontano lo stile del Bel Paese in epoca barocca, precedendo di oltre un secolo gli autori di melodrammi che avrebbero mietuto trionfi su trionfi dagli Stati Uniti al Cile e all’Argentina”.

 

Maurizio Fornero

Si è diplomato in Organo e Composizione Organistica, Pianoforte e Clavicembalo presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino e successivamente laureato con lode in Clavicembalo.

Nel 1992 è giunto, come unico rappresentante italiano, alle finali dell’European Organ Festival di Bolton (Gran Bretagna). Perfezionandosi nell’esecuzione filologica del repertorio antico, svolge da anni un’intensa attività concertistica sia come solista sia in formazioni cameristiche, che lo ha portato a esibirsi in festival nazionali e internazionali di musica antica e barocca tra cui Musica en Catedral di Astorga (Spagna), Van Vlaanderen di Bruges (Belgio), Festival Internazionale dell’Aia e di Utrecht (Olanda), L’Altro Suono-Unione Musicale di Torino, Festival Monteverdi di Cremona, Settembre Musica di Torino, Bologna Festival.

Ha partecipato a numerose esecuzioni in diretta radiofonica su radio nazionali (Rai Radio Tre, Rai Filodiffusione) ed europee (Radio 3 Nazionale Belgio, Radio Classica Spagna). Collabora come organista e cembalista con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, il Teatro Regio di Torino, L’Academia Montis Regalis, l’Accademia Corale Ruggero Maghini e il gruppo vocale Daltrocanto.


Ha inciso per le case discografiche Stradivarius, Opus 111, Niccolò e Syrius numerosi CD di musiche di compositori del XVI, XVII e XVIII secolo. Fondatore dell’ensemble strumentale I Musici di Santa Pelagia, ha inciso, in coproduzione con l’ensemble vocale Festina Lente di Roma, la Messa per il SS. Natale di Alessandro Scarlatti e l’oratorio Santa Pelagia di Alessandro Stradella (Stradivarius), entrambe inedite. Docente di pratica del Basso Continuo presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino nel 2006 e nel 2009, attualmente ricopre la carica di Direttore della Scuola Comunale di Musica di Mondovì.

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Articolo pubblicato il 01/08/2017