"ALT" - Il Tour

Domani il cantiere viaggiante di Fonopoli conclude il suo viaggio per l'Italia e il Carrozzone ritorna alla base

E’ l’anno delle consacrazioni alla carriera. Sono tanti gli artisti che nel 2016 hanno festeggiato cinquant’anni di attività. Del resto, è la generazione che lo impone, quella battezzata “cantautorale” e che ha resistito all’elettronica, all’ house, ai talent ed al rap.

Quella generazione che ha iniziato negli anni sessanta a parlare ed interagire con il pubblico, quella che ha fatto la rivoluzione a suon di musica e poesia. Portatori di ideali, cantastorie del nostro tempo.

Tra loro ci sono stati i cantautori cosiddetti “impegnati”, che parlavano alla politica, quelli che parlavano al sociale, quelli che parlavano al cuore. Ma uno solo racchiudeva e racchiude tutt’oggi  l’essenza di tutto.

Il 2016 ci ha offerto a piene mani tanta musica, tanti concerti che volevano essere il riassunto di una vita artistica, la consacrazione, appunto, di un’esistenza dedicata alla musica.

E abbiamo davvero goduto di spettacoli indimenticabili. Tour dopo tour, grandi artisti ci hanno offerto il meglio di loro, ma “Alt”... E’ il tour dei tour del 2016, e non me ne vogliano i Pooh. E vi dico perchè.

Non vi racconterò musicalmente il concerto, per una volta voglio puntare il riflettore dell’attenzione al suo significato.

“Alt” parte dall’Arena di Verona, con un concerto che porta il nome di “Arenà” (personalmente trovo originale da paura l’allusione)  e continua via via in tutte le città di Italia.

Ma che differenza enorme tra Arenà e lo spettacolo portato in giro nei Palasport, partendo dalla scenografia, arrivando alla scaletta dei brani, passando per le emozioni.

Lui si racconta, ma si reinventa ogni volta, sempre unico e nuovo ad ogni data del Tour. Uno spettacolo diverso per ogni singola città, per ogni singola data, per ogni singola esibizione. L’unico che riesce a sorprendere ad ogni entrata in scena. Ospiti che si alternano sul palco, mai gli stessi.

Mentre a Verona la scenografia  è una sorta di altoparlante gigante, basata sul gioco di grandi schermi, nei palasport è un unico grande cantiere al lavoro, molto più scarno e modesto.

Questo mi stupisce, poichè mi aspetto tendoni e palchi a scomparsa, come di consuetudine. Ma c’è sempre un motivo, nulla è un caso.

E’ il Re dell’allegoria, aspetto di capire.

E la risposta non tarda a venire.

Brani su brani si snocciolano lungo la scaletta, alternata da qualche monologo, ma soprattutto dalla storia di un aspirante artista, raccontata a “puntate” , abilmente interpretata da Luca Giacomelli Ferrarini, e dalla gradita partecipazione di ospiti d’onore, tutto amabilmente e magistralmente sottolineato dalla straordinaria presenza dei cori de I Neri per Caso.

E’ Fonopoli che prende vita sotto gli occhi di chi tanto l’ha bramata, di chi ha dedicato la sua vita a questo favoloso progetto che tanto ha sofferto, un progetto che è diventato realtà, malgrado tre sindaci e tanta ostilità.

Lui era solo un ragazzino quando ha immaginato questa grande città della musica e dell’arte, espressa sotto ogni sua forma, ed oggi ha oltrepassato la soglia dei sessant’anni quel ragazzo riccioluto che con le zeppe e i brillantini, girava l’Italia in autostop per raccontarsi e raccontarci.

E in mezzo ad un cantiere, lui si presenta con una tuta glitterata  e luccicante. Semplicemente geniale. Solo lui: il metalmeccanico della poesia. 

L’uomo che ha fatto la rivoluzione del sesso, nel pieno di un’epoca che va dalla fine del boom economico agli anni dell’ edonismo reganiano, sconcertando tutta una società perbenista, incravattata dal bigottismo.

Lui che ha sfidato le leggi statiche della politica che assegnava un posto a tutti, catalogando i cuori in rigorose gerarchie, ritorna invitando alla Rivoluzione, e lo fa da un balconcino nel cuore di Roma, e si ripropone dai solchi del vinile al palco, cinquant’anni dopo...solo lui.

Un talento precoce, cocciuto, testardo, determinato, sfrontato e insolente. I like it. E non si smentisce neanche oggi, quando dal palco si incazza da Torino alla Puglia, perchè qualcosa non va, al punto da stravolgere la scaletta dei brani oppure restare in silenzio, rinunciando ai suoi monologhi tanto attesi dal pubblico. E i “like” aumentano, perchè solo chi è “vero” ha il coraggio delle idee e di manifestarle.

Lui è così: genuino e puro. Una sola faccia per un solo cuore, un solo pensiero. Da sempre e per sempre.

E a quanto pare è piaciuto e continua a piacere a tanti, visto che il palasport raccoglie famiglie composte da minimo tre generazioni. Solo lui.

Guardo il pubblico presente e mi vengono i brividi perchè sono tutti lì, composti e in attesa, come fermi nel tempo, perchè sembra che il tempo li abbia scalfiti solo sul volto, lasciando qualche ruga qua e là, ma sono sempre gli stessi volti, accompagnati da visi più giovani, i figli, i nipoti, i pronipoti. E ci sono anche io, come sempre, da sempre, per sempre.

Molti di noi c’erano già sotto il tendone blu, quando arrivava in piazza, e lo diciamo con vanto e onore. Già... anche il tendone... che idea unica e straordinaria, portare la musica in giro con  un carrozzone e riunirci tutti sotto una coperta di cielo. Anche qui, unico e solo. Mai nessuno prima o dopo di lui.

E ve lo ricordate il “Fantastico 3” di Rai Uno nel lontano 1982? Un ospite fisso che nell’arco di un amen sfonda gli share e costringe gli organizzatori a creare una costola del programma, dedicato solo a lui.

Lui che poi li molla a metà percorso, offeso dalle censure e dai tagli, manda praticamente affanculo la RAI, che durante la puntata finale si collega in diretta con il suo concerto di Milano, mentre lui esegue "Morire qui".

Cinquant’anni passati tra provocazioni, grandi lotte, lunghe introspezioni e tanta autoironia. Tutto rigorosamente dal vivo, tutto rigorasamente condiviso alla luce del sole. Un artista che non ha mai sottolineato il confine tra la sua artisticità e la sua privacy. Del resto, non gli è stato concesso. Orde di sorcini hanno sempre voyerizzato la sua vita, pretendendo di farne parte. E lui ci ha lasciato fare, come fossimo davvero una sola unica grande famiglia di fuori di testa, ma con un cuore e una coscienza.

Ancora unico in questo, ancora solo lui.

Tutto quello che poi c’è ancora da dire su questo istrionico personaggio, l’ho già scritto in occasione della Mostra allestita al testaccio e che vi invito a rileggere http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=14971

Quindi torniamo ad oggi.

Tra gli ospiti del Tour, a sorpresa, Sal Da Vinci, una delle voci più belle del panorama napoletano. Il suo nuovo album è frutto di una loro intensa collaborazione. Ed anche questa presenza ha un senso nel filo logico dello spettacolo, “...amico che voli, richiudi le ali...” (tributo al grande Eduardo De Crescenzo), ma lo capiremo solo più tardi, quando arriva il discorso che non avrei, non avremmo mai voluto sentire.

Nel bel mezzo dello show, lui esce e con grande malinconia e risolutezza comincia a parlare dell’importanza dei giovani, di quanto siano un bene prezioso, la nostra ricchezza, anche e soprattutto artisticamente parlando.  “E’ ora di farsi da parte e lasciare lo spazio ai giovani” .

Lo capisco io e lo capiamo in molti, dove vuole andare a parare. Molto (poco) velatamente e con l’amore e il tatto che solo un padre sa usare, ci sta forse dicendo che qualcosa cambierà? E’ una sorta di addio?

“Non dimenticarti di me io sono stato il tuo re che bella favola era”

Sono sicuro che lui sarà sempre presente, continuerà a fare quello che sa fare meglio, ma forse lo farà diversamente, sostenendo, promuovendo la musica, sua compagna di sempre.

“Capita purtroppo che il mondo intorno a te non è piu quello e allora non ci si innamora piu come facesti tu mia cara”

 

E lui? Lo vedremo ancora impegnato in tour infiniti?  Solo lui ha la risposta. E sappiamo bene che è sempre il più bravo a stupirci.

“Dalla musica, complicità,  la forza e la pazzia stretti in un anima sola,non fu una fatalità trovarsi tutti là ma una ricchezza infinita. Noi lo stesso dna e il nostro sogno va in scena”

Si, sarà così. DEVE essere così, perchè non siamo ancora pronti a farne senza.

Abbiamo ancora bisogno di urlare al cielo ”ma che uomo sei, se non prendi un barattolo di vernice insieme a me e ricominciamo a dipingere questo mondo così grigio, così stanco...”

...continuate voi.

E lui sarà ancora lì a dirci “non dimenticatemi eh!!!”

A proposito... “lui”...chi è...???

Ciao Nì.

 

Stay always tuned !!!

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Articolo pubblicato il 28/01/2017