Versace: made in Italy tra alti e bassi

La storia di una grande casa di moda italiana e gli effetti della crisi

Tantissimi marchi di haute couture sono partiti dalle botteghe più piccole del nord e sud Italia, rientrando oggi tra i brand più ricercati, simboli di stile ed eleganza in tutto il mondo. Come ben sappiamo, il made in Italy è messo a dura prova dalla crisi economica degli ultimi anni e questa non ha risparmiato nemmeno la moda, testando persino le maison più stabili.

La storia di Gianni Versace e il suo marchio ne sono esempio.

Fin da piccolo, Gianni giocava nella bottega sartoriale della mamma, situata a Reggio Calabria, finché non è partito alla volta di Milano come designer free-lance. Il successo è stato clamoroso e così ha deciso ben presto di aprire una griffe tutta sua.

Lo stilista è stato uno dei pochi a contribuire, dalla fine degli anni ’70, a rendere Milano la capitale della moda mondiale, anche attraverso quel fenomeno delle top-model, di cui è considerato il padre: ha strappato a Parigi le modelle più belle e la ha rese delle star che hanno esportato il made in Italy nel mondo: hanno sfilato per lui e posato in gruppo per le campagne pubblicitarie firmate dai più grandi fotografi della storia come Mario Testino.

Questo aspetto, insieme alla continua collaborazione con l’arte e i personaggi più noti della musica, ha rivoluzionato il mondo della comunicazione della moda.

È stato assassinato davanti alla sua villa a Miami nel 1997 e ciò ha portato il marchio Versace ad una crisi economica, durata fino al 2004.

Dopo la sua morte, è stato nominato amministratore delegato del Gruppo Giancarlo Di Risio, che ha riorganizzato l'azienda eliminando qualche licenza e tagliando alcuni costi, riuscendo così a risolvere la situazione.

Le redini del brand sono poi passate nelle mani del fratello Santo e infine a Donatella, che ha avuto il compito di far traghettare Versace nel nuovo millennio: la medusa è stata consacrata come simbolo della casa di moda e, pur modificando i colori e i tessuti, la creatività di Gianni non è mai stata stravolta.

Nell’ottobre del 2009, con l’arrivo della crisi economica, l’amministrazione del Gruppo, preoccupata dall’andamento delle vendite, ha deciso di tagliare i costi e ridurre gli investimenti, licenziando circa 350 dipendenti a livello mondiale e chiudendo l’unica boutique Versace in tutto il Giappone.

Nei bilanci dei primi mesi del 2017, come detto in precedenza, ci sono stati dei miglioramenti a livello di export, shopping e produzione del made in Italy, ma le aziende (Versace compresa) continuano a procedere con cautela, approcciandosi il più possibile al mondo web e dei Millennials, essendo loro i primi clienti da tener d’occhio.

Questo ci dimostra che nemmeno le grandi case di moda sono al riparo dagli effetti negativi della crisi, colpendo anche la grande manifattura italiana invidiata e imitata in tutto il mondo.

Giada Speziale

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Articolo pubblicato il 12/05/2017