Londra - “Tiravano coltellate a tutti”.

Le testimonianze shock dell'attacco a Londra - Un barista racconta: "Mi sono nascosto in un bidone dell'immondizia" - Dopo la strage si lava via il sangue.

LONDRA - Emergono i primi racconti dell'orrore, dall'inferno di Londra. Per esempio la scena di una donna investita su London Bridge dalla furia contemporanea dei tre aggressori.

Infierivano con i coltelli contro di lei, ha riferito un testimone oculare, Gerard Vowls, con gli occhi ancora sbarrati. "Gridava, chiedeva aiuto", rievoca Gerard, che dice di aver cercato di fare qualcosa, lanciando "sedie e bottiglie" prese in un bar contro i tre.

"Ma loro a quel punto hanno cominciato ad avvicinarsi a me, per cercare di accoltellarmi, tiravano coltellate a tutti, gente malvagia, davvero malvagia", continua. Ora l'uomo vorrebbe sapere "se quella ragazza è ancora viva". "L'ho cercata in giro per un'ora e mezzo piangendo, ma non non ne ho trovato traccia, non so cosa fare", conclude sconsolato.

Anche il barista Alex Martinez narra di momenti spaventosi: "Ho visto un uomo con un coltello in mano che gridava qualcosa. Ho capito che stava succedendo qualche guaio e mi sono nascosto". Dove? "In un bidone dell'immondizia".

La polizia cerca foto e video

L'unità antiterrorismo della polizia britannica lancia via Twitter un appello: "chiunque abbia immagini o filmati dell'incidente a #LondonBridge e #BoroughMarket per favore aiuti la polizia inviandoli a ukpoliceimageappeal.co.uk".

In un comunicato diffuso sempre via Twitter il National Police Chief's Council precisa che personale specializzato esaminerà tutto il materiale in arrivo al più presto possibile, ma "considerato la grande quantità di immagini che prevediamo di ricevere, potremmo non essere in grado di rispondere ad ognuno. In ogni caso, apprezziamo le immagini che ci invierete".

Il giorno dopo si lava via il sangue

Il giorno dopo la strage, a Borough Market si lava via il sangue. Un silenzio surreale domina la zona a sud del Tamigi, dove sugli edifici di mattone marrone torreggia lo Shard, il grattacielo a piramide di vetro ed acciaio disegnato da Renzo Piano.

Una zona viva e piena di gente, tutti i giorni e a tutte le ore, uno dei centri della movida londinese, con nel cuore un grande mercato al chiuso dove si trova ogni tipo di cibo.

Oggi il mercato resta chiuso dopo l'orrore di ieri, come bloccata è l'intera zona, presidiata in massa dalla polizia che lascia avvicinare alle transenne, davanti a cui si assiepano troupe televisive di tutto il mondo, soltanto chi - e sono in tanti - vuole lasciare dei fiori in memoria delle vittime.

Off limits, con gli autobus a due piani fermi lì da ieri sera, è pure il London Bridge, il ponte da cui gli attentatori sono passati iniziando la loro 'missione' di morte.

E sbarrati tutti i negozi della zona, tranne alcuni supermercati che distribuiscono gratuitamente acqua e generi di conforto ai poliziotti in servizio.

Agenti a cui la gente non ha fatto mancare espressioni di gratitudine. "Sono arrivati subito, se non fossero stati così veloci chissà quanti altri morti staremmo piangendo ora", dice Tricia, un'anziana commessa di Sainsbury's che si accinge a portare cioccolatini alla scientifica che conduce i rilievi.

Non si può passare neppure dagli accessi verso il lungo Tamigi, ogni domenica presi d'assalto da turisti e londinesi. E se in giro la gente non manca, l'atmosfera non è quella "careless" di sempre.

Il cuore della strage è Stoney Street, una strada stretta tra il mercato e il fiume, dove si affacciano pub e localini. Qui gli attentatori si sono ferocemente scagliati con le loro lame sugli avventori del 'Black and Blue', del 'Pastor' e di altri ristoranti: menando fendenti su gente tranquilla che si stava godendo, con in mano un bicchiere di birra, la libertà di un sabato sera d'estate.

"Adesso hanno pulito. Ma fino a stamattina era pieno di sangue. Sangue dappertutto. E scarpe, vestiti, un casino allucinante", racconta Philip, uno studente di 21 anni. "Dentro i pub e nei ristoranti la polizia continua a fare rilievi, ma almeno la strada l'hanno pulita", aggiunge mentre infila una porta del campus del Kings College sopra cui una targa ricorda che qui visse durante la guerra il filosofo e matematico viennese Ludwig Wittgenstein.

Il silenzio, nelle aree isolate, fa impressione. Rotto solo da qualche elicottero e dai motoscafi della polizia che sfrecciano sul Tamigi. La scientifica, con addosso le tute bianche sterili, fa avanti e indietro sulla strada.

E la paura si sente. "Abbiamo paura, ora l'abbiamo davvero. Sai quando hai la sensazione di esser sotto attacco?", ammette Sheila, una ragazza di 20 anni dai tratti orientali che lavora in una farmacia all'angolo di Stoney Street.

I musulmani si sentono un po' sotto pressione, e fanno a gara a parlare con i cronisti e ribadire che la grande comunità islamica londinese non vuole la violenza, la condanna.

cdt.ch

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Articolo pubblicato il 04/06/2017