Moda italiana e Franca Sozzani:La fine di un ciclo?

Con la scomparsa della direttrice di Vogue Italia la moda si ritrova orfana e comandata da buyer, influencer e dall’e-commerce. Ma è il momento che il sistema trovi una guida

Dal 22 al 27 febbraio durante “Milano Moda Donna” verranno presentate 174 collezioni di abbigliamento e accessori per l’autunno-inverno 2017-2018. Questa però, sarà un’edizione molto particolare, che aprirà nel segno di Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia, mancata prematuramente pochi giorni prima di Natale, e che verrà ricordata in una messa in Duomo il 22 febbraio.

L’addio della storica direttrice non ha solo creato un vuoto nella direzione, ma sancisce la fine di un ciclo per la moda italiana.

Il vero potere negli ultimi 30 anni si era concentrato in una struttura piramidale formata da brand, giornalisti di moda, agenzie di PR e buyer e in punta a essa sedeva proprio la Sozzani.

Sotto le sue direttive, Vogue Italia è diventato un luogo di riflessione creativa e sociale che da una parte lanciava personaggi, mentre dall’altra trattava argomenti come l’inclusione razziale e i disastri ambientali. Una sua attenzione positiva bastava per aprire la strada all’apprezzamento dei buyer e al successo commerciale.

Attorno a lei si sono riunite le più potenti Pr milanesi, che mettevano in contatto gli stilisti emergenti con le stylist, che scelgono quali marchi vanno sul giornale e il tutto veniva ripagato con una visibilità che attraverso i mensili portava direttamente alle sfilate e infine ai buyer. Gran parte della crescita del Made in Italy si deve a queste figure poco note.

Tutto questo oggi è un modello in gran parte superato: infatti i buyer stranieri hanno assunto un ruolo quasi fondamentale e i giornalisti sono stati affiancati da migliaia di influencer che dettano tendenza sui social network, come Instagram.

Le aziende di oggi possono e devono parlare direttamente ai clienti tramite eventi, i propri siti o spazi e-commerce che stanno diventando sempre più importanti. A causa di questo fenomeno la città di Milano rischia però di restare indietro. Si può infatti parlare dell’altra faccia della medaglia del sistema Sozzani: ha reso grande la moda italiana, ma ha rappresentato una sorta di tappo e proprio per questo motivo non si vedono eredi all’altezza di Giorgio Armani o Gianni Versace.

Per restare sulla cresta dell’onda la moda italiana dovrà quindi trovare una nuova “leadership”: tra i candidati ci sono il mondo Pitti e Gaetano Marzotto, la Camera della Moda guidata da Carlo Capasa e la nuova Vogue Italia, capitanata dal neo-direttore Emanuele Ferrari.


Giada Speziale

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Articolo pubblicato il 10/02/2017