Torni la politica e metta al centro il lavoro

Nota a margine dell'omelia di San Giovanni dell'Arcivescovo Cesare Nosiglia

L'omelia della Messa in onore del patrono San Giovanni è, in un certo senso, l'annuale discorso a tutta la città del pastore pro tempore della Chiesa torinese.

Gli Arcivescovi, in quest'occasione, "entrano" sui temi della vita sociale e civile. Come è già stato fatto notare su queste colonne, nella cronaca del direttore editoriale sulla cerimonia del 24 giugno scorso, non si è fatto eccezione quest'anno: quello di mons. Cesare Nosiglia "non è stato un intervento avulso dalla realtà, o forzatamente dottrinale, già in premessa,  l’Arcivescovo è direttamente entrato nel solco delle aspettative dei cittadini".

La premessa sul valore laico e generale dell'omelia serve a chiarire perché la nostra rubrica se ne interessi.

Il successore di San Massimo ci ha particolarmente colpito per la parresia su lavoro e politica.

Opponendosi a una certa retorica dei diritti, specie gli individualistici nuovi diritti,  ha evidenziato che "Ad ogni diritto deve corrispondere un dovere". Con un diretto riferimento "al diritto al lavoro, a cui di fatto non corrisponde il dovere da parte dello Stato e degli Enti preposti, sia politici che economici e sociali, di far sì che tutti i cittadini abbiano assicurato un lavoro, fonte prima di dignità della persona e della sua libertà e promozione integrale.

La perdita del lavoro nel nostro territorio, sia per gli adulti che lo avevano, sia per i giovani che non lo trovano, rappresenta la criticità più pesante a cui far fronte ed è dunque il primo dovere di ogni istituzione pubblica o privata".

Istituzioni che hanno a che fare - difficile non concordare con il presule - con la debolezza della classe dirigente. In particolare, la politica è "Un ambiente che oggi a Torino appare silente, soprattutto a confronto con la ricchezza di iniziative e proposte che vengono dai mondi del volontariato e delle attività culturali, ma anche delle imprese e del credito. Eppure la politica, che per i cristiani rimane la forma più alta di carità, è arte di costruire il futuro, momento in cui fare sintesi dei legittimi interessi di tutti i cittadini e disegnare un progetto unitario, organico per la città intera".

Torino Città metropolitana fa cadere gli effetti della sua governance ben oltre la cinta daziaria. Quanto vi avviene (o non avviene) ha una centralità e correlazione con tutto il territorio dell'ex-Provincia.

L'assenza di guida, ma anche di una dialettica tra diverse visioni forti e prospettiche, è un danno non solo per i torinesi.

Ecco, con Nosiglia, anche noi diciamo: "torni la politica e si occupi del lavoro".

Marco Margrita

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Articolo pubblicato il 26/06/2017