Torino e il disastro di piazza San Carlo: Gli intoccabili. Come prima, più di prima?

L’ombra del vecchio padrone aleggia ancora sulla città ed anche coloro che volevano cambiare l’atmosfera stantia che grava su Torino, devono adeguarsi.

Lo ha dimostrato negli ultimi giorni il comportamento della sindaca pentastellata Chiara Appendino, che aveva indotto i poveri torinesi a votarla con la promessa che lei ed il suo movimento avrebbero sostituito il cosiddetto Sistema Torino che imperava da anni sulla città.

La ragazzona non ha cambiato nulla ad eccezione di se stessa. Si è adeguata a meraviglia ed è entrata a far parte di quella élite che diceva di voler combattere.

Ha stretto una fraterna amicizia con Sergio Chiamparino, e con i suoi consociati ed ha pensato  di poter governare tranquilla, grazie all’alleanza con l’ “ambientin” e grazie all’ l’influsso che la ex   grande famiglia esercita ancor sul quotidiano cittadino La Stampa.

Nonostante il fatto che la proprietà del giornale sia passata ad un editore elvetico.

Per un anno intero,  la grillina di Torino,  è stata indicata come esempio di comportamento virtuoso, da contrapporre a quello indecente della grillina di Roma, oggetto di accuse di ogni genere perché, a differenza della ragazza di buona famiglia non si era adeguata all’ambiente capitolino.

Gli ultimi giorni hanno chiarito con evidenza quella che è la realtà di Torino e ci hanno dimostrato che “il re (o meglio la regina) è nudo”.

La sudditanza della sindaca ai poteri forti locali è stata messa in bella evidenza dal demenziale episodio dell’organizzazione in piazza San Carlo del raduno dei tifosi iuventini, in occasione della finale di un’importante trofeo.

La squadra, la Juventus, era ed è proprietaria di un moderno stadio dedicato al calcio. Radunare in quell’impianto decine di migliaia di supporter venuti da tutta l’Italia, poteva comportare dei danni all’elegante struttura e danneggiare in modo grave il tappeto erboso.

Meglio convogliare la truppa dei fedeli lontano dallo stadio, in un luogo poco accessibile perché al centro della città e con scarse vie di fuga. E per far questo occorreva fare ricorso all’aiuto della sindaca, che, come in passato Garibaldi, ha risposto: “obbedisco” ed ha concesso quello che è considerato il salotto di Torino.

I dirigenti della Juventus hanno dimostrato a posteriori che avevano ragione. Transenne divelte, venditori di alcolici e di birra, assemblamento senza regole di trentamila persone.

Casa sarebbe stato di quel prato, così bello e così curato, se fosse stato calpestato e cosparso di cocci e di vetri rotti da parte di trentamila supporters eccitati?

I dirigenti della società da buoni amministratori, avevano capito tutto in anticipo. Quanto sarebbero costate le  riparazioni delle strutture ed in quanto tempo il prato sarebbe tornato quello di prima?

Nel caso di un allarme improvviso lo sgombero dal cosiddetto Stadium sarebbe stato facile e veloce, ma valeva la pena preoccuparsi per dei semplici tifosi?

I conti del disastro grazie alla sindaca grillina, gratificata da un passaggio in aereo e da una bella poltrona nello stadio di Cardiff, a fianco della dirigenza, graveranno sulle tasche di tutti i buoni torinesi e non solo di quelli di parte iuventina.

Tornati da Cardiff, la sindaca e la ex grande famiglia si riterranno assolti e soddisfatti da una visita ad alcuni dei ricoverati negli ospedali.

Assolti anche da La Stampa, che ama ricordare che la Appendino è  insignita del titolo di sindaco più amato dagli italiani, (anche se la stessa qualifica era stata attribuita dal giornale al suo predecessore Piero Fassino, pochi giorni prima che venisse cacciato), e che afferma che occorre continuare la ricerca dei colpevoli.

Come se tutti non sapessero chi sono.

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Articolo pubblicato il 10/06/2017