La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

Un inglese e due litigiosi facchini torinesi

Il cronista giudiziario Curzio, nella sua “Rivista dei Tribunali” apparsa nella Gazzetta Piemontese” di sabato 14 settembre 1872, ci presenta in tono fortemente ironico questo turista inglese in visita alla Torino del 1872: «Un uomo lungo lungo, magro magro, con due stalattiti di barba bionda sulle gote, con un berretto di tela bianca in capo, come anticamente usavano portare gli speziali, poco dopo l’arrivo del convoglio usciva dallo scalo di Porta Nuova, portando due valigie, una per mano, un ombrello ed una canna sotto il braccio destro, un libro rilegato in tela rossa ed un pacco sotto il braccio sinistro».


Il turista inglese attira l’attenzione di due facchini di piazza, il primo di nome Giovanni Buatore e il secondo Francesco Besso, detto Bes. I due facchini, alla disperata ricerca di un cliente, si lanciano sull’inglese e gli dicono in contemporanea: «Porté, monssù?».


«Yes… une voiture», risponde l’inglese.


I due facchini, con la massima disinvoltura, si impossessano delle valigie, dell’ombrello, del bastone, del libro e del pacco, litigando fra loro e stravolgendo le parole “Yes” e “voiture” per ricondurle ai loro nomi.


«Lascia, Buator, che io porto tutto da me solo».


«No, no, porto io tutto».


«Non hai sentito che ha chiesto Bes? dunque son io che debbo fare il porto».


«Prima ha chiesto Bes, e poi quando mi vide ha chiesto me, Buator».


«Non è vero».


«È vero: l’anno scorso l’ho già servito io, è una mia pratica: mi riconosce».


«Ed io, l’ho servito quindici giorni addietro…».


«Sei un bugiardo!».


I due facchini si disputano i bagagli del viaggiatore: uno tira una valigia da una parte e l’altro la tira in senso opposto.

L’inglese, dopo aver osservato con grande flemma la scena, pronunciando a denti stretti qualche parola che i facchini non capiscono, finalmente si decide ad intervenire per recuperare le sue cose e impedirne un ulteriore maltrattamento. Tirano in tre l’impugnatura di una valigia che finisce per rompersi e così Besso cade a gambe all’aria, per rialzarsi subito e tornare all’assalto delle due valigie che Buatore regge in mano.


Scoppia un nuovo e più animato litigio. Buatore cerca di difendersi coi denti e quando Besso, bestemmiando e gesticolando, porta una mano vicino al suo viso, gli morde un dito cosi rabbiosamente che gli resta in bocca l’ultima falange.


Per il dolore Besso diventa furibondo: strappa l’ombrello da sotto il braccio del malcapitato viaggiatore, e con questo colpisce ripetutamente Buatore finché gli fa scendere sangue dal naso e da ogni parte della testa.


Buatore sviene e viene quindi portato all’ospedale.


Il nostro turista inglese getta i suoi bagagli in una vettura cittadina e ordina al cocchiere di portarlo all’albergo Feder, in via San Francesco da Paola n. 4, sul retro del palazzo Graneri della Roccia, dove noi lo lasciamo, decisamente sconcertato dal comportamento dei facchini italiani.


La scena si sposta all’ospedale, dove anche Besso è stato costretto a ricoverarsi per farsi curare il suo dito monco. Fatalità vuole che venga coricato in un letto vicino a quello di Buatore!


Per quella sera i due facchini non si riconoscono. All’indomani, Buatore, con la testa fasciata, quando si volta e vede il suo feritore, gli dice:


«Sei lì birbante, non so chi mi trattiene dal romperti il muso!».


«Aspetta che sia guarito, e poi vedrai ciò che ti farò».


«Zitti là - interviene una suora - non sentite che si raccomanda l’anima ad un agonizzante!».


I due facchini se ne stanno zitti, ma si guardano in cagnesco.


Dopo un quarto d’ora l’agonizzante cessa di vivere e viene portato nel deposito dei morti, avvolto in un lenzuolo.


«Appena sarò guarito - dice Besso a Buatore - porteranno anche te avviluppato in un lenzuolo!».


«Io andrò nel lenzuolo; intanto tu comincia a prendere questo!» e gli getta una boccettina di un medicinale.


Besso gli scaglia un altro oggetto, con tanto impeto che va a colpire un altro ammalato.


Si scatena così una battaglia a colpi di boccette e di pitali finché arrivano gli infermieri, le suore ed i medici assistenti per ristabilire l’ordine: uno dei facchini viene trasportato in altra manica dell’ospedale.


Buatore guarisce in sei giorni e Besso in venti. Quando escono dall’ospedale devono rendere conto alla giustizia delle ferite che si sono reciprocamente provocate: Buatore è condannato a due mesi di carcere e Besso a cinquanta lire di ammenda.


Un caso di “giustizia che diverte”, certamente, sia per la figura del turista inglese – che ricorda quelli disegnati dal caricaturista francese Cham (Charles Amédée de Noé, Parigi, 1818 – 1879) – sia per la scena della battaglia in ospedale. Emerge anche la difficile condizione dei due facchini, visto che arrivano a questi estremi per contendersi un cliente.

L'immagine di apertura è una figurina Liebig che rappresenta un bambino, vestito da turista inglese, che viene derubato da bambini, vestiti come "briganti italiani", secondo il modello fornito dalle stampe del romano Bartolomeo Pinelli.

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Articolo pubblicato il 07/05/2017