Il Turismo porta nuova vita ai piccoli centri.

Tecnologia e antichi sapere per “produrre all’ombra dei campanili cose che piacciono al mondo”

Il Centro studi turistici di Firenze ha stimato che nel turismo dei piccoli centri quasi il 50% della quota di mercato è rappresentato dai turisti stranieri alla ricerca di un’esperienza autenticamente italiana. Pertanto, dato l’aumento dell’interesse commerciale verso i piccoli borghi, il Ministero dei Beni Culturali sta realizzando un atlante digitale dei suddetti.

L’apparato informatico dovrebbe inoltre riportare informazioni in merito alle infrastrutture: cammini, ciclovie, servizi d’accoglienza e altri.

Sembra chiaro che il turismo possa essere “l’assicurazione sulla vita” per tutti quei piccoli centri e quei borghi montani sprovvisti di apparato industriale decisi a non essere ridotti a meri dormitori.

Per evitare tale deriva, lo si intuisce tra le righe del lavoro del Mibact, è necessario lavorare sull’incentivare i servizi che il territorio offre. In questo senso occorre un lavorio atto a ridurre il cuneo dei disagi tra chi abita in un comune sotto i 10 mila abitanti e chi in una grande città.

Tale prospettiva, a nostro avviso, va necessariamente affrontata; soprattutto laddove c’è il forte rischio di una spopolamento - si pensi alla montagna - e la conseguente perdita di una cultura e di un’atmosfera che, come riportano i dati fiorentini, è premiante.

Il pensiero che sottostà all’Anno dei Borghi e su cui concorsa l’Unione Nazionale Comuni, Comunità ed Enti montani con il suo Presidente Lido Riba: “Il recupero è un antidoto al consumo di nuovo territorio, ma anche all’abbandono. Non siamo abbandonologi e non guardiamo ai ruderi con contemplazione”.

Evitare l’abbandono, favorire il recupero, coniugando insieme il locale e il globale, la tradizione con la tecnologia: una sfida, sintetizzata dallo storico Carlo Cipolla con la frase “produrre all’ombra dei campanili cose che piacciono al mondo”.

Luca V. Calcagno

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Articolo pubblicato il 19/04/2017