Reinventarsi senza perdere la propria identità

L’esempio del marchio Gucci nei suoi 90 anni di storia

Non molto tempo su queste colonne digitali abbiamo guardato con interesse alle vicende di un’azienda la cui storia si è intrecciata con quella d’Italia, la FIAT, ora Fca.

Avevamo posto in evidenza il rapporto tra lo sviluppo dell’impresa degli Agnelli e il territorio, abbandonandoci nelle conclusioni alla perplessità di fronte ai lidi olandesi e statunitensi. Ci pareva che l’identità venisse in qualche modo messa in secondo piano, quando crediamo, invece, che essa sia parte integrante del marchio e vada senza dubbio reinventata, ma senza prescinderne.

Il marchio Gucci rappresenta come il piccolo sogno di un artigiano fiorentino sia diventato un grande impero che ancora oggi domina il mondo della moda.

Come ben sappiamo tale settore è guidato dai grandi marchi italiani, che portano in tutto il mondo non solo il lusso e il fascino per l’estetica, ma soprattutto una grande tradizione. Infatti questi brand, partiti da semplici botteghe, oggi dettano legge in fatto di stile ed eleganza. Un grande esempio è quello della casa “Gucci” e della storia che porta con sé.

Nel 1921, il signor Guccio Gucci, che già possedeva un piccolo negozio di valigeria nella città di Firenze, decide di fondare un’azienda specializzata in prodotti di pelletteria. Il suo obiettivo è semplice: unire il gusto raffinato della nobilita inglese (conosciuta mentre lavorava in un noto hotel di Londra) alla maestria degli artigiani italiani. In pochi anni, il marchio ottiene una grande notorietà e iniziano ad arrivare clienti da ogni dove alla ricerca di borse e accessori ispirati al mondo equestre.

Durante il periodo fascista, Gucci incontra non poche difficoltà nel reperire materiali provenienti dall’estero e seguendo il motto “la necessità è la madre delle invenzioni” inizia a sperimentare materiali atipici come canapa, lino e iuta. Una delle più geniali innovazioni dei suoi artigiani è brunire delle canne per creare il manico di una borsa, che ben presto diverrà una delle icone del brand. Nasce il simbolo della maison, il nastro a trama verde-rosso-verde, che riprende il tradizionale sottopancia della sella.

Tra gli anni 60 e 70 inizia l’espansione verso l’estero, con l’apertura di boutique a New York, Londra, Tokyo e Hong Kong. Le star internazionali iniziano ad interessarsi al marchio tanto da richiedere stampe e accessori personalizzati, rendendolo sempre più lussuoso, grazie anche alla grande qualità dell’artigianato italiano.

Fino ad oggi si sono susseguiti molti direttori creativi che, secondo la loro visione, hanno modificato i “pezzi” icona della maison, rendendola sempre al passo coi tempi e raggiungendo la notorietà mondiale.

In quasi 90 anni di storia Gucci ha costruito un vero e proprio impero basato su alcuni criteri fondamentali tra i quali la qualità e l’artigianalità e proprio grazie al “made in Italy” si è guadagnata un ruolo di “trendsetting” nel campo della moda.

La realtà rappresentata da Gucci, può essere fonte di ispirazione per le imprese di moda di oggi: è fondamentale infatti fare fronte alla crisi seguendo un criterio di resilienza, ovvero la capacità di adattarsi nonostante le difficoltà ed essere in grado di reinventarsi senza modificare la propria identità.

Giada Speziale

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Articolo pubblicato il 01/02/2017