Beinasco (TO) - Storia di un padre che ha perso il figlio per droga

Liliana Carbone per Civico20News

Lo hanno seguito per due ore e mezza ed erano in 160, tutti seduti e attenti ad ascoltare ogni sua parola che entrava nelle orecchie e scaldava il cuore. Loro sono gli allievi della scuola media Gobetti di Beinasco, ben sette classi che hanno affollato l’aula magna dell’istituto, lui è papà Gianpietro Ghidini, 56 anni, ex imprenditore, che tre anni e mezzo fa ha perso il figlio, l’amato Emanuele, per colpa degli effetti della droga che l’ha spinto a gettarsi in un fiume. 

Mercoledì 17 maggio questo padre, dai capelli brizzolati, occhi verdi e dal ciuffo ribelle, ha portato a ragazzi che hanno più o meno l’età di Emanuele un messaggio importante: quanto la vita sia preziosa, al punto da tenerla stretta per proteggerla dai mali della società. Che sono i social network, quando sono la rappresentazione della parte più brutta dell’uomo, quando mutano in bulli e in furbetti della scuola quei ragazzi apparentemente forti; oppure mali come il fumo, le sostanze stupefacenti, il gioco d’azzardo e la pornografia. 

 

Gianpietro, che dice di avere l’età di Emanuele nel cuore, in jeans e maglietta nera, anche oggi porta sulle spalle la giacca di cotone grigio che apparteneva a Emanuele:

 

«Dopo la morte di mio figlio ho cominciato a guardare il mondo con gli occhi dei ragazzi e mi sono reso conto che ne ho paura perché questo mondo è vuoto e fatto di apparenza e rincorse che non portano da nessuna parte. La vera loro rivoluzione è di non cadere e di insegnare a noi adulti dove ci siamo smarriti, come spiego nel mio libro “Lasciami volare”». 

 

La droga interessa solo a qualcuno, dice Gianpietro che ha anche fondato la Fondazione Ema Pesciolinorosso, dal pesce rosso che Emanuele, quando era piccolo, aveva nel suo stagno e che salvò buttandolo nel fiume ma che tragicamente venne mangiato da un’anatra.

 

«La droga è una conseguenza di un vuoto che questi ragazzi hanno dentro. La vita, che invece interessa tutti, è meravigliosa al di là del dolore, della sofferenza e delle difficoltà». 

 

Da lunedì 15 a sabato 20 maggio, Gianpietro, la sua fondazione e “Il sollievo”, l’associazione di Leinì che aiuta i bambini in difficoltà e le loro famiglie, incontreranno 4.960 ragazzi solo delle scuole del Piemonte.  

 

«Ai giovani che incontro ogni giorno, in lungo e in largo per l’Italia, io cerco di parlare con il mio cuore al loro cuore, di vita e di gioia di vivere. Dico loro che devono cercare i loro sogni, una strada per cominciare quel cammino dentro se stessi per capire così il significato profondo della vita. Con la verità e il perdono saranno per sempre liberi».

 

Quanta strada ha fatto Gianpietro:

 

«Questo è il mio 864esimo incontro e continuerò a farne fino a quando avrò vita perché io ho fatto un sogno: mi tuffavo nell’acqua e incontravo Emanuele. Da quel momento ho voluto incontrare i ragazzi d’Italia, nelle scuole, negli stadi, nei teatri delle città, ovunque». 

 

Liliana Carbone

 

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Articolo pubblicato il 19/05/2017