“Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia”. Appuntamento con l’arte degli anni Venti a Forlì (FC)
Ritratto di Wally Toscanini, Alberto Martini, 1925

Fino al 18 giugno sarà possibile ammirare una ricca e importante collezione di oltre trecento pezzi in mostra per entrare nel rutilante mondo del gusto Déco

Evento imperdibile per gli appassionati d’arte novecentesca, la mostra apertasi lo scorso febbraio Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia, vale sicuramente un viaggio nel capoluogo romagnolo Forlì, dove sarà ospitata fino al 18 giugno.

Figlia naturale del Liberty, declinazione italiana dell’internazionale Art Nouveau, e profondamente influenzata dalle Avanguardie, l’Art Déco raggiunse in Italia esiti altissimi, coinvolgendo artisti di fama mondiale e andando a proseguire il processo che vide il nostro paese tra i protagonisti assoluti della scena artistica del Novecento.

Il termine Art Déco, o più semplicemente Déco, deriva da un’abbreviazione riferita all’Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriel Modernes tenutasi a Parigi nel 1925, che entrò in uso come definizione di uno stile e un gusto unitario, seppur eclettico, che si sviluppò negli anni tra le due guerre.

Déco è quindi tutto ciò che ricalca lo spirito estetico di un mondo alla ricerca della modernità, della mondanità e del lusso, e che può quindi definire ogni risultato che si profili nelle arti “maggiori” come in quelle “minori”, le arti decorative.

L’idea della produzione industriale dell’oggetto artistico, l’utilizzo di nuovi materiali, il superamento di alcuni dei tratti distintivi del Liberty in favore del mito futuristico della macchina, di geometrie lineari che richiamano le novità architettoniche, le nuove metropoli e i progressi della tecnologia sono i punti fermi di una stagione artistica relativamente breve ma che fruttò in esiti straordinari.

Proprio le arti decorative, o applicate, ceramiche, tessuti, arredi, oggetti d’arte prodotti (anche industrialmente) per un contesto domestico o decorativo, sono le grandi protagoniste della mostra di Forlì. E’ possibile ammirare gli oltre trecento pezzi esposti nell’affascinante cornice del monumentale complesso dei Musei di San Domenico, ex convento di origine medievale restaurato nel centro storico, già teatro negli anni passati di importanti esposizioni sul Liberty e sul Novecento.

Alle sculture di Adolfo Wildt, Arturo Martini, Libero Andreotti e Sirio Tofanari sono affiancate opere dei maestri faentini Domenico Rambelli, Pietro Melandri e Francesco Nonni; tra i dipinti esposti, troviamo Felice Casorati, Alberto Martini, Luigi Bonazza, Anselmo Bucci e Ubaldo Oppi, insieme ad alcune opere della modernità mondana di Tamara de Lempicka.

Grande rilievo hanno le meravigliose ceramiche Richard-Ginori disegnate dall’architetto Giò Ponti, specie la serie “le mie donne”, insieme ad altre opere di importanti maestri ceramisti come Guido Andlovitz e Galileo Chini.

Trovano spazio anche diversi esemplari di arazzi, come quelli klimtiani di Vittorio Zecchin o quelli del secondo futurismo di Fortunato Depero.

E ancora, progetti architettonici di sapore americano, riviste di arredamento dell’epoca, arredi e tappezzerie, manifesti pubblicitari, bambole Lenci e altro ancora.

Una sezione dedicata agli abiti da sera farà sognare le signore di feste alla Grande Gatsby, mentre ogni visitatore dovrà resistere alla tentazione di guidare la Isotta Fraschini appartenuta a Gabriele D’Annunzio, trasportata qui per l’occasione dal Vittoriale degli Italiani.

Il moderno linguaggio artistico dei roaring Twenties, i ruggenti anni Venti, rivive grazie all’esposizione di capolavori artistici e oggetti di uso se non comune, domestico per i fortunati (aristocratici ma sempre più borghesi) il cui gusto definì ciò che noi oggi chiamiamo Art Déco. La mostra, organizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con il Comune, offre un’ampia ed esaustiva panoramica con pezzi di altissimo pregio e rilevanza storico-artistica, ed è un piacevolissimo viaggio in una splendida pagina del nostro passato.

Le spaziose sale espositive rendono la visita gradevolmente fruibile; unico neo, alcune sculture e molte ceramiche che necessiterebbero di una visione a 360 gradi sono collocate in modo da poterne ammirare solo tre lati, e con opere così squisite è davvero un peccato.

 

Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia

Musei San Domenico, piazza Guido da Montefeltro 12, Forlì (FC)

Telefono 199 151134

Per maggiori informazioni, visitare il sito www.mostrefondazioneforli.it

 

 

Per informazioni sugli orari di visita, i biglietti e le visite guidate: www.mostrefondazioneforli.it/it/menu_servizio/informazioni

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Articolo pubblicato il 22/03/2017