Cronache criminali del passato

L’8 marzo 1862, in Francia, a Montluel è ghigliottinato il serial killer Martin Dumollard

Attenzione: questo testo contiene descrizioni e immagini forti, che potrebbero urtare la sensibilità di qualche Lettore!


 

Martin Dumollard è figlio di un criminale ungherese, giustiziato a Padova dalle truppe austro-ungariche nel 1814, e di Marie-Josephte Rey, della Savoia. Nasce il 21 aprile 1810 a Tramoyes, nella regione francese dell’Ain, dove i genitori si sono installati. Muore ghigliottinato, l’8 marzo 1862 a Montluel, sempre nell’Ain.


Questo brutale contadino è noto negli annali del crimine per avere aggredito ed assassinato varie donne che lavoravano come domestiche:  si tratta di un serial killer, conosciuto come “l’uccisore delle serve”.


Dumollard, che abita a Dagneux, abborda le sue future vittime a Lione: dice di essere incaricato dal suo padrone di cercare una nuova domestica e propone alle donne un allettante posto di lavoro, con un buon stipendio, purché si trasferiscano nella vicina regione della Côtière de l’Ain. Convinte, le domestiche lo seguono e, durante le loro peregrinazioni a piedi, Dumollard le aggredisce: gli inquirenti accertano dodici di queste aggressioni,  avvenute tra il 1855 e il 1861, fino a quella di Marie Pichon, il 28 maggio 1861.


Dumollard l’ha abbordata sul ponte del Guillotière, a Lione, e le ha proposto un buon posto di lavoro a Dagneux, con stipendio di 250 franchi all’anno. Marie accetta l’offerta, mette le sue masserizie in un baule e accompagna Dumollard col treno fino a Montluel, dove arrivano in tarda serata. Iniziano poi una marcia a piedi nei boschi, verso le alture di Dagneux. Dumollard aggredisce Marie e cerca di strangolarla con un laccio con nodo scorsoio, ma lei riesce a sfuggirgli e corre fino a rifugiarsi nella fattoria di un certo Joly, a Balan.


Si inizia a sospettare di Dumollard, bracconiere che vive a Dagneux con la moglie, in una casetta isolata, nel bosco. Viene arrestato, come pure Marie-Anne Martinet, sua moglie e complice, che ricetta gli effetti personali delle domestiche uccise, o anche soltanto derubate, per usarli o per rivenderli.


L’inchiesta condotta dal giudice Genod de Trévoux alla fine può accertare soltanto dodici aggressioni, tre con uccisione della vittima. Le aggressioni sono estremamente violente, come conferma quella di Marie-Eulalie Bussod, avvenuta il 26 febbraio 1861: dopo essere stata privata dei suoi vestiti, è stata ferita alla testa e violentata, prima di essere sepolta ancora viva.


Non emergono aggressioni tra il 1855 e il 1859, Dumollard  parla di una vittima che ha portato dalle parti di Vénissieux, nel 1856 o nel 1857, poi ritratta. Il corpo di una giovane donna viene ritrovato in quella località che è ribattezzata «La donna morta».  


È opinione diffusa e condivisa che le vittime siano molto più numerose (circa sessanta!) ma Dumollard non vuole confessare:  sostiene di avere soltanto procurato alcune donne alla banda degli “uomini barbuti del Rodano” che le violentavano e le uccidevano, poi lui recuperava i loro vestiti per darli alla moglie.  Soltanto una piccola parte degli effetti personali trovati nella sua casa (giarrettiere, calze, sottogonne, fazzoletti, merletti, scialli, berretti, abiti, ecc.) sono ricollegabili ai dodici casi messi in luce.


Il processo ai due coniugi si svolge dal 29 gennaio al 1° febbraio 1862 a Bourg-en-Bresse. Davanti al palazzo di giustizia si raccoglie una folla di 4.000-5.000 persone. Accorrono i giornalisti di una dozzina di periodici.


Martin Dumollard è condannato a morte e sua moglie a vent’anni di lavori forzati. Morirà nella prigione di Auberive, in Haute-Marne, nel 1875.


Dopo la sua condanna a morte del 1° febbraio 1862, Dumollard nella prigione di Bourg-en-Bresse riceve la visita del suo avvocato, Lardière, dell’abate Béroud, vicario e cappellano delle prigioni di Bourg-en-Bresse, e quella di Monsignor di Langalerie, vescovo di Belley che tenta di ottenere, senza successo, il suo pentimento.


Il 27 febbraio 1862, Dumollard apprende che il suo ricorso in Cassazione è stato respinto il giorno precedente. Lo informano anche del modo di esecuzione, la ghigliottina, annuncio al quale avrebbe reagito dicendo: “Preferisco questo che essere squartato come mio padre, tirato dai cavalli in tutte le direzioni”.


Il 7 marzo 1862, la ghigliottina, depositata provvisoriamente  a Bourg-en-Bresse, è portata a Montluel per essere installata in place Bourgeat. Lo stesso giorno, l’abate Béroud ottiene che il condannato condivida il suo ultimo pasto con sua moglie. Dumollard ascolta con indifferenza le esortazioni del cappellano.


Alle dieci e mezza della sera, è portato verso Montluel in una vettura a cavalli della gendarmeria, accompagnata dall’abate Béroud. La vettura arriva a Montluel l’8 marzo verso le quattro del mattino, attesa da una folla chiassosa, molto numerosa malgrado l’ora mattiniera. Poiché la prigione di Montluel è in cattivo stato, Dumollard è condotto, per la preparazione che precede l’esecuzione, nella sala del consiglio comunale. Qui l’aspetta il giudice di pace Simonnet che cerca, invano, di cavargli qualche confessione. “Sono innocente – risponde lui, imperturbabile – pago al posto degli altri”.


Dumollard beve un caffè, poi l’ultimo bicchiere del condannato, un bicchiere di Madera.


Alle sei e quarantacinque, gli propongono di usare la vettura a cavalli per andare al patibolo, distante 150 metri, cosa che rifiuta. Accompagnato dall’abate Béroud e dal curato Carrel e dall’esecutore di giustizia, davanti ad una folla di 5.000 persone, Dumollard si avvicina a piedi fino alla piazza Bourgeat (attuale piazza Carnot) dove è installato il patibolo. Dopo essere salito, Dumollard raccomanda a un gendarme di ricordare alla moglie che una loro vicina di casa doveva loro 27 franchi meno un soldo!


Altre fonti riferiscono che Dumollard abbia accettato di inginocchiarsi e di baciare il crocifisso che gli viene presentato. “L’uccisore delle serve” è giustiziato alle sette del mattino.


I giudici della Cassazione hanno evidenziato l’aspetto più inquietante di tutta la vicenda: la negligenza e l’ignavia delle autorità locali (guardie campestri, giudici di pace, sindaci) che non hanno mai svolto indagini dopo le denunce delle donne sfuggite all’aggressione. Dumollard ha così potuto agire per vari anni, sempre con lo stesso modus operandi!


Questo episodio criminale ha avuto un grande eco in Francia, dove è spesso considerato come il primo caso contemporaneo di serial killer. Dumollard è ricordato ne “I Miserabili” di Victor Hugo.


Fonte delle immagini : guillotine.cultureforum.net

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Articolo pubblicato il 08/03/2017