Svizzera - 'Ndrangheta e migranti, spunta la pista elvetica.

Operazione "Jonny" - Parte dei soldi destinati all'accoglienza in Calabria sarebbero finiti in banche svizzere secondo gli inquirenti italiani.

CATANZARO - Parte dei soldi destinati all'accoglienza dei migranti ospiti del Cara di Isola Capo Rizzuto, in Calabria, sarebbero finiti nelle banche svizzere attraverso una persona residente nella Confederazione.

È quanto ipotizzano gli inquirenti italiani nell'ambito dell'inchiesta "Jonny" che ha portato al fermo di 68 persone riguardo a possibili infiltrazioni della 'ndrangheta nel centro d'accoglienza. Un traffico di capitali che avrebbe al centro il prete don Edoardo Scordio.

Secondo quanto si legge nel provvedimento di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda), il parroco avrebbe avuto "la capacità di riciclare il danaro in Svizzera per il tramite di un fratello ivi dimorante".

Uno dei collaboratori di giustizia ha sostenuto di aver saputo che "dalla Misericordia sono 'usciti' molti capitali per contanti che sono stati consegnati al fratello del prete, che a sua volta li ha depositati in conti svizzeri".

Il sacerdote sarebbe riuscito a ottenere da esponenti delle forze dell'ordine notizie sulle indagini in corso.

Nelle intercettazioni avvenute in una barberia emerge come don Scordio "non solo ha ricevuto da parte di sicuri 'infedeli' operatori di polizia giudiziaria l'informazione che il locale era monitorato ma ha addirittura preteso, da parte di qualche carabiniere, l'ostensione delle registrazioni per catechizzare i dipendenti e/o i collaboratori della Misericordia che sparlavano di lui".

 

 

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Articolo pubblicato il 16/05/2017