Dante e la Setta dei Fedeli d'Amore

Quando l'"Eresia" si palesa e diventa spettacolo.

 

Spesso ciò che impariamo sui banchi di scuola risulta essere differente dalla realtà. I programmi scolastici tendono ad offrire agli studenti “verità” molto povere di contenuti “scomodi”, che per qualche ragione devono subire un processo di censura prima di essere diffusi.

Si pensi ai Templari: durante il mio lontano periodo scolastico questa Confraternita non veniva mai citata, si parlava di Crociati e di Crociate… del rogo di De Molay, sicuramente no.

Durante la mia esperienza liceale si parlava appena di Tribunali inquisitori, forse con Il “Caso” Galileo Galilei, sicuramente non con quello di Giordano Bruno.

La cosa sicuramente più agghiacciante è che i roghi, per ovvii motivi propagandistici, diventavano espressioni di pubblico spettacolo, dove la gente comune partecipava al crimine, diventandone consapevole complice.

Ora si tenta addirittura di addolcire i crimini perpetrati dalla Chiesa di Roma con un processo di revisione che risulta essere patetico: bruciare propagatori di differenti dottrine, disabili o presunte streghe alle quali erano state estorte confessioni con la tortura, appare quanto meno esecrabile. Eppure si tenta di diluire anche questi crimini con ipocrite giustificazioni.


L’Inquisizione conobbe tre periodi storici: quello medievale dal 1184 fino alla metà del XIV secolo, seguirono l’Inquisizione spagnola (1478 – 1824) e quella portoghese (1536 – 1821) i cui inquisitori venivano nominati dai rispettivi sovrani; infine l’Inquisizione romana (o Sant’Uffizio) venne fondata nel 1542 e divenne l’attuale Congregazione per la Dottrina della Fede.

Il Tribunale dell’Inquisizione nasce con il Concilio di Verona nel 1184 con papa Lucio III e l’imperatore Federico Barbarossa, con la costituzione “Ad abolendam diversarum haeresum privitatem”. Venne creata appositamente per reprimere il movimento cataro, nella Francia meridionale e nell’Italia settentrionale. In seguito papa Innocenzo III, Onorio III e Gregorio IX la svilupparono per controllare tutti i nascenti movimenti spirituali e pauperistici.

Tornando alle interpretazioni “scolastiche” della storia, gli aspetti meno ortodossi del pensiero e delle opere di filosofi e poeti sono sempre stati regolarmente censurati o drasticamente trascurati.

Si pensi alla Setta dei Fedeli d’Amore, non mi risulta che se ne sia mai parlato in alcun contesto accademico, ma forse mi sbaglio.

Ne parla Dante stesso nella “Vita Nova”, alludendo ben sette volte in modo esplicito ai Fratelli della sua Confraternita.


In un epistolario dotto ed espresso in versi, Dante Alighieri, Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia e Dante da Maiano si scambiano idee e informazioni sulla Setta e sugli indirizzi politici che dovrà assumere, entrando spesso in evidente conflitto.

Dante Alighieri era sicuramente un Iniziato, un vero capo di una Fratellanza di probabile derivazione templare.

René Guenon suggerisce che Dante fosse un Iniziato consacrato: un Cavaliere Kadosch. Tale grado è oggi riproposto nella Piramide massonica e corrisponde al 30° Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato.

In alcuni passi della “Commedia”, Dante esprime dei concetti chiaramente legati alle discipline alchemiche, come la descrizione del volto di Lucifero dove si possono osservare una faccia Nera, una Bianca-Gialla ed una Rossa, chiarissimi riferimenti alle tre fasi del processo alchemico: Nigredo, Albedo-Citrinitas e Rubedo.

Oh quanto parve a me gran maraviglia
quand'io vidi tre facce a la sua testa!
                     L'una dinanzi, e quella era vermiglia;                39

l'altr'eran due, che s'aggiugnieno a questa
sovresso 'l mezzo di ciascuna spalla,
                   e sé giugnieno al loco de la cresta:                42

e la destra parea tra bianca e gialla;
la sinistra a vedere era tal, quali
vegnon di là onde 'l Nilo s'avvalla.

Inferno XXXIV

Non basta, Dante prima di imboccare la “Natural Burella”, il cunicolo che condurrà i due visitatori dell’Inferno verso la montagna del Paradiso, compie una rotazione su se stesso, una vera “rettifica” che rappresenta il “Cambiamento iniziatico” effettuato esattamente nel punto centrale del suo Universo: il centro della Terra.

Un notissimo acronimo noto come “V.I.T.R.I.O.L.”, si traduce in Visita Iteriora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem.

Dante è al centro della Terra, nel punto in cui la Forza di Gravità fa convergere tutti i suoi vettori:

Ed elli a me: «Tu imagini ancora
d'esser di là dal centro, ov'io mi presi
al pel del vermo reo che 'l mondo fóra.

Di là fosti cotanto quant'io scesi;
quand'io mi volsi, tu passasti 'l punto
al qual si traggon d'ogne parte i pesi.

Inferno XXXIV

Fortunatamente questi argomenti stanno appassionando molti studiosi e molti seri ricercatori: sempre più spesso vengono organizzati dei Convegni e degli approfondimenti per dialogare in un’ottica di aperto confronto e di reciproca chiarezza.

Forse in un futuro non troppo lontano ogni Fede religiosa, ogni Movimento filosofico e ogni Scuola di pensiero vorranno assumersi le proprie responsabilità e riconoscere i propri errori, se queste azioni saranno condotte con sincerità ed onestà intellettuale, forse, l'Uomo imparando a riconoscere i propri errori, compirà un piccolo passo in avanti verso una nuova e più moderna consapevolezza. 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 06/06/2017