Torino, il lavaggio del cervello sulle tematiche LGBT sponsorizzato dalla Regione Piemonte

Nel corso della XXX edizone del Salone del Libro, presso l'Arena Piemonte e per il secondo anno consecutivo. Voltate le spalle ai protagonisti del turismo, dell'industria e delle potenzialità del Piemonte

La consapevolezza dell'esistenza di altre realtà sociali è oramai un dato di fatto, in unsa società che vuole essere libera ed emancipata sotto diversi aspetti. Un pò per i tempi che corrono, un pò per delle regole imposte da varie istituzioni che devono essere seguite ed accettate, pena l'onta di essere un ottuso omofobo inevoluto.

Tra gay pride, diritti delle unioni civili e i mass media che quotidianamente ci bombardano con storie ed immagini che impongono un'immagine diversa della cosiddetta famiglia della Mulino Bianco, non è più un tabù parlare di unioni civili e diritti LGBT.

Tante le iniziative di regioni e comuni di grandi città, dai festival cinematografici ai gay pride passando per vari flash mob. Ma come tutte le cose è giusto e legittimo discuterne, ma diventa cosa assai diversa quando certi argomenti vengono imposti.

E' il caso della Regione Piemonte, che nel corso del XXX Salone del Libro di Torino ospiterà per il secondo anno consecutivo, presso l'Arena Piemonte una serie di incontri volti a tematiche LGBT.

In questi giorni la città è stata tappezzata da alcuni manifesti, affrancati dal logo del Comune di Torino, dove si sponsorizza la Giornata Internazionale contro l'omo-lesbo-transfobia, con lo sfondo di due mani multicolor intente a piegare delle sbarre sotto cui troneggia la scritta "liberati".

L'iniziativa è affidata al Coordinamento Torino Pride e prevede una cinque giorni di quello che sembra un mero lavaggio del cervello riguardante le tematiche LGBT,  per mezzo di personaggi del calbro della senatrice Cirinnà, dello scrittore e regista Ivan Cotroneo e della sociologa Chiara Saracena.

Il tutto è fatto nell'ottica di "utilizzare libri e cultura come veicolo di una maggior consapevolezza e attenzione ai diritti di tutte le persone, nell'ottica di constrastare qualsiasi tipo di discriminazione". Il tutto ha un sapore fortemente propagandistico che, evidentemente, poco successo deve aver riscosso nella passata edizione del Salone del Libro.

Oramai la cosiddetta società 2.0, quella del nuovo millennio, è decisamente molto più aperta e tollerante su certe tematiche. Salvo poi alcuni deprecabili casi di cronaca in cui la brutalità fine a se stessa, come nei casi della piaga sociale della violenza sulle donne, non portano a nulla.

Ma la percezione comune è che vi sia una sorta di imposizione proveniente dalle istituzioni, le quali tendono ad inculcare determinati modi di pensare od opinioni che nulla hanno a che fare con il libero arbitrio. L'accanimento è decisamente fastidioso, perchè se qualcuno si azzarda timidamente ad avanzare un'ipotesi diversa da quella proposta dallo Stato, dal Governo o dai vari organi istituzionali si viene rapidamente tacciati di omofobia, senza poter essere in grado di fare le sacrosante e dovute distinzioni.

Se un libero pensiero, diverso da quello abbracciato dall'opinione comune (fintamente perbenista) deve essere condannato senza passare dal via, significa che qualcosa non torna. Libero pensiero in libero Stato oppure libero pensiero purchè compiaccia lo Stato?

E' forse questa una silente ma insidiosa dittatura di pensiero da parte di quelle istituzioni che ci vogliono tutti a pensarla allo stesso modo senza potersi fermare ad analizzare le situazioni con la propria testa e con raziocinio?

La certezza è quella di aver sprecato una buona occasione per poter invitare i vari protagonisti del turismo, dell'industria e delle potenzialità del Piemonte dando loro uno spazio per esaltare la bellezza delle realtà di un territorio che ha molto da offrire ma che non riesce ad ottenere la visibilità che meriterebbe.


Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 13/05/2017