Non sono un mistero le potenzialità rappresentate dall’e-commerce, che ha nel tempo generato veri e propri colossi, in grado di “bucare” la quarta parete del mondo immateriale virtuale e “sconfinare” in quello materiale.

Al tempo stesso pare sempre più impensabile rinunciare a tale aspetto del modo di essere sul e nel mercato, se si ha una prospettiva ben più che locale.

È verso i grandi numeri, infatti, di popolazione, e quindi di utenti online, soprattutto dell’Asia, che si stanno indirizzando le strategie e-commerce.

Difatti, nel 2016 l’export digitale dei beni di consumo italiani ha toccato i 7,5 miliardi di Euro, in aumento del 24% rispetto all’anno precedente. Stando ai dati dell’Osservatorio Export della School of Management del Politecnico di Milano: abbigliamento e accessori hanno corrisposto a oltre il 60% delle esportazioni online, dirette e indirette, per un valore di circa 4,5 miliardi di Euro.

L’e-commerce è un tassello importante, per la strategia commerciale di brand e aziende italiane. Soprattutto per quelle che ambiscono al potenziamento della propria presenza oltre confine, rivolgendo un occhio ai Millennials, che hanno un rapporto continuo con la Rete.

Circa la metà delle 100 imprese italiane analizzate dalla School of Management, utilizza il canale online, per esportare i propri prodotti. Tra loro, soltanto il 15% ha adottato la multicanalità che, integrando diverse modalità di contatto tra brand e cliente, vuole annullare le barriere tra il commercio online e quello “offline”.

Il ricorso alla Rete è una strategia di chi intendere raggiungere successo globale. Alcuni numeri: in Cina circa 688 milioni di persone si connettono quotidianamente alla Rete. Una potenzialità con un mercato da 2.700 miliardi di Euro, toccati nel 2016. Destino entro la fine del 2017 assorbirà la metà del valore del mercato e-commerce mondiale business- to-consumer.

Giada Speziale