Intervista a Riccardo Marchina, giornalista e autore, in occasione della pubblicazione del suo ultimo libro

Incontro Riccardo Marchina, scrittore  pinese, giornalista del Corriere di Chieri con al suo attivo la pubblicazione di numerosi romanzi di successo.  L’incontro  è stato fissato per parlare del suo ultimo libro appena pubblicato con il titolo di “Fermata alla stazione di Portbou”.

Come nasce il tuo libro?

Si tratta di un romanzo in cui cerco di tenere fede alle credenze esoteriche di mia madre,  che si basano sulla reincarnazione. Dall’idea iniziale sono nate due storie che si intrecciano fra di loro, e rappresentano la colonna portante del romanzo anche se sono ambientate in epoche diverse. Una è ambientata ai giorni nostri, a  Torino; si tratta della vita di un ragazzo dei nostri giorni che ha una vita normalissima, ha anche una collaborazione giornalistica e l’altra storia è ambientata nella bella Epoque, fra Parigi e la Spagna. Sono due storie apparentemente separate fra loro, ma alla fine si scoprirà quale sia il legame  da cui sono collegate.

2EFOIHIl protagonista della prima storia contemporanea è un ragazzo che viene in contatto con la seconda storia attraverso un libro comprato in un negozietto di libri usati da cui si sente molto attratto. Quando comincia a leggerlo si sente quasi il protagonista del libro ed  allora queste sensazioni lo porteranno ad indagare a fondo la storia che sta leggendo sulle pagine ingiallite, perché si tratta di un vecchio tomo  con alcune parti rovinate e ingiallite.

Questo è il fulcro della vicenda, poi vi sono numerosi altri episodi che si intrecciano gli uni con gli altri. Questo ragazzo ha molti ricordi legati a numerosi viaggi che ha compiuto; la narrazione di questi è in parte autobiografica, in cui riporto sensazioni mie personali e alcuni episodi che mi sono occorsi realmente.

 Il giovane conduce  una vita apparentemente normale, ma che nasconde percezioni legate ad un passato che non conosce, il passato della sua reincarnazione.Nel racconto  compare un’altra figura emblematica fondamentale , una pittrice francese che questo ragazzo, il cui nome è Emilio, incontra per puro caso nel corso della sua attività giornalistica, e diventano subito amici. Tra i tanti dialoghi il lettore ha modo di scoprire  che questa signora, molto più anziana di lui, è una sensitiva; sarà proprio lei a spiegare molti eventi e circostanze che lui non si spiega.

Il libro è stato scritto nel 2010, era una storia a cui pensavo da tempo e ci tenevo molto a  raccontarla, ma è rimasta chiusa in un cassetto, dimenticata a lungo, tanto che ormai pensavo che non sarebbe mai stato pubblicata. Poi dall’incontro con l’attuale editore, l’ho ripresa, stravolta e riscritta con lo stile che utilizzo attualmente. Nel 2010 il mio stile era diverso da quello attuale. Sono per certi versi maturato, ora utilizzo un modo di scrivere assai più scorrevole.

Come lo definiresti il tuo lavoro?

Si tratta di una sorta di giallo, senza morto e senza assassino; è un racconto basato su sensazioni, che si regge su di un mistero e fa in modo che, anche il lettore meno attento, ne sia incuriosito, specialmente dalla fase più importante del racconto, che si svolge proprio nella stazione citata nel titolo di Portbou, l’ultima stazione francese sulla costa, prima del confine  con la Spagna.

Il protagonista della storia contemporanea si troverà lì per la sua indagine, mentre l’interprete della storia che sta leggendo muore assassinato in quella stazione, perché è una spia. Ovviamente vi sono ulteriori circostanze ed azioni che non intendo svelare, ma saranno eventi capaci di sorprendere il lettore e a cui non voglio sottrarre il piacere di scoprire quali siano le esatte dinamiche della situazione che descrivo in questo testo, scritto a due velocità.

C’è una narrazione scritta in corsivo, quella che il protagonista legge, raccontata in un libro che in realtà non esiste, anche questo è puro frutto della mia fantasia. Questa seconda narrazione ha molti aspetti legati alla mia tesi di Laurea che, in parte, riguardava la storia culturale della Spagna dei primi del novecento, il pre-franchismo, un periodo a me molto caro, assai ricco di fermenti intellettuali. E’ per questo che vengono citati nel mio racconto personaggi come il re che fu mandato a Roma, Alfonso XIII, personaggi letterari importanti come Miguel de Unamuno, Antonio Machado entrambi scrittori di rilievo della Spagna di quegli anni. Viene citato anche Eduardo Marquina, che ricorda il nome di mio figlio; questi è stato un altro degli scrittori di quel periodo, meno famoso perché si legò alla dittatura di Franco, fino a diventarne l’intellettuale  ed è curioso, almeno per me, che ogni città in Spagna ha una piazza o una via dedicata a questo personaggio.

Che programmi hai per il futuro?

lòàlpòHo ancora nel cassetto diversi scritti; attualmente sto aspettando di vedere se sarà pubblicato un altro romanzo ambientato nelle periferie di Torino; tratta di tematiche giovanili in cui, come capita nella realtà sono presenti alcuni episodi assai feroci. Sto lavorando ad un'idea molto particolare, di cui però preferisco non parlare ora, ma mi riservo di farlo alla prossima intervista, convinto che sarà un argomento assai intrigante che spero piaccia a lettori”.        

La lettura del testo scorre veloce; nel romanzo non mancano i riferimenti alla città di Torino in cui si svolge per lo più l'azione. Il lettore viene accompagnato in edifici ben conosciuti agli amanti delle carta stampata, luoghi ormai presenti in tutte le città, nel caso del racconto di Marchina il Piemonte artistico, tempio della buona arte.

Ancora i richiami al lago di Avigliana ed ai suoi tramonti, utilizzato come sfondo spacciato per paesaggio marino dall'intraprendente Silvia. Nel libro, essendo ambientato in Torino e dintorni, non poteva mancare un accenno alla di­mensione più misteriosa della nostra vita. La tematica del contatto con il mondo invisibile è ben disegnata dall'autore, da sempre sensibile a questi affascinanti argomenti, ben ra­dicati nella città in cui si svolge la storia.

Le citazioni relati­ve ai Gamahes, all'Alchimia ed al contatto medianico, denotano una rara conoscenza ed una profondità di pensie­ro non comune, difficilmente rintracciabili negli scrittori contemporanei. Questo non mancherà di sorprendere il lettore, che potrà prendere spunto per approfondire le te­matiche citate ed inoltre, avanzando nella lettura, potrà sco­prire che il libro ne contiene un altro. Un libro nel libro. E' una intrigante sorpresa, un testo che Emilio, il protagoni­sta,  scopre, legge e ne viene influenzato.

Da questo ha origine una serie di azioni con un meccanismo che richia­ma quanto avviene nella dimensione onirica, un altro mistero della nostra vita affrontato con grande delicatezza da Marchina, ma che emerge deciso nelle pagine del romanzo, accompagnando il lettore nell'attraversamento di varchi mentali che gli permettono di seguire l'interpre­te nei suoi spostamenti dalla vita reale a quella del sogno sognato ad occhi aperti, in una dimensione ricreata dalle pagine che Emilio sta leggendo, pagine la cui lettura è capace di isolarlo dall'ambiente in cui si trova.

Atteggia­mento questo che fa infuriare la sua compagna, e che ben conosce chi si trova accanto a chi, rapito dalla magia di un testo che lo appassiona, viene ad essere lontano dalla di­mensione abituale, riuscendo ad unirsi agli attori di una storia e condividerne le vicende. E' esattamente quel che si rischia con il romanzo di Marchina, abile nell'avvincere il lettore con la descrizione dei suoi personaggi e degli ambienti in cui si trovano a vivere le loro vicende terrene, tratteggiati dallo scrittore con perizia tale da coinvolgere a fondo il lettore e di riuscire a condurlo a vivere, sia pure temporaneamente,in un mondo caratterizzato dalla possibilità di poter sperimentare ancora altre stagioni ed esperienze.

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Articolo pubblicato il 24/03/2017