Torino - Asili notturni, nuove povertà: la storia di Antonio

Liliana Carbone per Civico20News

E’ bastato un incidente sul lavoro e tutta la sua vita è cambiata, ha preso un’altra strada, la via della disperazione e del disorientamento totale, quella che viene chiamata “via del non ritorno”. E’ la storia di un uomo di 50 anni, che chiamiamo Antonio per proteggere la sua privacy.

La sua è una delle tante storie che bussano alle porte degli Asili Notturni Umberto I di Torino, di uomini e di donne, di famiglie e di bambini che, purtroppo, oggi più di ieri è più facile incontrare per le strade. Al centro di ascolto psicologico di via Ormea 119, una cinquantina di loro ogni anno raccontano al dottor Marco Cauda della “nuova povertà” che bussa alla porta di casa senza nessun preavviso. Chiedono un aiuto perché hanno perso tutto.

“Antonio – spiega il dottor Cauda - è un esempio di quegli uomini e di quelle donne “inadatte” o “disorientate” che, nella disgrazia in cui sono precipitati all’improvviso, non sanno più chi sono, non osano chiedere e non sanno a chi chiedere e si trovano su quella che chiamo “via del non ritorno”.

Sono in tanti, chiedono un aiuto psicologico e sono 50 ogni anno.

“Hanno bisogno di un lavoro, di mangiare, di un letto per dormire o chiedono la borsa di plastica che contiene un pranzo da consumare in strada – spiega Cauda che aggiunge:

"Sono i “nuovi poveri” e sono un esercito. Ma Antonio è la storia che racconta che può esistere anche un lieto fine”.

Antonio per colpa di un incidente sul lavoro è stato licenziato e non gli viene nemmeno riconosciuto il danno subito. Da quel momento è una discesa a capo fitto: perde la moglie che ama, i suoi figli e pure un tetto sulla testa. La sua macchina diventa la sua casa.

Una disgrazia la sua, uno schiaffo potente in pieno viso dal quale non riesce a risvegliarsi. Un giorno però accade qualcosa di speciale.

Antonio incontra per caso una sua compagna di banco delle scuole elementari: da quel momento lentamente qualcosa comincia a cambiare.

Si costruisce attorno a lui una rete “amicale” in grado di fargli rivedere e riconoscere le sue caratteristiche di lavoratore e ancor prima di uomo con una sua identità e una sua dignità.

Antonio ricambia l’affetto e l’amicizia dei vecchi compagni di scuola con piccoli lavoretti, come aggiustare la presa elettrica, fare la spesa, preparare da mangiare. Poco per volta, per lui comincia la strada del ritorno.

Nell’arco di un anno Antonio vede cambiare la sua vita: è circondato da chi gli vuole bene e anche su lavoro arrivano i primi segnali positivi: un posto succede l’altro, fino a quando diventa responsabile di un settore d’azienda e ottiene un contratto a tempo indeterminato.   

 

Liliana Carbone

 

 

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Articolo pubblicato il 20/02/2017