Sedano più gravità: le pin up di Art Frahm

Questo pubblicitario di Chicago è celebre per le sue “signore in imbarazzo” a causa delle mutandine in caduta libera

Alla maggior parte dei Lettori, il nome di Art Frahm, pubblicitario e illustratore statunitense, non dirà nulla. Molti Lettori conoscono però uno dei suoi prodotti pubblicitari, il reclame della Coppertone con la bambina e il cagnolino nero che le abbassa il costume da bagno rivelandone le “chiappe chiare”.

Art Frahm, nato a Chicago nel 1907, è vissuto in questa città e il suo periodo di maggiore attività nel settore della pubblicità e dei calendari si registra fra gli anni ‘40 e ‘60 del Novecento. Muore nel 1981, a Fountain Inn, nella Carolina del Nord.

Una celebre serie di sue tavole, dedicata alla sicurezza del traffico, mostra disciplinati scolari e rassicuranti paffuti poliziotti, sempre disponibili per sostenere i bambini che vanno a scuola o che giocano. Una immagine analoga concretizza la grande simpatia dei bambini per i Vigili del Fuoco.

In queste immagini, Art Frahm da prova di uno stile che ricorda quello di Norman Rockwell (New York, 1894 – Stockbridge, 1978), pittore dallo stile peculiare, definito “realismo romantico”, celebre per aver creato, tra il 1916 e il 1963, più di trecento copertine della rivista “The Saturday Evening Post” che rappresentano un suggestivo campione della cultura popolare americana del Novecento.

La produzione di Art Frahm è anche vicina a quella di Haddon Sundblom, col quale ha collaborato agli esordi della sua carriera. Sundblom (Muskegon, 1899 – Chicago, 1976), è noto per aver creato l’immagine di Babbo Natale ormai entrata nella cultura popolare mondiale: il simpatico vecchione barbuto, vestito di rosso. Si trattava in realtà di una pubblicità della Coca Cola (ecco il motivo del colore rosso dell’abito!), piuttosto fortunata e longeva, visto che è stata utilizzata dal Natale del 1931 fino a quello del 1964.

In queste sue illustrazioni, Art Frahm rappresenta una società perfetta, dove tutti i personaggi, animali domestici compresi, sono al loro posto.

Meno allineati, anche se sempre ispirati da una visione ottimista, sono i suoi surreali lavoratori girovaghi, indicati negli Stati Uniti come “Hobo”. Art Frahm ne presenta un gruppo, con tanto di simpatico cagnolino, alle prese con varie situazioni in Chicago e in ambienti aperti, come spiagge e laghi. Questi Hobo, sempre sorridenti, non trasmettono certo messaggi critici nei confronti della società: ricordano i barboni fannulloni, ingenui e spensierati, del film “Miracolo a Milano” diretto da Vittorio De Sica (1951).

Art Frahm disegna una lunga serie di ritratti femminili, a partire dalle bambine, passando per le ragazze fresche e sognanti, fino alle signorine sexy ed ammiccanti, che non spiccano in modo particolare in questo settore artistico. Anzi, secondo qualche critico, i volti sarebbero il suo punto debole, visto che alle bellissime gambe corrispondono visi da bambole di plastica.

Come pubblicitario, Art Frahm lavora per la Coca Cola, per la Coppertone e per i cereali Quaker Oats.

La pubblicità della Coppertone con la bambina e il cagnolino nero che le abbassa il costume da bagno, di cui si è detto in apertura, costituisce un piccolo “giallo”. Art Frahm, infatti, ha concepito l’illustrazione per la pubblicità della Coppertone, usando la sua giovane figlia Diana come modella. Poi il disegno è stato elaborato dal suo amico e collaboratore Joyce Ballantyne, spesso indicato come l’autore.

Fra gli estimatori del genere pin-up, Art Frahm è soprattutto noto per una serie di illustrazioni che mostrano signore giovani e belle in una situazione molto imbarazzante: la caduta delle mutandine per la rottura dell’elastico di sostegno, in ambienti pubblici, alla presenza imbarazzante di testimoni e con l’impossibilità di bloccare l’indumento, perché hanno le mani occupate, quasi sempre per reggere voluminosi sacchi della spesa. Il tutto mentre un colpo di vento malandrino, uno spostamento d’aria o qualche altra circostanza fortuita, provocano il sollevamento della gonna… Queste tavole sono apparse in calendari prodotti da Joseph C. Hoover and Sons negli anni ’50.

Un sedano è quasi sempre presente nei voluminosi sacchi della spesa che, secondo l’uso statunitense, non hanno manici e che  queste “donne in difficoltà” portano in braccio.

La presenza del sedano unita alla caduta delle mutandine ha portato a definire  queste tavole di Art Frahm come “Sedano più gravità”.

Questo soggetto, vagamente feticista, è stato poi ripreso da altri artisti, come Jay Scott Pike, considerato forse superiore a Frahm per la maggiore carica erotica delle donne raffigurate, e Al Brulé.

Anche Paul Alazar ha prodotto disegni sul tema ma con spirito molto lontano da quello di Art Frahm, visto che il suo stile è molto più schematico ed essenziale e le immagini appaiono molto esplicite, di un erotismo carnale e quasi aggressivo.

Per concludere con una nota riguardante Torino, si può fare un parallelo tra le tavole “Sedano più gravità” di Art Frahm e una notizia della “Gazzetta Piemontese” di domenica 28 maggio 1871, che sotto il titolo “Badino le signore!” racconta che «Ieri in via della Provvidenza (via XX Settembre) una elegante signora perdeva quella certa strana appendice che la moda vuole che le donne si mettano là dove finiscono le reni a fare una sporgenza né bella né opportuna: un soldato raccoglieva quell'originale composto di stecche di balena e lo portava alla signora di cui vi lasciamo immaginare la confusione! Le vesti frattanto non più sostenute da quel coso le pendevano di dietro con inelegante abbandono; e quel noto coso, non sapendo dove nasconderlo, la proprietaria del medesimo era obbligata a portarlo in mano.

Poiché vogliono obbedire alla moda anche in questa brutta usanza le nostre signore, badino almeno ad assicurarsi da tale inconveniente».

Quello che il cronista chiama “coso”, è la buona grazia, o tournure, che consiste in una struttura di sostegno per mantenere le gonne sollevate nella parte posteriore lasciandole piatte sul davanti. È formata da una cinghia che cinge la vita da cui partono varie stecche di ferro o di balena semicircolari, presenti soltanto in corrispondenza della natiche, che sostengono i ricchi drappeggi posteriori degli abiti.

Vogliamo attribuire a Torino una sorta di primato anche per le imbarazzanti cadute di capi di vestiario femminili?

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Articolo pubblicato il 06/06/2017