Torino. I Musici di Santa Pelagia presentano “L’Opera Buffa del XVIII secolo”

Sabato 20 Maggio, alle 21, “Il Maestro di scuola” al Teatro Vittoria

Subordinata in un primo tempo all’opera seria, che si basava nella maggior parte dei casi su temi mitologici e personaggi legati dalla classicità greca e latina, l’opera buffa conobbe nel giro di pochi decenni uno spettacolare sviluppo, che la portò a trionfare sui palcoscenici di tutta l’Europa e a sancire nel 1752 con la Querelle des bouffons l’indiscutibile superiorità del gusto italiano sui toni più ampollosi della tragédie lyrique francese.

La fortuna dell’opera buffa venne determinata dalla brillantezza dell’azione, dalla spassosa caratterizzazione dei personaggi e da una musica fresca e di gradevolissimo ascolto, tre qualità che nei primi decenni del XIX secolo sarebbero state portate a livelli di vertiginosa perfezione dai capolavori di Gioachino Rossini.

Questo tema di grande interesse verrà preso in esame dal critico torinese Giovanni Tasso, che ne parlerà con Maurizio Fornero giovedì 18 maggio alle 17,30 sala Fronte del Borgo – Scuola Holden, in piazza Boro Dora, 19 a Torino. La conferenza sarà a ingresso libero fino a esaurimento dei posti.

Sabato 20 maggio alle ore 21 riproporrà nel Teatro Vittoria, Via Gramsci 4 Torino, la deliziosa operina Il maestro di scuola di Georg Philipp Telemann, compositore di cui nel 2017 si celebra il 250° anniversario della scomparsa. Protagonisti di questa gradevolissima opera sono il soprano Francesca Lanza, il baritono Cristian Chiggiato, il "regista" Corrado Rolin, il Coro di Voci Bianche della Scuola Comunale di Musica di Mondovì e I Musici di Santa Pelagia.


I biglietti interi per il concerto costano 12 Euro e quelli ridotti 8 Euro.

Venerdì 19 maggio, sempre nel Teatro Vittoria, si terranno due esecuzioni riservate alle scuole. Sono ancora disponibili posti.

Si propone un commento del critico musicale Giovanni Tasso su “Il Maestro i scuola”

Nel corso del XVIII secolo alcuni letterati e compositori scrissero opere dal carattere fortemente satirico – e non di rado sarcastico e denigratorio – sui rispettivi ambienti professionali, in molti casi dando vita a lavori estremamente gradevoli.

È questo il caso, per esempio, del Teatro comico di Carlo Goldoni, nel quale vengono prese di mira le classiche macchiette teatrali come l’attore presuntuoso e la canterina da strapazzo, e Il teatro alla moda di Benedetto Marcello, nel quale il “nobile veneto dilettante di contrappunto” mise spietatamente alla berlina il mondo dell’opera dei suoi tempi, pieno di poeti e compositori ignoranti, cantanti vanitosi e volgari, impresari avidi e musicisti inetti e sempre pronti a lamentarsi di qualunque cosa.

In ambito musicale si distinsero in questo campo parecchi compositori, il più famoso dei quali è senza dubbio Domenico Cimarosa, autore dello spassoso intermezzo Il maestro di cappella e dell’opera buffa L’impresario in angustie, entrambi accolti con grande successo dal pubblico dell’ultimo scorcio del XVIII secolo.

Questi lavori si diffusero in un lampo in tutti i principali paesi europei e contribuirono ad alimentare la fama secondo la quale gli italiani altro non erano che allegri mattacchioni e maestri incontrastati della caricatura.

Un genere di successo fa sempre proseliti e tra di essi vi furono anche parecchi compositori conosciuti per il loro stile sobrio, quando non addirittura austero.

Tra di essi spicca il nome di Georg Philipp Telemann, autore oggi conosciuto soprattutto per le sue cantate sacre e le sue brillanti suites e ouvertures per orchestra. Per chi ha imparato a conoscere il compositore di Magdeburgo in queste vesti, l’intermezzo comico Der Schulmeister costituirà senza dubbio una sorpresa molto gradevole.

Nella visione di Telemann, il protagonista di questo intermezzo sembra avere tutti i difetti possibili e immaginabili, dalla pedanteria a una sostanziale ignoranza e a una spiccata propensione per il vino e il bel sesso, caratteristiche che non lo rendono di certo l’insegnante più raccomandabile.

Inoltre lo Schulmeister è affetto da una grave forma di narcisismo e da una evidente avversione nei confronti della musica delle altre nazioni.

Nel corso della sua lezione, il maestro finisce per sentirsi un divo, superiore anche a Johann Adolf Hasse e allo stesso Telemann, che in questo modo dimostra di essere in possesso di una apprezzabile autoironia, ma alla fine i suoi vaneggiamenti vengono sbeffeggiati dai suoi stessi allievi, che gli danno sonoramente dell’asino.

Con questa piccola opera di scintillante arguzia Telemann dimostra in maniera inoppugnabile che la musica barocca non è un repertorio noioso adatto a vecchi barbogi, ma una fonte di inesauribile piacere, che può conquistare il cuore anche del pubblico più giovane.

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Articolo pubblicato il 15/05/2017