Torino, continuano le polemiche per i disordini in piazza San Carlo: indagato il titolare dell'omonimo bar

A due settimane dagli incidenti durante la finale di Champions la situazione pare destinata a non placarsi. Anzi.

A quasi due settimane di distanza dai disordini di Piazza San Carlo, avvenuti durante la finale di Champions tra Juventus e Real Madrid, la situazione pare assai lontana dal placarsi. Dopo il rimpallo di responsabilità da parte della giunta pentastellata, la lettera di "scuse" scritta dalla prima cittadina Appendino rivolta a Torino e ai torinesi e lo scambio di accuse con l'ex sindaco Piero Fassino, la situazione è più agitata che mai.

Le dinamiche sono ancora in fase di accertamento da parte degli inquirenti, i quali stanno vagliando ogni sorta di ipotesi per poter risalire alla motivazione che ha spinto la folla presente nel salotto buono di Torino a fuggire in maniera incontrollata, lasciando dietro di sè 1527 feriti, di cui una ancora in gravi condizioni.

Sono state numerose le norme di sicurezza basilari completamente ignorate durante la finale di Champions trasmessa su maxischermi in piazza San Carlo, come ad esempio la presenza di venditori abusivi di bevande ed alcolici. Da parte della sindaca Chiara Appendino, infatti, non è arrivata la firma dell'ordinanza che imponeva il divieto di vendita di alcol in bottiglie di vetro.

Come hanno riferito diversi testimoni presenti all'evento, già durante il pomeriggio dilagavano fiumi di birra venduti in contenitori di vetro, che si sono rivelati assai rischiosi quando la gente è fuggita in preda al panico, tagliandosi con i cocci presenti a terra.

Le responsabilità per quanto avvenuto, dunque, sono numerose e attualmente hanno portato all'allontanamento dall'amministrazione pentastellata dell'assessora Giannuzzi.

Adesso, per i medesimi fatti, il titolare del Caffè San Carlo Vito Strazzella si è visto notificare un avviso di garanzia per non aver provveduto a togliere il déhors.

Strazzella è caduto dalle nuvole, in quanto le autorità gli contestano l'inosservanza dei provvedimenti dell'autorità, articolo 650 del C.P.

"La situazione è surreale, in quanto in tutto il caos che è regnato in quella serata di delirio pare che io sia l'unico indagato per quanto avvenuto", afferma Strazzella, visibilmente scosso ed amareggiato per quella che sembra una situazione legata ad un triste paradosso legale.

L'esercente continua a spiegare la sua versione dei fatti: " Durante il pomeriggio del tre giugno due agenti della municipale mi avevano detto che avrei dovuto sgomberare il dèhors sulla base di un ordinanza del questore, solo che ho avuto veramente poco preavviso per potermi organizzare. Il mio dèhors è composta da 50 tavolini, 250 sedie e 9 ombrelloni ancorati al pavimento.

Il tutto avrebbe richiesto una mole di lavoro che sarebbe potuta essere gestita solamente da una ditta specializzata che, visto il giorno e l'ora, non ho potuto contattare in quanto la richiesta mi è pervenuta con notevole ritardo".

Le ditte specializzate comunque non avrebbero potuto avvicinarsi nel perimetro della piazza a causa delle norme in fatto di sicurezza già vigenti in piazza San Carlo.

Dal canto suo, Strazzella ha anche affermato che sia stato un bene che il dèhors della sua attività sia rimasto presente nella piazza in seguito all'incidente, in quanto "quelle sedie che mi hanno chiesto di togliere hanno accolto numerosi feriti in attesa di ricevere cure mediche da parte del personale sanitario, mentre all'interno del locale si è provveduto ad allestire una sorta di ospedale di fortuna per aiutare il maggior numero di persone possibile. Noi siamo stati gli unici a servire birre in bicchieri di plastica, rifiutandoci di vendere le bottiglie di vetro nonostante la mancanza di un divieto apposito".

Attualmente Strazzella rischia fino a tre anni di reclusione o il pagamento di duecentosei euro di ammenda. E le polemiche per quanto avvenuto in Piazza San Carlo sembrano proprio non volersi placare.

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Articolo pubblicato il 16/06/2017