Felice Casorati

Paola Meliga traccia la biografia di questo artista torinese d’adozione e ne analizza il quadro intitolato “Gli scolari”

Sottopongo molto volentieri ai Lettori di “Civico20News” questo scritto della signora Paola Meliga (m.j.).


 

Vorrei saper proclamare la dolcezza di fissare sulla tela le anime estatiche e ferme, le cose immobili e mute, gli sguardi lunghi, i pensieri profondi e limpidi, la vita di gioia e non di vertigine, la vita di dolore e non di affanno”.


 

Felice Maria Fortunato Casorati nasce a Novara il 4 dicembre 1883, figlio di un ufficiale dell’esercito, in una famiglia di solide tradizioni culturali che annoverava matematici e scienziati.


Il mestiere del padre lo costringe ad un lungo vagabondare per l’Italia, dandogli così la possibilità di una formazione ampia: Verona, Milano, Reggio Emilia, Sassari, Padova, Napoli, finché Torino, al termine della I guerra Mondiale, non diverrà la città di elezione per la vita.


Appassionato di musica, scopre la pittura solo verso i diciotto anni quando, in seguito ad una malattia è costretto a passare un mese in campagna senza l’adorato pianoforte e suo padre, pittore dilettante, per consolarlo gli regala una grande scatola di colori.



Le sue prime opere sono paesaggi (“Paesaggio padovano”, 1902) e ritratti della madre e delle sorelle. Nel frattempo per compiacere il padre studia giurisprudenza, laureandosi nel 1907. Non eserciterà mai la professione, perché quello stesso anno ottiene la consacrazione come artista. 


Ove la giuria della Biennale di Venezia accoglie il suo “Ritratto della sorella Elvira”; Casorati entra così di diritto fra i pittori di fama. Ma è solo nel 1910 quando partecipa alla IX Biennale, che quell’anno dedica una grande sala a Gustav Klimt con l’esposizione di 22 bellissimi quadri, che il giovane pittore evolve il suo stile verso la linearità decorativa dei suoi lavori successivi, evidentemente influenzato dalla Secessione Viennese.


Gli anni dall’Otto all’Undici è a Napoli dove rimane colpito e influenzato dalle opere di Brueghel il Vecchio (ove dipinge il quadro “Le vecchie” 1909).



Le influenze della Secessione (“Signorine” 1912) si aggiungono, assieme a certe influenze dell’Art Nouveau alla ricerca di una guida pittorica personale originale.


Gli anni tra il 1915 e il 1917 vedono una pausa pittorica, in quanto viene chiamato alle armi nella I Guerra Mondiale. Inoltre il 1917 accade un evento che segnerà Casorati:  la tragica morte del padre, caduto malamente per le scale, e il conseguente dovere di provvedere alla famiglia, che si trasferisce a Torino.


Nel capoluogo piemontese stringe rapporti di amicizia con Piero Gobetti aderendo nel 1922 al gruppo della “Rivoluzione Liberale”.


Gobetti individua come costante della pittura casoratiana una “dominante passione antidecadente”. Il sodalizio con Gobetti varrà al Casorati anche un assaggio del carcere fascista, esperienza che lo renderà molto prudente, ma mai, allineato  alla cultura celebrativa di regime. Anzi, Casorati combatte con coerenza, per tutta la vita, una doppia battaglia culturale: una per l’indipendenza originale della propria arte, una per la difesa dei germi di novità che si manifestavano nel campo della pittura, osteggiati in ogni modo dall’ufficialità. Suo il merito di essere stato anche organizzatore di cultura avveduto e lungimirante, organizzando mostre torinesi  che promuovevano pittori anche lontani dal suo percorso, del calibro di Fontana, Burri e Licini, De Chirico, Carrà, Primo Conti, Carlo Levi e Viani.



A Torino nel 1921 Casorati aprirà una scuola di pittura per giovani artisti, un’esperienza completamente nuova e lontana da ogni forma didattica d’accademia.


Nel 1929 espone alla mostra “Casorati fra i discepoli”, insieme ai suoi allievi: accompagnata da un testo di Giacomo Debenedetti in cui sono ricordati, appunto tra gli allievi Nella Marchesini, Daphne Maugham, Albino Galvano ed altri.


Nel 1930 sposa Daupne Maugham che frequentava la sua scuola; fu pittore anche il figlio Francesco. Nel 1925  fu tra i fondatori della Società di Belle Arti Antonio Fontanesi, allo scopo di promuovere mostre di artisti italiani e stranieri dell’Ottocento e contemporanei.


Intorno agli anni Trenta il suo lavoro subisce un’ulteriore evoluzione assumendo quella compostezza nitida e straniata che è stata definita “realistico-metafisica”, mentre il colore si arricchisce di tonalità più calde e contrastate.
Caratteristica anche l’atmosfera sospesa e misteriosa delle scene, creata da una fermezza cristallina dell’immagine, da una forte staticità delle figure, dai loro atteggiamenti espressivi e dalla profondità delle luci,che penetrano anche nelle zone in ombra.


Casorati stesso rivela i caratteri tecnici della sua pittura : “Dipingo con colori che io stempero con la glicerina e che poi tingo e velo con la cera trasparente. La superficie del dipinto prende un aspetto nuovo... e la colorazione si può avanzare fino ai toni robustissimi senza perdere la chiarezza e la freschezza”.


I riconoscimenti all’arte di Felice Casorati non mancano; alla fine degli anni Trenta vince il premio per la pittura alla Biennale di Venezia, riceve il Premio Carnegie a Pittsburg nel 1937, “Grand prix” a Parigi nel 1938, un altro a S. Francisco nel 1939 ed il premio per la pittura alla Biennale di Venezia del 1942.


Morirà il 1 marzo 1963, dipingendo fino all’estremo delle forze.

 

Analizziamo un’opera di Felice Casorati.


“Gli scolari” 



Olio su Tela
dipinta tra il 1927-1928, esposta alla Biennale di Venezia del ‘28.


L’opera fu acquistata nel 1935 dal Museo di Arte Moderna di Palermo “Empedocle Restivo”, dove si trova attualmente.


Casorati traspone il tema della classe all’interno della propria poetica del Realismo magico. La classe è simbolizzata da una stanza disadorna, dove domina un tavolo ricoperto da una stoffa damascata, sul quale si trovano gli strumenti  del sapere: un enorme dizionario enciclopedico aperto, un mappamondo, un righello. Un richiamo alla cultura scientifica è contenuto nelle figure geometriche disegnate a gesso su una lavagna con  alle spalle la mite insegnante. Un composto gruppetto di cinque allievi in piedi dall’aspetto disciplinato, si trova dietro il tavolo.


L’atmosfera è sospesa in un misterioso, religioso e composto silenzio. Sicuramente la stessa esperienza di docente del pittore si riflette nella semplice, umile, nobile compostezza della insegnante che, con la sua blusa azzurra ed il suo incarnato, sembra fondersi con le terre rosate e gli azzurri oceani del mondo.


Dall’insieme della scena nasce quella verità che è lo scopo della pittura di Casorati: la raffigurazione della scuola viene potentemente delineata con il minimale ricorso a pochi elementi, sia realistici che simbolici, allo scopo di farla scaturire come un momento alto e nobile in cui si crea unità di intenti e si determina la crescita personale e la promozione umana delle giovani creature della specie.


Paola Meliga 


Riferimenti delle foto: gli scolari: http://www.museodellascuola.it/gli-scolari-di-felice-casorati/

- La madre & Le Vecchie comari: www.cartesensibili.wordpress.com

- Le signorine: www.artiebagagli.wordpress.com

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Articolo pubblicato il 01/02/2017