In Olanda la schiena dritta di Rutte ha avuto la meglio sulla prepotenza della Turchia.

Il risultato finale delle Elezioni ed il successo del premier, lo confermano.

Ormai è certa la vittoria del primo ministro Olandese. Gli elettori che hanno superato l’82%, premiano la fermezza con la quale ha sfidato il fanatismo di Erdogan, fedele interprete dell’anelito della libertà che da sempre caratterizza il popolo olandese.

Il partito sovranista di Geert Wlders,  conquista ulteriori 4 seggi e si conferma  al secondo posto; i verdi di sinistra dovrebbero quadruplicare i seggi, mentre crollano i laburisti.

Libertà significa dignità, rispetto della persona ed orgoglio di un popolo.

Questo voto non  ha contraddetto la Storia e nel valutare ancora le ultime vicende, ci pare purtroppo di abitare in un Paese lontano anni luce, ove il rispetto per il cittadino e la dignità sono sentimenti e valori da sempre calpestati dai nostri pusillanimi governanti, timorosi nel difendere i diritti degli italiani a causa della loro apparente prosopopea che maschera invece la pochezza delle idee e l’assenza di carisma.

In un momento cruciale per il futuro dell’Europa, gli Olandesi, seppur critici nei confronti dell’Istituzione europea che è così lontana, dopo 60 anni dallo spirito che animava i suoi padri fondatori, con il voto, hanno inteso evitare il paventano abbandono.

In caso di vittoria dei populisti guidati da Geert Wilders, secondo alcuni analisti, l’Olanda avrebbe potuto dire addio a ogni sogno di unione politica europea, visto che sarebbe stato il secondo fatale colpo al vacillante castello comunitario, dopo quello inferto dalla Brexit.

Una Brexit che , peraltro, sta avendo ripercussioni anche all’interno della stessa Gran Bretagna, in considerazione delle nuove rivendicazioni indipendentiste della Scozia, da sempre europeista e smaniosa di affrancarsi in qualche modo da Londra.

Ma la cultura olandese è profondamente diversa da quella britannica. E’ ancora solida la naturale propensione a integrare e a integrarsi con il mondo esterno.

Giova ricordare, come evidenziato da Rondo Cameron nella sua “Storia economica del mondo”, che in passato “le scelte economiche olandesi furono molto differenti da quelle degli stati-nazione”, grazie a una struttura di governo già all’avanguardia, profondamente diversa dalle tante monarchie assolute di cui era cosparsa l’Europa, e a un’economia profondamente dipendente “dal commercio internazionale”.

Quella che venne definita come la “prodigiosa ascesa dei Paesi Bassi”, dunque, si basava su una politica economica necessariamente aperta all’esterno.

Una superiorità commerciale conseguente a un sistema sviluppato di esportazione dei propri prodotti e a un efficientissimo trasporto di merci altrui. Via mare, questo popolo si è rivelato imbattibile, grazie a una oligarchia mercantile illuminata, che aveva compreso, ben prima di chiunque altro, quanto il libero scambio fosse necessario per produrre ricchezza .

Del resto, dall’Olanda proviene il trattato Mare liberum, capolavoro del 1600 del filosofo giusnaturalista Grozio, preso a riferimento nell’ambito del diritto internazionale.

Un titolo che mostra chiaramente l’interesse olandese verso la libertà politica ed economica, applicata in ogni campo e in ogni dove, tranne che, per la verità, nelle proprie colonie, come evidenziato dai rivali inglesi che però a riguardo non erano da meno.

Da questa impostazione emerse una divisione delle funzioni di tipo geopolitico: Amsterdam era ed è il centro finanziario e Rotterdam quello commerciale. Quest’ultima è dotata, ancora oggi, del porto più grande del mondo,  il più trafficato dopo le emergenti Singapore e Shangai.

La Capitale olandese è uno dei principali centri finanziari del Vecchio continente e “l’emporio mondiale” di oro, argento e diamanti.

Tutto questo grazie a una filosofia di vita profondamente aperta, sicuramente di impostazione utilitaristica, che ha contraddistinto un centro così piccolo a ergersi bastione della lotta a favore di ogni forma di libertà.

Oggi, come allora, il discorso si ripropone. Il populista Geert Wilders, ha basato la sua politica andando contro gli stessi cardini del sistema olandese, rappresentati invece dal primo ministro Mark Rutte, il quale, con il partito liberale VVD, ha ben governato in questi anni, tanto da essere stato premiato alle elezioni del 2010 con un sensibile aumento dei consensi.

Oggi, i Paesi Bassi sono una delle potenze economiche europee, quinti a livello mondiale per livello di competitività, secondo il Global Competitiveness Report 2015-2016.

Pochi paesi sono capaci di generare la stessa ricchezza all’interno dell’area Euro: solo Lussemburgo e Irlanda hanno un PIL pro capite più alto.

Prodotto Interno Lordo che, negli ultimi anni, è cresciuto più in Olanda che negli altri paesi dell’Eurozona, grazie a una politica economica liberale brillante, incentrata su importanti investimenti nei settori strategici (energetico, tecnologico, logistico e agricolo) e sugli sgravi fiscali.

Wilders, non potendo contestare il successo della politica economica di Rutte, ha focalizzato il suo appeal sul timore, per certi versi indubbiamente fondato, che l’integralismo islamico possa stravolgere la sicurezza e la cultura del suo popolo.

Ma anche qui, il Governo olandese ha dimostrato la sua fermezza, così come ha dato l’esempio, a tutto il Vecchio Continente, di come non si debba aver paura di prendere di petto i Paesi che non rispettano le regole di libertà su cui si regge il Regno.

Il divieto al comizio in Olanda che il ministro turco Cavusoglu avrebbe voluto tenere a favore dell’antidemocratica riforma costituzionale adottata in gennaio in Turchia e oggetto di referendum popolare, così come la fermezza con cui Rutte ha risposto agli attacchi di Erdogan, dimostra come in Olanda sia applicato quanto ben esposto dal filosofo Karl Popper: “La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi”.

Il consenso tributato a Wilders servirà indubbiamente come stimolo, ma il popolo olandese potrà contare, nella difesa delle proprie prerogative, sulla coerenza e sulla fermezza dei liberali del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia.

Non si deve allora disperare sul fatto che l’Olanda, terra dei diritti e delle libertà, continui a essere un faro delle politiche liberali in Europa, come si può ancora credere fermamente che il sogno della nascita degli Stati Uniti dell’Europa dei popoli e dei diritti possa compiersi su queste basi, lontane dalla virata burocratica, dallo statalismo deteriore e dall’appiattimento dei valori individuali, vessillo delle sinistre.

I nostri sedicenti governati dovrebbero trarre esempio dalla ultime vicende che hanno interessato l’Olanda.

Introdurre coraggiose riforme liberali, stimolare l’imprenditorialità del cittadino e porsi nei confronti dell’Europa con spirito dialettico e non rinunciatario, invece di essere sudditi del complesso della loro nullità.

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Articolo pubblicato il 16/03/2017