Turchia - maxi retata anti-terrorismo, 445 arresti.

Un'operazione gigantesca scattata simultaneamente in molte città tra cui la capitale Ankara.

ANKARA - Centinaia di persone sono finite in carcere in Turchia ieri a seguito di una maxi retata contro il terrorismo e contro lo Stato Islamico. Un'operazione gigantesca scattata simultaneamente in molte città tra cui la capitale Ankara, la più estesa contro presunti esponenti dell'Isis dal sanguinoso attacco di Capodanno che nella discoteca Reina di Istanbul fece 39 morti e fu rivendicata dai jihadisti.

Secondo le informazioni rese note dall'agenzia di stampa governativa Anadolu, 445 persone sospettate di aver legami con l'Isis e, in particolare, di voler organizzare attentati nel Paese, sono state arrestate da poliziotti dell'antiterrorismo che hanno compiuto raid in tutte le più importanti località turche, comprese Istanbul e Gaziantep, quest'ultima vicina al confine con la Siria e con una forte presenza di jihadisti.

Ad Ankara gli arrestati sono stati 60, in gran parte stranieri. Sono stati presi in quattro diversi quartieri - riferisce la Anadolu - ma le loro nazionalità non sono state svelate. L'operazione più vasta ha riguardato la provincia sud-orientale di Sanliurfa: qui la polizia ha portato via più di cento sospetti terroristi e ha sequestrato materiale collegato ai miliziani dello Stato Islamico. Nessuna indicazione è stata fornita sull'identità degli arrestati e sul tipo di materiale rinvenuto.

Nella città costiera di Smirne (nord-ovest) sono nove le persone finite in manette. Secondo la polizia, erano andate più volte in Siria e stavano preparando un attentato proprio in questa località di quasi tre milioni di abitanti situata sulla costa del Mar Egeo. Infine, l'ultima cifra resa di dominio pubblico parla di 18 arrestati a Istanbul e nella vicina provincia nord-occidentale di Kocaeli.

Sempre secondo l'Anadolu, nelle prigioni turche sono finiti anche dieci minorenni stranieri che potrebbero essere espulsi.

Le autorità non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito alle accuse contestate agli arrestati ma hanno fatto trapelare il sospetto di "attività" nelle aree di conflitto e di "reclutamento" di combattenti per l'Isis attraverso la propaganda sui social media.

L'anno scorso la Turchia è stata teatro di molti attacchi terroristici rivendicati dall'Isis, soprattutto dopo il fallito colpo di Stato dal quale il presidente Recep Tayyp Erdogan ha tratto l'opportunità per rafforzare sempre di più il suo potere. Nel contempo Ankara è impegnata nella lotta armata contro i miliziani dello Stato Islamico in Iraq e in Siria a fianco della coalizione internazionale a guida Usa, e con ciò da mesi giustifica migliaia di arresti, epurazioni e licenziamenti di oppositori, intellettuali o semplici critici, accusati dalle autorità di far parte della rete 'gulenista' considerata ispiratrice del fallito golpe.

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Articolo pubblicato il 06/02/2017