Decibel: "Noblesse oblige" al Le Roi

Ennesimo successo per i promoter Toni Campa & Luciana De Biase, che celebrano la reunion del primo gruppo punk italiano


“Questa era la nostra musica…
Holly came from Miami FLA, Hitch-hiked her way across the USA… ascoltavamo qualcosa di diverso… Plucked her eyebrows on the way, shaved her legs and then he was a she… questo è un appuntamento con la storia, almeno con la nostra… She said, hey babe, take a walk on the wild side, said, hey honey, take a walk on the wild side…”.

Welcome back Decibel!


Le parole e le note di “Walk on the wild side” di Lou Reed, inframmezzate, quasi recitate da Enrico Ruggeri, Fender Telecaster a tracolla, introducono nella maniera più naturale i vecchi compagni di viaggio, ritrovati dopo un lungo black-out: quei compagni, Fulvio Muzio e Silvio Capeccia, “...con cui si condivideva, oltre ai banchi di scuola, anche la cantina, di solito di proprietà del batterista, dove si suonava qualcosa di diverso...”, quei compagni che insieme a lui, hanno dato vita al progetto musicale che ha rivoluzionato il modo di fare musica in casa nostra.

 

Al di là delle etichette, “punk” o “new wawe”, come preferite, i Decibel sono stati i primi a portare in Italia l’onda di quella che di lì a poco, fine anni ’70, sarebbe diventata la così detta “British Invasion”: un’onda nuova, fresca, travolgente, mai sentita prima.

Un’onda che ha rovesciato chi, come me, abituato alla musica “leggera”, orecchiabile, romantica, si è trovato improvvisamente ad ascoltare qualcosa di veramente rivoluzionario.

 

I Decibel sono stati tutto questo, per poco tempo, purtroppo.

Perchè le strade della vita, un bivio che ti si para davanti, portano a delle scelte, a volte dolorose, a volte necessarie: ma il banco di scuola, la cantina non si dimenticano facilmente.

Ed allora è bello ritrovarsi tanti anni dopo, capire che “i vecchi eroi” sono ancora tali ed è giusto, quasi doveroso celebrarli:si torna così a fare musica insieme, come si faceva nella cantina, come se il tempo si fosse fermato, anzi non fosse mai passato.

 

Ma attenzione, niente déjà-vu, niente nostalgia, nessuna reinterpretazione: il concerto dei Decibel al “Le Roi” di Toni Campa & Luciana De Biase, è stato qualcosa di quanto mai attuale, moderno e di gran classe.

Arrangiamenti tirati e molto rocchettari, una perfetta miscellanea tra vecchie e nuove canzoni, un tributo a David Bowie, “The man who sold the world”, e a Lou Reed, “Sweet Jane”, hanno trasportato il folto pubblico, direttamente a Covent Garden, nel mitico “Marquee”, locale cult della musica londinese.


Canzoni come “Il lavaggio del cervello”, “A disagio” che sembrano scritte oggi, tanto risultano attuali, e mi verrebbe da dire, purtroppo, visto che la società da quasi quarant’anni non è migliorata, semmai peggiorata; alternate a brani nuovi come “Universi paralleli” e “Gli anni del silenzio”, che ne sono la quasi ideale prosecuzione.

Brividi lungo la spina dorsale quando la band attacca “Crudele poesia”.

Platea in estasi, molto poco sabauda, “Noblesse oblige” fino ad un certo punto, intenta a cantare a squarciagola “Vivo da Re”, “Contessa” e “My my generation” che chiude lo show.


Merito dei tre “originals”, ma anche dei tre “Decibel ad honorem”, come li ha definiti lo stesso Enrico: Lorenzo Poli al basso, Massimiliano Agati alla batteria, una sezione ritmica che ha fatto tremare i pavimenti e Paolo Zanetti alle chitarre, fine cesellatore dei suoni, sia ritmico che solista.

Tre professionisti da paura, tre musicisti dalla tecnica mostruosa, perfettamente integrati nel meccanismo musicale e scenico.

 

Ora lascio la parola a Enrico, con il quale ho avuto il piacere, come sempre, di scambiare quattro chiacchiere, poco prima del concerto.

 

Enrico, a beneficio di chi non è stato “Punk prima di te”, puoi ricordare cosa sono stati Decibel, per la storia della musica italiana?

Sono stati cronologicamente il primo gruppo per il quale è stato usato in Italia la parola “punk”. Era l’autunno del 1977. I Decibel è stato un gruppo che ha pubblicato due album, il primo molto tirato, molto punkeggiante, per così dire, dal quale è nata una buona metà del rock italiano, e un secondo album, con la formazione che suonerà stasera, più raffinato, completamente diverso, con brani come “Contessa”, “Pernod”, “Vivo da Re”, a cui si è ispirata l’altra metà del rock italiano. Insomma, un gruppo importante, anche se è stato dormiente per  trentacinque anni. Ricordo che il primo album vendette molto poco, però tutti quelli che hanno comprato quel disco, hanno messo in piedi una band.

Tu all’epoca avevi vent’anni, cosa ti è rimasto di quel periodo?

Il coraggio, eravamo veramente diversi. Noi, nel 1980, andavamo a Sanremo ed era un Festival di Sanremo ancora vetusto, con tutto il rispetto perchè sono amici, ma c’erano gruppi come La bottega dell’arte, i Collage, Pupo, Toto Cutugno, la musica melodica. Và detto che noi avevamo anche il vantaggio che non c’era internet, e quindi noi andavamo a Londra e tornavamo con delle novità che qui non conosceva nesssuno.

Parafrasando un tuo programma televisivo, a un certo punto ti sei trovato davanti ad un “Bivio”: proseguire con i Decibel o intraprendere la carriera solista. Hai mai rimpianto la scelta?

Si. Per carità ho fatto tante belle cose, mi sono tolto tante soddisfazioni, però è chiaro che rimane il dubbio di cosa sarebbero stati i Decibel se avessero continuato a suonare. Però questo dubbio ce lo stiamo togliendo adesso.

Qual’è stata la molla che ha fatto rinascere la band?

Il fatto che abbiamo continuato a frequentarci nel corso degli anni, e quindi a un certo punto, quando ho voluto fare un nuovo disco con Fulvio e Silvio, mi sono accorto che loro avevano un sacco di pezzi bellissimi e quindi da quel  momento siamo tornati a fare musica insieme.

Sei soddisfatto del nuovo disco dei Decibel?

Moltissimo. E’ un disco delicato. Come ti dicevo prima, noi abbiamo fatto solo due album, ma due album importanti. Avevamo una eredità da raccogliere da noi stessi. Risentendolo alla fine, ci siamo accorti che è all’altezza degli altri due.

Non avete pensato di andare a Sanremo, per celebrare la reunion?

Carlo conti in effetti ce l’ha chiesto. Ma personalmente ci sono stato l’anno scorso in gara e due anni fa da ospite, non ho voluto diventare il prezzemolo del festival (sorride, ndr).

La scelta di tornare al Le Roi?

E’ un posto interessante, molto adatto ai Decibel. Qui si respira il calore del pubblico, con la gente a mezzo metro di distanza. Abbiamo voglia di fare un bel concerto.

Cosa fa Enrico Ruggeri dopo il tour con i Decibel?

Intanto continuiamo il tour anche quest’estate e già il problema si sposta all’autunno. Poi, devo dirti, che ho sempre navigato a vista. Non saprei, sinceramente, ma nel frattempo, una cosa che doveva durare un mese, ne durerà sei o sette. E questo è davvero un grande risultato.

Buon tour allora, a te, Fulvio e Silvio. Bentornati al Le Roi. Mi auguro di rivederti presto, con nuovi progetti.

Grazie a te. Alla prossima.

 

Le foto sono di Tina Rossi Photographer.

 

Stay Always tuned !!!

 

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Articolo pubblicato il 29/03/2017