Torino, la ballata della sindaca, con scivolata sulla Boschi

L’avvio incerto che precede il bilancio 2017

Anche per Chiara Appendino sta finendo la luna di miele con i torinesi. Sono ormai ricordi d’archivio il suo tratto gioviale nell’accarezzare bambini e pensionati alla Crocetta e Il viso raggiante mentre corre in biciletta e partecipa al gay pride.

E’ insensibile al grido di dolore pronunciato dall’arcivescovo Nosiglia che denuncia, da tempo, l’esistenza delle due città.

«La nostra città e il nostro territorio, sostiene l’arcivescovo, stanno assorbendo in pieno quella che viene chiamata “società liquida”, dove predominano la precarietà, l’individualismo, le parole e le promesse, ma pochi fatti concreti che affrontano i problemi reali della gente, invece o sottaciuti o rimandati a un domani vago e incerto ed il rischio d’implosione sociale”.


Sono scivolate invano anche le proteste dei quartieri periferici, in primis la sesta circoscrizione ove il campo rom di Via Germagnano sta inquinando Torino con i fumi nocivi pressoché quotidiani. La microdelinquenza é ossessivamente stringente, come un cappio al collo ai suoi abitanti, ce lo conferma Raffaele Petrarulo, capogruppo in circoscrizione.

I creduloni che hanno condiviso il programma elettorale di Chiara Appendino e l’hanno votata, non appena hanno cercato di far sentire una voce dissonante e porre interrogativi, sono stati rimandati con perdite.

Le convocazioni della sindaca da parte delle circoscrizioni sono andate deserte, così pure le petizioni e le raccolte di firme contro specifici aspetti.

Intanto i media nazionali stanno andando a caccia d’interviste per designare Chiara Appendino, a premier nel 2018.

Le scadenze amministrative impongono scelte precise, perché i bilanci dovrebbero essere onesti, mentre già la magistratura sta interessandosi ai bilanci farlocchi della GTT degli anni scorsi, edizione PD.

Il primo svarione la sindaca lo ha commesso concedendo licenze edilizie senza parsimonia a città commerciali e supermercati, impiegando gli oneri di urbanizzazioni nelle poste attive del bilancio della città.

Scelta doppiamente inopportuna. Dal punto di vista amministrativo, é già stato notificato al Tar del Piemonte il ricorso, presentato dai partiti di opposizione in Consiglio comunale per impugnare la delibera “Indirizzi per la redazione del Bilancio finanziario triennale 2017-2019”, che consente l’utilizzo degli oneri di urbanizzazione per pagare 36 milioni di spesa corrente.

Sotto il profilo politico, prospereranno le cittadelle delle multinazionali della grande distribuzione, mentre i piccoli commercianti, tanto corteggiati in campagna elettorale, stanno vedendo nubi minacciose all’orizzonte.

Per garantire la loro sopravvivenza, la sindaca raggiante annuncia l’estensione delle piste ciclabili nelle vie commerciali (via Madama Cristina, via Nizza e un lato di corso Matteotti chiuso al traffico), che di fatto renderanno impossibili anche i parcheggi momentanei dei clienti, con la perdita dello smercio di passaggio.

C’è poi la preconizzata chiusura del centro sino alle 18 o 19, con la morte certa del commercio.

Al colmo della disattenzione sociale, per quadrare il bilancio del dissestato Comune, la sindaca ha deciso un pacchetto d’iniziative ampiamente impopolari, con risvolti inquietanti e diretti sull’occupazione. S’inizia con la tariffa della sosta per i residenti delle ampie zone interessate dalle strisce blu. Qui, oltre all’aumento in se, si lega la misura dell’aumento al reddito del residente, confondendo platealmente il meccanismo che regola le tasse rispetto alle imposte.

Ieri pomeriggio con la latitanza della sindaca, mentre il consiglio comunale riunito cercava si mettere a fuoco il capitolo urbanistico, circa 500 persone con le organizzazioni sindacali e gruppi di varia provenienza e rappresentanza, hanno manifestato in piazza Palazzo di Città contro le temibili scelte della giunta Appendino.

I capitoli dolenti possono così riassumersi.

Dal 1 luglio sarà in scadenza l’appalto del personale esterno che opera nei Musei Risorgimento, Montagna, Diffuso, Anatomia e Lomborso. La logica di un unico contratto, era finalizzata a colmare l’assenteismo dei dipendenti e la necessità di rinforzare gli organici di qualche museo per particolari eventi.

Il progetto di Chiara Appendino prevede invece uno spezzatino di contratti distinti in capo a ogni museo, in modo da evitare compensazioni e scaricare sugli utenti e sui lavoratori le disfunzioni organizzative di quest’attività.

Ma il pezzo forte delle enunciazioni delle nuova politica grillina per la città,   riguarda il taglio delle agevolazioni Tari che comporteranno per le famiglie aumenti oscillanti tra il 25 e il 69,2%, oltre alla sensibile riduzione dei servizi estivi delle materne.

Mancano dei tutto iniziative per creare sviluppo ed occupazione, in modo particolare nel settore del turismo e della cultura.

Anche i dipendenti comunali temono il piano di riorganizzazione del lavoro, tenuto top secret, nonostante le richieste pervenute dal consiglio comunale. La voce allarmante consiste nella riduzione di 3 milioni per gli stipendi del personale.

Nei giorni scorsi 14 parroci capeggiati dall’arcivescovo Nosiglia si erano mobilitati a difesa delle scuole paritarie. Si tratta di 57 istituti che garantiscono un servizio pubblico (tale è per legge la scuola
paritaria), ad oltre 5.500 mila alunni e relative famiglie, con 500
tra docenti e personale, e coprono diritti e fabbisogni che il Comune
non riuscirebbe ad offrire ai suoi cittadini.

La minaccia incombente è rappresentata dal taglio del 25& sulla dotazione comunale in essere.

Non per niente turbata dal clima di preoccupazione che sta crescendo in città, la sindaca non ha trovato di meglio di addossare le colpe al Governo, sostenendo di pretendere 61 milioni di arretrati per compensazioni IMU- ICI.

Pronta e per certi versi intempestiva la risposta della sottosegretaria Maria Elena Boschi che chiudendo la porta in faccia alla sindaca, gli sta assicurando la solidarietà delle istituzioni culturali torinesi, che da decenni hanno rappresentato la cassa di risonanza del PD, vittime dei tagli a cascata. Si dice siano sfrontatamente propensi ad un cambio di casacca.


La polemica ha un po’ scosso i palazzi romani. In attesa dell’esito della “bataille de reines” Il Ministro Del Rio invita tutti a rifare i calcoli e a rinegoziare, così pure Sergio Chiamparino che oramai assurge al ruolo di padre putativo della sindaca.

Da fonti solitamente bene informate pare che il contenzioso con il governo possa ridursi ad una manciata di milioni, in quanto le città hanno diritto a compensazioni, ma i calcoli non sono a ancora resi pubblici, né tanto meno concordati.

Resta il vulnus delle scelte impopolari di una sindaca che è riuscita solamente a destabilizzare prassi di buon senso, senza intervenire laddove, secondo i suoi programmi avrebbe dovuto calare la scure.

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Articolo pubblicato il 04/04/2017