Francia, il terrorismo e la “dottrina Mitterand”

La cinica protervia di ieri e i timori di oggi

Dopo il ballottaggio che vedrà i due candidati Emmanuel Macron e Marine Le Pen a contendersi l’ultimo voto in attesa del fatidico 7 maggio, l’argomento che continuerà ad inseguire i loro timori e l’incolumità dei Francesi, si chiama terrorismo.

Poco importa se la regia e le azioni, dipendano dall’Isis, con i potenti mezzi o da cani sciolti mussulmani, oppure da ragazzi immigrati della seconda o terza generazione che percepiscono l’anelito alla  rivolta contro la civiltà occidentale.

C’è paura e, temendo il peggio come molti prevedono, continuerà la scia strisciante di terrore che perseguita i Francesi sin dall’inizio del 2015.

La Storia  tira brutti scherzi. Alla fine degli anni’70, l’Italia era insanguinata dal terrorismo estremista che si proponeva di sovvertire lo Stato e l’ordinamento democratico.

Erano gli “anni di piombo”. Il sangue correva a rivoli e non toccava solo i Palazzi del Potere (l’assassinio di Aldo Moro è emblematico), ma entrava nei luoghi di lavoro, colpendo la linea più bassa del comando aziendale.

I bersagli preferiti erano i capi squadra e di reparto della Fiat e di altre aziende del Nord, rei di fare il loro dovere e di non tollerare i pelandroni che negli anni precedenti, sotto la copertura del sindacato, prima di darsi alla clandestinità, boicottavano la produzione e compivano sabotaggi sulle linee di montaggio  ed ai beni aziendali, oltre alle violenze gratuite sulle persone.

I protagonisti di quella stagione, erano i cosi detti “compagni che sbagliano”. Alcuni di loro furono catturati, processati e condannati, quando lo Stato decise di affidare la lotta al terrorismo ad un galantuomo capace ed integerrimo che non si comportava spinto da fobie ideologiche, ma che credeva nella libertà, nella tutela del cittadino e nello stato di Diritto: il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, che chi scrive ha avuto l’onore id conoscere.

Tra i terroristi o informatori/ affiancatori diretti, sempre per restare nella nostra città che pagò un tributo di sangue e vite umane notevole, non troviamo solamente sindacalisti o dipendenti delle fabbriche.

Protagonisti di primo piano furono, il figlio di un ministro in carica, di un noto esponente di un’organizzazione datoriale, di cattedratici, oltre coloro che negli anni successivi, nonostante condanne gravi, hanno ricoperto cattedre universitarie o diretto giornali di rilevanza nazionale, ecc.

Ebbene in quel periodo, molti brigatisti cercarono rifugio oltr’alpe.

In quei lunghi anni dal 21 maggio 1981 al 17 maggio del 1995, per ben due mandati,  il presidente della repubblica Francese era il socialista Francois Mitterand.

Uomo dal passato oscuro per presunte collaborazioni con i nazisti ed il governo filo tedesco di Vichy, Mitterand passo alla Storia per essere stato il più intellettuale tra i presidenti francesi. Amico e mecenate di artisti, letterati e terroristi.

A sostegno dei poveri rifugiati italiani, condannati dai nostri tribunali e, nel disprezzo più cinico per la nostra democrazia, Mitterand fu autore  a fine del 1982 di quella che passo alla storia come “Dottrina Mitterand”.

Il presidente francese si opponeva a certi aspetti della  legislazione antiterrorismo approvata in Italia negli anni 1970 e 1980

La Dottrina Mitterrand era tesa a concedere  l’asilo politico a ricercati stranieri che in quel periodo si rifugiarono in Francia. Questa prassi era basata solo su dichiarazioni orali di Mitterrand e si poneva in contrasto con le obbligazioni internazionali della Francia derivanti dalla vigenza di svariati trattati.

Ed è stato lo stesso presidente a motivare la scelta:

“Il diritto d'asilo, essendo un contratto tra chi ne gode e la Francia che l'accoglie, è sempre stato e sempre sarà rispettato; del resto non era stato, in questa circostanza, richiesto in tempo utile. Mi rifiuto di considerare a priori come terroristi attivi e pericolosi degli uomini che sono venuti, in particolare dall'Italia, molto tempo prima che esercitassi le prerogative che mi sono proprie, e che si erano appena ritrovati qui e là, nella banlieu parigina, pentiti... a metà, di fatto ... non saprei, ma fuori dai giochi. Tra di loro, senza dubbio, una trentina di terroristi attivi e implacabili. Sono quelli che non controlliamo, nel senso che non sappiamo dove siano! Si dice che siano in Francia?”

Per poi concludere: “ La Francia è comunque un paese - non potendo dire come sarà domani - dove c'è stata un'esperienza meno sanguinosa che altrove, anche se comunque troppo sanguinosa”

Tra gli italiani che hanno beneficiato della dottrina Mitterrand si ricordano: Toni Negri (Autonomia Operaia, Potere Operaio), Cesare Battisti (Proletari Armati per il Comunismo), Paolo Persichetti (Brigate Rosse), Sergio Tornaghi, Oreste Scalzone (PO), Marina Petrella (BR); inoltre, Enrico Villimburgo e l'ex moglie Roberta Cappelli (BR), all'ergastolo per omicidio (la Cappelli è oggi architetto e delegato sindacale), Giovanni Alimonti e Maurizio Di Marzio (BR-PCC), condannati rispettivamente a 22 e 15 anni per una serie di attentati.

Enzo Calvitti (BR), condannato a 21 per tentato omicidio, Vincenzo Spanò, ritenuto uno dei leader dei Comunisti Organizzati per la Liberazione Proletaria, Massimo Carfora (COLP), condannato all'ergastolo, Giovanni Vegliacasa (Prima Linea), Walter Grecchi (AO), condannato a 14 anni per l'omicidio di un poliziotto (Antonio Custra), Paola Filippi (PAC, oggi cittadina francese e non estradabile), Gianfranco Pancino, condannato a 25 anni (medico di Autonomia Operaia, oggi ricercatore dell'Istituto Pasteur e considerato, negli ambienti scientifici francesi, uno tra i più importanti specialisti su Aids e cancro) Giorgio Pietrostefani (Lotta Continua), condannato a 22 anni di carcere assieme ad Adriano Sofri e Ovidio Bompressi per l'omicidio del commissario Calabresi.

In terra francese si troverebbero anche Simonetta Giorgieri (ca. 1955) e Carla Vendetti (ca. 1958), sospettate di contatti con le nuove Brigate Rosse.

Come si evince dalla condanne e dalla motivazioni,  oltre che dai crimini compiuti non si trattava di certo di patrioti idealisti, bensì di criminali incalliti.

Gli oppositori della dottrina sostenevano che ciò che un presidente può dire durante il suo incarico non è una fonte di diritto, e che questa dottrina non ha quindi alcun valore giuridico. I suoi fautori, da parte loro, ricordano come essa è stata applicata fino al 2002, e ritengono che l'ex presidente aveva impegnato la Repubblica con le sue parole.

I suoi sostenitori - intellettuali come Fred Vargas o Bernard-Henri Levy, organizzazioni come Verdi, la Lega dei Diritti Umani, France Libertés, Attac-France, ecc., alcune personalità del Partito socialista (PS) - si sono opposte al mancato rispetto da parte della destra al potere dopo Mitterand della famigerata  dottrina dell’ex presidente.

Questo aspetto della politica francese è stato fortemente criticato dall'Associazione Italiana Vittime del Terrorismo, che nel 2008 ha espresso il suo particolare "dolore di fronte alle conseguenze della dottrina Mitterrand e all'atteggiamento degli intellettuali francesi di sinistra".

Nell'ambito del caso Cesare Battisti, il Consiglio di Stato, massimo organo giurisdizionale amministrativo e consultivo della Repubblica francese, ha negato nel 2004 ogni validità giuridica alla cosiddetta "dottrina Mitterrand":

La dottrina Mitterrand si basava su una pretesa superiorità della legislazione francese e su una sua presunta e ipotetica maggiore aderenza alle norme e ai principi europei in materia di tutela dei diritti umani.

Ma questa visione entrò in crisi e diventò ulteriormente insostenibile in Europa, proprio dal punto di vista giuridico. Ciò accadde, tra l'altro, quando la Corte europea dei diritti dell'uomo condannò definitivamente la procedura contumaciale francese, spesso usata come impropria pietra di paragone del processo contumaciale italiano

A commento di questa dottrina, Gilles Martinet, anziano intellettuale socialista ed ex ambasciatore in Italia ha scritto: "Non potendo fare la rivoluzione nel proprio Paese, si continua a sognarla altrove. Continua a esistere il bisogno di provare a se stessi di essere sempre di sinistra e di non essersi allontanati da un ideale" .

Oggi un altro socialista alla presidenza della repubblica francese Francois Hollande, anch’egli massone come Mitterand, come s’è comportato?

Ha fatto il gendarme  ai nostri confini, rispedendo in Italia clandestini che provenivano da altre nazioni. Ha cinicamente lasciato all’addiaccio migliaia di persone che a Ventimiglia chiedevano di attraversare la Francia per recarsi nel Nord Europa.

Nel suo Paese non ha invece effettuato i controlli con la fermezza dovuta, come le cronache e le inchieste di attentati consumati o evitati hanno dimostrato.

Se la situazione non fosse seria, potremo rimanere sollevati sino a quando il terrorismo scarica la sua brutalità in terra francese e non lambisce le nostre coste.

Il problema è molto più grave, ma gli scherzi e le vendette della Storia non si devono sottovalutare.

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Articolo pubblicato il 27/04/2017