I due “barbudos” di via San Secondo, a Torino

Riprendono le scherzose divagazioni estive sui decori dei palazzi torinesi

Il lungo tempo di attesa dei mezzi pubblici favorisce l’osservazione dei fregi architettonici. Oggi parliamo di via San Secondo, al civico 7, dove due teste maschili barbute, una un po’ smozzicata, ornano - si fa per dire - una facciata che ha sicuramente visto tempi migliori.

Il progettista ha pensato la facciata della casa al piano terreno ispirandosi ai templi greci dell’ordine dorico: così la facciata è suddivisa da lesene col capitello, che dovrebbero ricordare le colonne, e su queste corre un fregio che alterna triglifi (formelle decorate con tre scanalature verticali) e metope, formelle che dovrebbero essere scolpite, ma in questo caso sono lisce.

Il balcone del primo piano fuori terra occupa la parte centrale della facciata ed è sovrapposto al portone di ingresso ed alla vetrina di un negozio.

Le due teste maschili barbute – in linguaggio tecnico sono dette “protomi” – sono poste al centro di una metopa, nel fregio che corre in corrispondenza di questo balcone: si trovano così al centro dell’architrave della porta e della vetrina del negozio (quella con la barba smozzicata).

Del resto della casa con la facciata priva di ornamenti, male in arnese e con ringhiere geometriche ai balconi, non c’è niente da dire.

Difficili da evidenziare, nell’ombra del balcone, i due “barbudos” scrutano ormai da molti anni le persone in attesa alla fermata del tram collocata sull’altro lato della via San Secondo.

Chi rappresentano? Per quale motivo il progettista dello stabile ha voluto inserire nel modesto decoro questi due volti maschili non mostruosi, anzi dotati di una certa aulica dignità che mantengono ancora nel degrado?

Quando ho pubblicato le foto di queste protomi maschili su Facebook, proponendo queste domande, alcuni amici hanno risposto alle mie divagazioni suggerendo interpretazioni, sicuramente esoteriche, ricordando la funzione apotropaica cioè la protezione dalle negatività e dal male ed evocando le maschere funebri, come quelle degli Atridi, nell’idea che i defunti rappresentassero gli intermediari tra i viventi e le forze negative sconosciute.

La funzione apotropaica di questi volti barbuti, che non appaiono particolarmente mostruosi, non è molto evidente. Al civico 7 bis di via San Secondo, sopra il portone è stato collocato un lupo mannaro!

Più suggestivo il paragone con le maschere degli Atridi, visto che la facciata della casa al piano terreno è ispirata ai templi greci dorici e che i volti sono incorniciati da una capigliatura riccioluta che può evocare divinità maschili dell’Olimpo come Zeus.

Per concludere con un sorriso, a proposito di “barbudos”, ricordo una barzelletta che risale al secolo scorso, quando, tra la fine  degli anni ’60 e i primi anni ’70, frequentavo il liceo. Me l’aveva raccontata un compagno di classe, oggi medico cardiologo. La riporto perché, a suo tempo, aveva riscosso un certo successo ed ora non sono riuscito a trovarla in rete.

Un napoletano arriva a Cuba e scopre che i “barbudos”, per la loro  partecipazione alla rivoluzione castrista, non pagano il tram.

Il nostro napoletano, astuto come i napoletani delle barzellette, quando sale sul tram, al bigliettaio si dichiara “barbudos!”. Il bigliettaio lo guarda e gli obietta che non ha la barba. Allora il napoletano abbassa i pantaloni e le mutande ed esclama “Servizio segreto!”.

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Articolo pubblicato il 06/05/2017