Moda: I Millennials possono salvarla?

Le ambiguità della Fashion Revolution

Lo scorso 30 aprile si è conclusa la settimana dedicata alla Fashion Revolution e i riflettori, anche quelli italiani, sono stati puntati su una questione molto importante: il mondo della moda.

Come già detto in precedenza, la moda italiana e la crisi economica sono strettamente legate e, anche se si sta registrando una crescita (+1,8%), la moda a basso costo (fast fashion) sta dando del filo da torcere al made in Italy.

I capi di abbigliamento hanno una vita sempre più breve perché, considerati i prezzi low-cost della fast fashion, vengono considerati beni usa e getta.

Si è passati dalla produzione delle storiche 4 stagioni, alle attuali 52 che stimolano il consumatore ad acquistare sempre di più, non curandosi dell’impatto ambientale e umano.

Le indagini condotte dal movimento Fashion Revolution parlano chiaro: su 91 marchi di abiti, solo il 12% ha intrapreso azioni dirette a garantire un salario minimo legale per i lavoratori.

Sicuramente il potere principale lo hanno i consumatori del domani, i Millennials.

La società di consulenza PWC ha presentato a giugno 2016 un’indagine riguardante il rapporto tra i giovani e la sostenibilità nel campo della moda: l’80% degli intervistati ritiene che le aziende debbano puntare maggiormente sulla sostenibilità e il 41% dichiara che quest’ultima possa aumentare in modo rilevante la propensione alla fidelizzazione di un brand.

Questi dati servono a dimostrare come i consumatori di domani possano influire notevolmente sulle politiche sociali ed economiche del mercato dell’industria tessile.

I giovani devono però condividere on-line le proprie scelte di consumo responsabile in modo da fare pressione sui brand affinché adeguino le loro politiche di mercato a logiche ambientali e umane più sostenibili, premiando i produttori che si impegnano a rispettare i diritti umani e l’ecosistema.

Così facendo si potrà incidere sulle scelte di mercato. La condivisione, l’informazione e la volontà sono gli elementi fondamentali per poter portare avanti questa rivoluzione.

I tempi stanno cambiando e l’haute couture si ritrova a fare i conti con le grandi catene di abbigliamento low-cost. La realtà che però offrono è alquanto dura: sfruttamento dei lavoratori, inquinamento ambientale a livello globale e consumatori che acquistano molto a basso costo.

Tutto questo danneggia non solo l’ambiente, ma anche la manifattura del made in Italy e l’artigianalità rigorosa che lo caratterizza. I Millennials hanno un enorme potenziale e devono sfruttarlo per aiutare il futuro mondo della moda.

Giada Speziale

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Articolo pubblicato il 16/06/2017