Dopo un periodo di perdita, il settore della nautica italiana riprende la rotta
Secondo quanto risulta da una ricerca della Cna, ogni dieci imbarcazioni da diporto che solcano mari, fiumi e laghi nel mondo, una è realizzata in Italia, seconda produttrice dietro gli inavvicinabili Stati Uniti (43% del mercato internazionale).
Ma la crisi economica del 2008 ha colpito anche questo comparto del made in Italy, dinamico e innovativo.
Il fatturato complessivo della nautica italiana raggiungeva infatti i 6 miliardi mentre nel 2014 era calato a 1,7 miliardi. Dopo due anni di ripresa e di crescita si è arrivati al +11%: un risultato quasi esclusivamente dato delle esportazioni, che incidono sul fatturato complessivo per oltre il 90%. L'Italia è infatti primo esportatore mondiale della cantieristica nautica seguito da Olanda, Stati Uniti e Germania.
Questo settore include micro e piccole imprese formate da specialisti di altissima qualità, capaci di firmare il 'su misura' richiesto dal committente, alto valore aggiunto di ogni imbarcazione.
A partire dal 2009, uno tsunami ha colpito la filiera della "piccola nautica": in soli cinque anni sono state spazzate via 446 imprese e quasi 3mila lavoratori sono rimasti disoccupati. Le imprese più penalizzate sono state quelle patrimonialmente meno dotate, ovvero società di persone (-25,9%) e ditte individuali (-16,9%).
“Oggi la nautica da diporto è stata citata come esempio di eccellenza del Made in Italy nell'export negli Usa e nel mondo” ha commentato Carla Demaria, Presidente di Ucina Confindustria Nautica.
Dall'analisi emerge infatti come il prodotto barca sia unico e rappresenti una vera e propria “vetrina mobile” in grado di veicolare nel mondo una grande varietà di prodotti del BBF (Bello e Ben Fatto), come il design e lo stile del made in Italy, la tecnologia, gli arredi, gli elementi tessili e gli accessori.
Si prevede una potenziale di crescita del 20% nei prossimi 6 anni per i prodotti BBF italiani e di qui nasce la necessità di incentivare e valorizzare l'integrazione funzionale tra i cantieri e la rete dei fornitori e produttori specializzati.
Il motore di questo comparto è l'artigianalità, che va quindi tutelata, stimolata e soprattutto sostenuta. Bisognerebbe snellire le normative e semplificare i regimi amministrativi e controlli come nei Paesi concorrenti (Francia, Spagna, Croazia, Grecia).
Sarebbe inoltre vantaggioso porgere uno sguardo al potenziamento della rete infrastrutturale come porti e approdi turistici.
“In buona sostanza - conclude Demaria - vanno messe in campo politiche industriali per l'indotto della nautica, vero depositario delle competenze e del know how dell'artigianalità del prodotto. Politiche industriali non rivolte solo al mondo dei grandi cantieri, ma anche alle tante piccole e medie imprese presenti sul territorio”.
Giada Speziale
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Articolo pubblicato il 19/05/2017