Torino. Piemonte Stato “ Giù le mani dall’Egizio”

Domenica 12 febbraio dalla 15 alle 18, presidio in piazza Carignano

L’allarme era già scattato l’anno scorso, poi tutto è tornato in silenzio. A fine gennaio è stata diffusa la notizia della prossima cessione di reperti ospitati nei magazzini del Museo Egizio, per un lungo periodo (si dice 30 anni) ad un Museo di Catania.

La Direzione dell’Egizio pone l’accento su reperti che non sarebbero mai stati esposti, ma ciò non basta a dissipare l’allarme di molti torinesi amanti di questa secolare istituzione che continua donare lustro alla città.

Il Movimento identitario Piemonte Stato che già aveva denunciato le intenzioni del Museo Egizio, portate avanti con il tacito accordo della Regione Piemonte e della città di Torino, scende nuovamente in piazza per sensibilizzare torinesi e i numerosi visitatori del museo.

“Domenica 12 febbraio, ci precisa Sonia Turinetti, presidente di Piemonte Stato, torneremo in piazza Carignano dalle 15:00 alle 18:00 per un presidio contro lo spostamento di migliaia di reperti dal Museo Egizio alla volta di Catania.

Oltre che per una questione di orgoglio cittadino e di mancata mutualità (sembra che “in cambio” non ci sia niente), prosegue la presidente, riteniamo che, come già proponevamo l’anno scorso, sarebbe stato molto più utile, per pubblicizzare la città al mondo intero, usare questi reperti per mostre itineranti nei musei più importanti del globo.

Questo, data la rilevanza del materiale e dell’importanza della capitale sabauda nell’egittologia a livello mondiale, avrebbe contribuito a consolidare e aumentare la nuova (ma ormai nemmeno più tanto) vocazione turistica della nostra amata Turin con un (affatto da non sottovalutare, specialmente in questo periodo) ritorno economico non indifferente”.

I nervi sono scoperti e non da oggi. A Torino, com’è ormai arcinoto, sono nate moltissime e importati attività industriali ed iniziative di carattere scientifico e culturale. Nel corso degli anni, si è però prodotto un lento depauperamento a vantaggio di altre località italiane ed oggi, gran parte della crisi occupazione, dipende anche da questo fenomeno, accondisceso, nei fatti  dalla passività dagli enti locali.

Se anche il patrimonio culturale e museale dovesse seguire il pessimo e deleterio esempio, sarebbe la fine di Torino.

“Ricordiamo, conclude inoltre Sonia Turinetti, che la Presidente Christillin ed il direttore Greco non sono i proprietari, ma semplicemente gli amministratori della Fondazione, che dovrebbe essere considerata un bene della città in quanto il Museo fu fondato, è bene ricordarlo, in epoca pre-unitaria. Pertanto nasce torinese, sabaudo e piemontese e tale deve restare in ogni sua parte”.

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Articolo pubblicato il 11/02/2017