L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Massimo Calleri: che fine hanno fatto le scuole di partito?
Giorgio Almirante ed Enrico Berlinguer

Giorgio Almirante ed Enrico Berlinguer: statisti oltre che leader della propria formazione

La lievitante disaffezione verso la politica e la sempre più scarsa frequentazione delle urne elettorali è direttamente proporzionale all’assenza delle scuole di partito, quelle che un tempo formavano il futuro candidato, a qualunque livello, istruendolo in primis con l’approfondimento nella  conoscenza della Costituzione e successivamente alla storia del partito verso il quale si orientavano per propria scelta.

Un iter formativo che scaturiva il soggetto pronto a confrontarsi con i rappresentanti di  altre formazioni doviziosi di ciò che è la dote fondamentale del candidato: il rispetto per le proprie idee ma soprattutto per quelle di chi la pensa diversamente.

Così nascevano i contrasti produttivi, quelli cioè che mettevano da parte, al momento buono, gli interessi di bandiera per concentrare l’attenzione sul bene comune, scopo del mandato ricevuto dagli elettori.

Oggi si assiste troppo spesso al reclutamento sul campo, alla scelta diffusa che premia un partito solo: quello degli yes man, di coloro cioè che vivono di vanità personale più che del mettersi in gioco per gli altri per creare le basi di un possibile proficuo cambiamento.

Ed in questa mia amara ma sincera disamina del panorama politico attuale, il mio pensiero torna indietro negli anni, nel ricordo di Enrico Berlinguer e Giorgio Almirante, statisti oltre che segretari della propria formazione, personaggi della storia che riuscivano a coalizzare l’impegno politico mettendo da parte il proprio credo per raggiungere l’obiettivo comune: il benessere del popolo o, come lo chiamano oggi, welfare. 

Nel tempo le scuole di partito hanno assunto un'altra configurazione, quella che consente di detrarre fino al 75% le spese sostenute per la per la relativa frequenza fino ad un massimo di 750 euro all’anno.

Ma si aprono anche nuove opportunità per i “corsi organizzati dai partiti” e per novelle fondazioni  create ad arte per aggirare la possibile esclusione dal finanziamento pubblico dei partiti stessi.

Gira e rigira, il fantasma del fattore economico commerciale si aggira sempre intorno a qualsiasi nuova iniziativa che tutto sviluppa meno la sua funzione predominante che è la formazione.

Non per nulla un importante esponente della sinistra ricorda come la scuola di Frattocchie sia stato il polo d’incontro per i ceti popolari, per coloro cioè che non avevano avuto la possibilità di studiare e che colà avevano la possibilità di esprimere le proprie qualità sociali confrontandosi fra loro come pure con i più famosi intellettuali del tempo.

Oggi le "scuole di politica" non hanno alcuna funzionalità organizzativa secondo chi sta raccogliendo i maggiori consensi elettorali. Gli eletti, sempre secondo un cielo trapuntato di 5 o più stelle, devono svolgere il loro mandato e realizzare il programma sul territorio “non per tenere corsi auto definiti e non concordati con la base degli iscritti”.

Questa è la prova ulteriore di come il concetto che è alla base di ogni espressione politica venga continuamente sconfessato. Oggi ancora i “grandi” partiti stanno correndo ai ripari anche per evitare figuracce televisive ed imbarazzanti esibizioni sollecitate da navigati conduttori tv o giornalisti in cerca dello scoop dissacrante e mortificante per l’oggetto delle loro attenzioni.

Sta di fatto che il ritorno al passato si dimostra ancora una volta, se non altro, imbarazzante; vuol dire che la nuova generazione politica si preoccupa più di apparire piuttosto che di essere. 

Il mio parere personale, purtroppo, non è confortante per chi crede in un repentino cambio di rotta: sono ancora troppi gli Schettino che impostano il loro futuro sul narcisismo, sulla sudditanza e sulla navigazione a vista.

 

 

       Civico20 News      

Il Direttore responsabile                                     

      Massimo Calleri                                               

 

 

 

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Articolo pubblicato il 26/03/2017