Disoccupazione giovanile in crescita

La tristi conseguenze di scelte legislative inappropriate e controproducenti

I dati dell’Istat sulla disoccupazione giovanile fotografano una realtà allarmante: la politica da “siamo usciti dalla crisi” e le misure, come il Job Act, si sono rivelate non così decisive rispetto a com’erano state narrate. Preoccupa che i giovani facciano fatica ad entrare nel mondo del lavoro, almeno senza scendere a foschi compromessi, come il lavoro nero; un gioco che poi vale la candela? La quota dei giovani in cerca di lavoro si attesta al 40,1%. Non si registrava un tasso così elevato di persone tra i 15 e i 24 anni alla ricerca di un impiego dal giugno 2015. In totale il numero di persone senza lavoro ha superato l’imponente cifra di tre milioni.

D’altro canto si riscontrano diversi ambiti lavorativi in cui le aziende con fatica trovano personale. I settori più esposti riguardano il comparto agricolo, infatti sono aumentati gli studenti che si iscrivono alla Facoltà di Agraria; le persone da impiegare nell’ambito della ristorazione nel campo artistico, come sceneggiatori, attori, registi, direttori artistici e scenografi; e in quello sanitario (infermieri, logopedisti, fisioterapisti e direttori sanitari).

È correlato alla rinnovato interesse verso questi ambiti lavorativi la loro capacità di ridefinire l’immagine di loro stessi, nel verso dell’innovazione economica e sociale. Gli sforzi in questa direzione non riusciranno a farsi volano economico se non guidati da una logica di apertura agli investimenti, pubblici e privati, insieme a politiche, soprattutto fiscali, favorevoli.

Marco Paganelli

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Articolo pubblicato il 08/02/2017