Il futuro della moda, il futuro del lavoro?

Come un’intuizione di Amazon lascia intravedere un pessimo trend per il lavoro

Amazon punta a invertire il ciclo produttivo dell'industria di abbigliamento per risparmiare sui costi di produzione, azzerare gli sprechi e incrementare il guadagno.

Il colosso del commercio on-line, infatti, dal 2015 starebbe lavorando a un brevetto per un sistema di produzione informatizzato che raccolga gli ordini e li organizzi (per posizione geografica o per i processi di assemblaggio o per materiale), affinché vengano fabbricati in modo più efficiente.

 La procedura standard delle industrie tessili vuole che prima vengano prodotti i capi d’abbigliamento e in un secondo momento avvenga la vendita vera e propria.

Ma la proposta di Amazon rivoluzionerebbe l’intero procedimento, capovolgendolo, grazie anche all’utilizzo di stampanti tessili e linee di montaggio per una produzione più veloce. 

L’industria dell’abbigliamento sta quindi per ricevere una ventata di novità? Si discute già da tempo dell’utilizzo della tecnologia della stampa 3D. Le aziende più intraprendenti stanno sperimentando questo tipo di tecnologia dalle interessanti applicazioni.

 Per esempio, con l’ausilio uno scanner, è possibile monitorare la camminata di ogni cliente, così da riprodurre direttamente in negozio una soletta di poliuretano termoplastico adatta al piede di chi dovrà indossare la scarpa. 

Una “corsa al futuro” che rischia, a nostro avviso, di far pendere ulteriormente la bilancia consumo-lavoro verso il primo, al tempo stesso riducendo gli spazi per il secondo.

 Ce lo siamo chiesti in altri contributi su queste colonne, fino a che punto si è disposti a rinunciare al lato umano del lavoro in nome dell’efficienza che la tecnologia può garantire. Questa innovazione che fa a meno del lavoro umano, o lo diminuisce, in che modo favorisce l’occupazione? 

Giada Speziale

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Articolo pubblicato il 28/04/2017