La difficile ricerca della stabilità per l’economia italiana

Quando i piccoli segnali non possono essere percepiti

La salute delle imprese italiane oscilla tra alti e bassi. L’ultimo rapporto, del Centro Studi di Confindustria, ha confermato le stime, per il primo trimestre di quest’anno, registrando un calo della produzione industriale, a marzo, dello 0,4%.

Questo dato negativo contrasta, almeno apparentemente, col trend, degli ultimi mesi, caratterizzato da previsioni decisamente positive, che riferivano di un possibile incremento, a febbraio, di tale parametro dell’1,3% su gennaio. L’ottimismo era generato dal balzo dell’1,1% ottenuto nel quarto trimestre del 2016, ma anche da quello dello 0,2%, del secondo sul primo, della variazione congiunturale.

Il documento ha valutato anche l’evoluzione a marzo, rispetto allo stesso periodo del 2016, degli ordini in volume e della produzione industriale al netto, però, del numero differente di giornate lavorative.

Il primo elemento ha subito un incremento del 3,9% e una crescita, anche se solo di qualche decimale (lo 0,8% a febbraio, su gennaio e lo 0,5%, a marzo, sul mese precedente) nel primo trimestre dell’anno in corso. Il secondo è aumentato, invece, a febbraio del 2,5%, giungendo però a un più modesto 1% di marzo.

Confindustria ha interpretato questi dati in un modo positivo, sostenendo che le forti oscillazioni mensili non hanno indebolito il lento percorso di ripresa, da una crisi economica devastante, grazie soprattutto all’aumento degli ordini esteri e a quello della fiducia il cui indice ha raggiunto il massimo, a 107,1 punti, dal gennaio 2008.

Gli elementi espressi, nel rapporto, sono sicuramente degni di nota in quanto generano nuovi incentivi a un mondo imprenditoriale che sta cercando di superare molte difficoltà.

La creazione di un clima di opinione positivo, caratterizzato da tali dati incoraggianti, potrebbe stimolare nuovi investimenti finalizzati a un maggiore incremento dei posti di lavoro e dell’economia.

Vi è, tuttavia, un’opinione pubblica che non percepisce questi piccoli segnali di speranza, continuando a trovare, quando va bene, occupazioni occasionali (registrate magari, a livello statistico, come diminuzione del tasso dei disoccupati) regolate da regole flessibili, che rendono difficile acquisire la sicurezza necessaria per fare progetti di vita o investimenti impegnativi.

Marco Paganelli

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Articolo pubblicato il 03/04/2017