La vitalità della periferia

Contro la dispersione di un patrimonio umano, storico e artistico

A dispetto degli spazi continentali degli Stati Uniti, ampiezze che hanno contribuito alla costruzione e successiva esportazione, di quell’immaginario, l’Italia è piccola. Pare una banalità, eppure basta guardare alla nuova Città metropolitana, che, sostituendo la Provincia, appiattisce specificità locali sotto un’etichetta urbana.

Senza vena polemica, ma come più volte ha fatto notare Marco Margrita, Direttore della testata 2006PIU’ Magazine cui affidiamo le nostre opinioni e riflessioni, il disequilibrio fra il centro e la periferia si “apprezza” nell’elezione del Sindaco della Città metropolitana. Carica che viene eletta da un milione di cittadini, quelli di Torino, ma che ne amministrerà circa due, quelli dell’area.

Da questo osservatorio “ai margini”, la Val Susa, costellato da tanti piccoli centri – non usiamo a caso questo vocabolo – manteniamo la capacità di distinguere e di soppesare. Osserviamo tante piccole e medie realtà, imprenditoriali, comunali e culturali dotate di attrattiva, nonostante – siamo ironici – la marginalità rispetto al Capoluogo.

Come in un frattale, a nostro avviso, lo schema si ripete man mano fino alla scala nazionale. Ci rendiamo conto del sommergersi di un tesoro di umanità, storia, arte e cultura, affidato a un apprezzabile, ma disordinato, dinamismo. Su cui grava, purtroppo, la “spada di Damocle” di una ripresa comunque stentata.

Occorre un sapiente editore che raccolga tutti questi frammenti di Umanità in un buon libro. Fuor di metafora, bisogna avere il coraggio di scegliere l’opzione del gruppo, della sinergia e del coro – in cui la singola voce va rinforzandosi – per indirizzare gli sforzi verso un traguardo comune.

Luca V. Calcagno

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Articolo pubblicato il 13/02/2017