Elezioni Francesi

Emmanuel Macron e Marine Le Pen vanno al ballottaggio. Il commento di Francesco Rossa - Direttore editoriale di "Civico20".

 

Alle ore 21,50 l’indicazione finale del ballottaggio pare abbastanza attendibile

Marine Le Pen (25,5), leader del Front National ed Emmanuel Macron (21,6)   a capo della giovane formazione En Marche, il 7 maggio si contenderanno la presidenza della repubblica francese.

L’avanzare dello spoglio potrà ancora determinare qualche piccola variazione, ma il nome dei duellanti è ormai certo.

I Francesi sono accorsi numerosi alle urne (oltre l’82,4%) accogliendo pressanti inviti provenienti anche da personalità della società civile.

Ancora una volta i partiti escono di scena. I candidati al ballottaggio non appartengono ai due partiti che sino ad oggi hanno dominato la scena politica con responsabilità governative.

Gli elettori saranno costretti a scegliere il presidente non secondo i  convincimenti politici, ma cercando di evitare quello che per loro potrebbe rappresentare il pericolo o comunque un grave rischio per il Paese.

Lo sapremo domenica 7 maggio, quando i Francesi sceglieranno definitivamente il presidente.   

La campagna elettorale a prescindere dalle date ufficiali e dalla presentazione delle candidature è stata lunghissima e sempre contrassegnata dal terrorismo islamico.

Dal gennaio 2015 (massacro della redazione del Charlie Hebdo) ad oggi, i morti sono 238. Tutti i simboli della Francia sono stati colpiti: la stampa libera e irriverente (il Charlie Hebdo), la capitale Parigi (l’attacco multiplo del novembre 2015), la festa della Repubblica (il massacro di Nizza del 14 luglio 2016), la Chiesa cattolica (la decapitazione di padre Jacques Hamel) e ora anche  le ultime giornate pre elettorali, con l’uccisione di un gendarme.

L’attentato è avvenuto in un luogo strategico e nel momento peggiore, in centro a Parigi, sotto gli occhi dei media di tutto il mondo, e a soli tre giorni dalle elezioni presidenziali francesi.

Come nei casi precedenti, stupisce la carenza nella prevenzione. La polizia è stata essa stessa bersaglio dell’attentatore. L’Isis ha rivendicato l’attacco.

La campagna elettorale, giunta al fotofinish, con undici candidati in lizza per il primo turno, si è interrotta. Tutti gli aspiranti presidenti si sono stretti attorno alla polizia con dichiarazioni accorate e, per rispetto, Fillon e la Le Pen hanno interrotto le loro tournée.

L’attentato alla polizia di ieri, per altro, segue di appena 24 ore un altro allarme: l’arresto di due probabili jihadisti a Marsiglia, il cui intento, secondo le autorità francesi, era quello di colpire “un candidato”, probabilmente il conservatore François Fillon

Il principale obiettivo del terrorismo islamico in Francia è quello di spaccare l’Europa nelle sue istituzioni e nella sua ragion d’Essere, culturali e religiose.

Sarà il risultato finale a confermarlo.

Quel che lascia François Hollande è un paese estremamente vulnerabile, con una politica sia interna che estera che dimostra l’incapacità di dare una risposta chiara a una minaccia ormai esistenziale.

I francesi, da due anni, non riescono a ripristinare uno stile di vita normale. Vivono come fossero in guerra, pur avendo un presidente eletto su un programma pacifista.

Hollande ha distrutto il Partito Socialista, il cui candidato presidenziale Hamon è risultato in coda e marginalizzato dalla nuova scena politica. Spetta al successore, chiunque sia, il non facile compito di ripristinare la fiducia e la sicurezza.

Nel prossimi giorni seguiranno le dichiarazioni dei candidati sconfitti e dei due protagonisti del voto finale. I sondaggi, nell’avvicinarsi della data fatidica, potrebbero essere maggiormente attendibili.

Il nuovo presidente, anche tenendo conto del potere effettivo che la Costituzione gli riserva, potrà influenzare seriamente la politica dell’intero continente .

Mai come in questa occasione l’elezione presidenziale assume l’importanza di un referendum pro o contro l’Europa, nel sessantesimo anniversario della sua costituzione.

Infatti Emmanuel Macron è un europeista convinto che in campagna elettorale si è sempre presentato con i simboli dell’Europa. Marine Le Pen, come noto è alfiere di un nazionalismo marcato e non intende confrontarsi con l’Europa, a difesa della supremazia francese.

Marine Le Pen era già data per favorita al primo turno (al secondo potrebbe essere  più complicato). Simbolo della campagna: il suo nome, tutto in maiuscolo sopra la parola presidente e una rosa blu tra le due parole. Come motto “Au nom du peuple”.
La signora ha così spiegato la scelta: «È molto più di un slogan, in una democrazia nulla si deve fare senza il popolo come hanno dimostrato americani ed inglesi».

Quanto alla rosa, una novità assoluta fra i simboli della destra francese, Marine l’ha definita: «Un simbolo di femminilità e ottimismo». «Alcuni, ha continuato , avranno un’interpretazione più politica, vedendo nella rosa il simbolo della sinistra e nel blu il colore della destra. Questa visione delle cose non mi dispiace, perché quello che io cerco è il luogo d’incontro di tutti i francesi, al di là degli sterili e superati steccati».

Seguiremo i prossimi sviluppi. Non c’interessano i commenti o gli auspici dei nostri politicanti da vaudeville che già da tempo si atteggiano a scimmiottare in modo particolare Marine Le Pen.

In Francia l’approccio politico non è casereccio come da noi e seguiremo direttamente la fonte delle notizie che provengono d’oltr’alpe.

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 23/04/2017