La Moda del futuro è eco-sostenibile

L’alta moda fa i conti con i Millennials: vogliono cose senza sensi di colpa

La nuova strada del lusso è lastricata non solo di buone invenzioni, ma anche di intuizioni che vanno sempre più nella direzione della responsabilità sociale. Infatti, la sostenibilità non riguarda solo le scelte animaliste, ma si amplia ad ambiti ben più vasti.

Tutti i passaggi, dal design alla scelta dei materiali, dalla produzione alla distribuzione dei prodotti, devono avere il minor impatto ambientale possibile.

“Penso che i consumatori di oggi siano più coscienti nel vestire, nel mangiare e nel lifestyle in generale. Come designer voglio creare oggetti belli e lussuosi, ma allo stesso tempo etici e responsabili: non sacrificherei mai i miei principi” sottolinea la londinese Stella McCartney, una tra le prime stiliste, che ha creduto in una moda ecologica.

Nulla delle sue collezioni è di origine animale; perfino la seta è ricavata attraverso un procedimento che evita di cuocere i bachi ancora vivi.

I designer più sostenibile del mondo si radunano nella Fashion Week. Nel 2014 il 13% dei consumatori dei beni di lusso ha citato propria la sostenibilità come valore fondamentale nelle decisioni di acquisto.

“Il made in Italy è il più pulito di tutti. Abbiamo una produttività composta da aziende medie o piccole, quasi tutte a conduzione familiare ed è quindi facile che i produttori controllino personalmente le fabbriche, per mantenere inalterato l’ecosistema” dice con orgoglio Carlo Capasa, Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana.

Un marchio di lusso oggi deve tener conto di tutti i passaggi dalla filiera al prodotto finito, cercando di non compromettere la “brand reputation”, molto più importante dell’estetica. Giorgio Armani, ad esempio, ha da poco detto addio alle pellicce animali: “Il progresso tecnologico ci permette di avere a disposizione valide alternative che rendono inutile il ricorso a pratiche crudeli nei confronti degli animali”.

Quello della sostenibilità è un concetto che deve essere applicato in tutti i vari compartimenti del settore, compreso il fast fashion cioè i brand low-cost che offrono i trend del momento a prezzi accessibili a tutti.

La responsabilità di un’industria pulita deve però diventare impegno non solo delle case produttrici, ma anche di ogni singolo consumatore.


Giada Speziale

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Articolo pubblicato il 03/03/2017