Torino. “Il 25 aprile che ancor divide”

Pubblichiamo l’ultima lettera del generale Giuseppe Perotti, medaglia d’oro al Valor Militare, fucilato il 5 aprile del 1944 al poligono del Martinetto

Sono ormai trascorsi 72 anni dal 25 aprile del 1945, data della liberazione di Milano assunta come giornata simbolica della fine dell’occupazione nazista e dell’avanzata delle truppe alleate.

Questa ricorrenza ormai dovrebbe assurgere, nelle coscienze degli italiani a solennità nazionale ed invece anche quest’anno continuano a prevalere i settarismi di coloro che come purtroppo avvenne in quei giorni fatali, si avocano l’esclusiva di interpretare il purismo resistenziale per eccellenza.

Si continua purtroppo a dimenticare che i resistenti e le vittime s’ispirarono a principi, credenze ed ideologie pluraliste.

Sono caduti milioni d’Italiani da ambo le parti, mossi da ideali in cui onestamente si identificarono. E’ stata una guerra civile, con tutte le sue illogiche barbarie.

Sono stati recentemente ripubblicati gli scritti di Enrico Martini Mauri e ci siamo associati al ricordo. Così, nei giorni scorsi abbiamo sostato davanti alla lapide che ricorda un’altra medaglia d’oro al valor militare, Edgardo Sogno.

Personaggi che dopo essersi distinti in gesti eroici, hanno intrapreso rispettabili carriere lavorative, senza pretendere prebende o incarichi politici a vita.

In questa giornata che i giovani dovrebbero conoscere per il vero significato intrinseco che riveste, pubblichiamo l’ultima toccante lettera scritta dal Generale Giuseppe Perotti il 3 aprile del 1944, poco prima di essere fucilato al poligono del Martinetto.

Il generale era un militare di carriera distintosi in gesti eroici nella prima e nella seconda guerra mondiale. Dopo l’otto settembre del1943, entrò nella Resistenza. Per le sue capacità il CLN lo nominò coordinatore del Comitato Militare Regionale Piemontese.

Arrestato nella sacrestia del duomo di Torino, ove stava per iniziare una riunione del comitato, venne processato dal Tribunale Speciale e condannato a morte.

Al momento della fucilazione comandò ai suoi compagni "Signori Ufficiali, attenti: Viva l'Italia!". Gli fu conferita la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Ricordiamo idealmente le migliaia di italiani che combatterono per un ideale e, finite le ostilità tornarono alla vita civile, contribuendo alla ricostruzione del Paese, con impegno e dedizione senza nulla rivendicare.


Torino 3 aprile 1944 ore 20

Renza mia adorata,

è la intestazione delle molte lettere che io ti ho inviato: anche questa non deve essere diversa dalle altre anche se non potrò più in questa vita farle seguito.

A differenza della grande maggioranza di noi mortali mi è dato sapere che fra poche ore morirò e ti posso assicurare che ciò non mi spaventa. Non credevo così facile adattarsi all’idea del trapasso.

Ma se penso non a me che me ne vado ma a Voi che restate, allora un supremo sconforto mi assale ed un dolore immenso per il male che vi faccio.

Non io sono la vittima ma voi che restate, voi che dovete sopportare il tremendo retaggio di una vita da affrontare senza quel piccolo aiuto che ho cercato di darvi. Io muoio, te l’ho già detto, tranquillo.

Ho coscienza di aver voluto a te, alle mie creature belle tutto il bene che il mio cuore era capace di dare e voi mi avete dato tante gioie ed un immenso desiderio sempre di avervi vicini, di godervi, di sentirvi.

Gli anni che hai passato con me sono stati per te di sacrificio, ma non era in me l’intenzione che fossero tali. Il destino ha voluto così e il destino è imperscrutabile. Bisogna accettarlo.

Io mi considero morto in guerra, perché guerra è stata la nostra. Ed in guerra la morte è un rischio comune. Non discuto se chi me l’ha data ha colpito giusto o meno: si muore in tanti ogni giorno ed i più innocentemente; io almeno ho combattuto. Prima di lasciarti devo ripeterti che sei stata per me la compagna più dolce, affettuosa, buona, intelligente che io avessi potuto sognare: mi illudo di aver sempre cercato di ricambiarti i sentimenti che suscitavi in me.

La vita per te sarà dura: se le vicende vorranno che tu possa trovate un altro aiuto accettalo per te e per i nostri figli.

Marisa è stata la mia tenerissima affettuosa figliola: troppo po- co l’ho guidata, ma non l’ho fatto per trascuratezza. Era ne mio cuore sempre ed in ogni momento col suo sorriso buono, col suo aspetto gentile. Veglierai su di lei come hai sempre fatto senza distinguerla dagli altri tuoi figli e le cercherai un buon marito.

Graziella è la mia creatura di sogno: il più puro ed incantevole fiore che abbia visto e Nanni è il meraviglioso vigneto che sboccerà rigoglioso. Iddio mi ha voluto concedere di rivederli ieri sera: mi ero illuso in quel momento che non sarebbe stata l’ultima ed anche quella fu una delle tante illusioni sva- nite della mia vita.

Anche ieri sera, come sempre, non ho saputo tenermeli vicini, non ho saputo godermeli, ed ho poi pianto disperatamente sul mio errore. Non voglio fare il bilancio della mia vita; si chiude in modo così tragico che non so come classificarla. Debbi giudicare che sono sempre stato un fallito e che l’ultimo atto ha chiuso degnamente il ciclo.

Ma d’altra parte ho sempre cercato e ne ho piena coscienza, di fare del mio meglio senza fare male a nessuno; se sono fallito nelle risultanze non è colpa delle intenzioni ma dei mezzi che hanno mancato allo scopo.

L’unico testamento spirituale che lascio a te ed ai miei figli adorati è di affrontare con se- rena sicurezza le avversità della vita adoperandosi in modo perché la propria coscienza possa sempre dire che ha fatto tutto possibile.

Se il risultato sarà buono compiacersene con modestia; se sarà cattivo trovare sempre la forza di riprendere con buona lena senza lasciarsi abbattere e senza chiamare in causa il destino. Anche le azioni che ci sono nocive hanno una loro ragione di essere e noi dobbiamo accettarle come una dura ma indispensabile necessità.- Marisa ha ormai finito i suoi studi e non ha che a continuare sotto la tua guida per farsi una buona donnina di casa.

Se però si cercherà una qualsiasi attività, musica, lingue od altro, farà certamente bene ed aggiungerà altre doti a quelle tanto pregevoli che già possiede. Ma soprattutto Marisa continui ad adorare la sua mamma ed i suoi fratellini.

Graziella è tanto brava ed intelligente che non dà preoccupazioni di sorta. Seguiterà sempre così bene anche nel futuro, studierà, sarà buona e vorrà tanto bene alla sua mamma, a Marisa ed a Nanni. Nanni, bambino piccino, troverà la volontà per studiare, per farsi onore e per proseguire negli studi senza dare preoccupazioni alla mamma ed alle sorelle.

Egli deve sentirsi già l’omino di casa, la persona che in futuro dovrà appoggiare un po’ tutto e vorrà tanto tanto bene a mammina, a Marisa, a Graziella. Non posso fare apprezzamenti circa la situazione materiale in cui ti lascio.

Il tempo futuro è in mano a Dio: può darsi però che le possibilità economiche della Nazione e la sua impostazione sociale ti permettano di poter ricavare la pensione che ti spetta perché è frutto dei soldi che ho versato in tutti questi anni della mia vita di lavoro.

Prendo congedo da voi come spero comprenderete attraverso le mie pagine mal scritte, anche perché la luce è molto scarsa, con serena tranquillità. Non ho l’impressione di andarmene per sempre, ma di allontanarmi come ho sempre fatto, di sognare in viaggio voi e la mia casa e di pensare al mio ritorno in famiglia. Sono certo che questo senso di serena fiducia mi accompagnerà fino all’ultimo momento.

Abbraccio e bacio teneramente come ho sempre fatto te, moglie mia adorata, la mia Marisa buona, la mia Graziella tanto cara, il mio Nanni graziosino e mi congedo da voi certo di rivedervi e riabbracciarvi.

Prego te, Renza, di salutare per me e prendere congedo da tutti i nostri amici e di salutare in modo particolare Romilda. Non posso fare specificazioni individuali perché temerei di omettere qualcuno. Di nuovo, creature mie, tanti tanti baci e tutti gli auguri che un cuore di padre affettuoso ed amante può for- mare per immaginarvi felici e contenti.

Ed io sono certo che vivrete felici e contenti e continuerete sempre a ricordarvi del vostro papa'.”

(Generale Giuseppe Perotti)

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Articolo pubblicato il 25/04/2017