La storica tragica giornata dei tifosi della Juventus. La colpa è sempre di un altro.

Non si è ancora spento in Italia ed in Europa l’eco della manifestazione organizzata dalla sindaca di Torino per festeggiare (o almeno così si pensava) la vittoria della squadra cittadina nel torneo europeo. Era prevista una grande sfilata tra ali di popolo delirante, giunto da tutta Italia, con i calciatori ed i dirigenti issati su di un pullman scoperto a brindare.

In mezzo a loro la Appendino, la sindaca pentastellata, convinta di rimarcare in tal modo la sua superiorità sulla rivale di Roma. Di recente, in alcuni settori del suo movimento, era stata avanzata addirittura l’ipotesi di una sua candidatura al governo del paese.

Tutto è crollato nel giro di 24 ore.

Il successo sportivo non si è realizzato e gli occhi del paese si sono puntati contro la espropriazione e la concessione di una della più belle piazze della città, ad una fazione sportiva che rappresentava solo una parte di quella cittadinanza che ora è chiamata dalla giovane grillina a ripianare le spese di una velleitaria manifestazione di parte.

Il tutto per lasciare intonso lo stadio di proprietà della società sportiva che era al centro dell’avvenimento.

La reazione immediata della sindaca è stata quella di cercare, con una certa spocchia ed arroganza, degli agnelli sacrificali.

I suoi strali si sono appuntati su alcuni membri del suo governo, che sono stati subito sostituiti, come l’assessora Giannuzzi, o depotenziati come il suo factotum Paolo Giordana. Quest’ultimo aveva assunto il ruolo, con il suo consenso, di un vero e proprio dittatore della città, tanto da venire equiparato, in certe cronache, a personaggi storici come Rasputin, Richelieu o Mazzarino.

Era ormai noto a tutti i torinesi ed è stato confermato dai rimpasti operati, che la Appendino, una volta eletta, per acquisire un minimo di tranquillità e per conquistare l’appoggio  de La Stampa ( che infatti l’aveva definita il sindaco più amato d’Italia), aveva dovuto inserirsi in quel “sistema Torino”che in campagna elettorale aveva promesso di abbattere.

In quel sistema, oggi rimpianto con alti lai dal presidente della regione, uno dei membri più influenti era proprio, guarda caso, Sergio Chiamparino ossia il suo principale “consigliori”.

È credibile che la Appendino abbia puntato i suoi occhi sul salotto di Torino, piazza San Carlo, all’insaputa e senza prima ricevere il placet del suo protettore Sergio Chiamparino?

Perché nessuno nella vicenda ha mai tirato in ballo la responsabilità del “sistema Torino” di cui era parte autorevole anche la ex famiglia dominante?

Che poi, guarda caso, era anche la proprietaria della squadra da festeggiare e dell’impianto preservato dall’evento.

Nessuno ha infine ricordato che il vituperato Paolo Giordana, alias Rasputin o Mazzarino, era stato a lungo, prima di passare al servizio della Appendino, un apprezzato collaboratore di Chiamparino.

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Articolo pubblicato il 17/06/2017