Torino, Roberto Rosso vuol confrontarsi con Marchionne in Consiglio Comunale sul destino produttivo della città

L’effetto Trump si avvicina?

I poveri a Torino sono oltre 100mila, raddoppiati in 10 anni, i disoccupati statici sono balzati a 133mila e poi ci sono i 140mila stranieri che non se la passano certo bene, ma contribuiscono ad assorbire in modo prioritario i fondi a disposizione dei meno abbienti.

La politica che ci governa in regione e comune, invoca aiuti ed assistenza, in particolar modo verso i clandestini. Ma al lavoro che dovrebbe rappresentare la fonte nobile di sostentamento per la dignità dei lavoratori, chi ci pensa?

Sono seguiti soprattutto nell’anno scorso ripetuti appelli da parte dell’arcivescovo Nosiglia nel denunciare la perdita di attività importanti ed iniziative che dalla nostra città sono progressivamente emigrate, privando il tessuto sociale di dignità e prosperità.

Appello nobile purtroppo caduto nel vuoto, a causa del colpevole immobilismo della nostra classe politica stizzosa ed avulsa dai problemi reali che incontra il cittadino.


Nei giorni scorsi è arrivato un vento nuovo d’oltreoceano.

Il Presidente Trump si è appena insediato e non ha perso tempo, invocando l’incremento occupazionale nel suo Paese per garantire dignità e sostentamento ai suo concittadini. Ha convocato i costruttori di auto, Marchionne incluso, promettendo l’abbattimento di lacci normativi e pastoie burocratiche, per poter, da parte del governo, garantire  chi produce con la rimozione di ostacoli, richiedendo come impegno, l’incremento occupazionale.


Roberto Rosso, candidato sindaco di Torino e capogruppo dell’omonima lista in consiglio comunale, non indugia. Ieri mattina ha illustrato insieme all’ex Senatore Roberto Salerno  la richiesta che presenterà a breve al presidente del consiglio comunale ed ai gruppi consigliari, di audizione in Consiglio Comunale dei vertici di FCA, affinché si dia avvio (anche in conseguenza dei preannunciati investimenti americani da parte dello stesso Gruppo) ad una verifica dei programmi su Mirafiori e sul destino della nostra Città.

Dopo anni di torpore da parte dei sindaci Castellani, Chiamparino e Fassino, che considerano ancora gli imprenditori dei nemici di classe, il depauperamento del tessuto industriale della nostra città, non deve continuare a passare inosservato.

Torino, come Roberto Rosso ha ricordato, era la capitale europea dell’Auto e delle attività Fiat che, seguendo un felice slogan degli anni 50 del secolo scorso  raggruppavano” Cielo, Terra, Mare ”. Dai motori navali agli aerei, all’Auto sino ai veicoli industriali, ai prodotti ferroviari, solo per elencare i principali settori d’intervento, nacquero e si svilupparono nella nostra città, con Mirafiori e stabilimenti già demoliti che nel 1972 occupava oltre centomila lavoratori.

Oggi siamo arrivati a poche migliaia di occupati con la cassa interazione quasi sempre presente. Le responsabilità sono antiche e molteplici. A partire dagli anni 70, quindi in epoca pre globalizzazione, iniziarono gli pseudo ambientalisti, molto vicini al partito comunista ed ai sindacati ad invocare l’esodo degli stabilimenti fuori dalle città. Segui a ruota il meridionalismo becero dei governi di centro sinistra che arrivarono a tassare le aziende del Nord che avessero osato assumere altri lavoratori, finanziando, con denaro pubblico, la costruzione di stabilimenti al sud ove la produzione veniva poi perentoriamente dislocata.


Seguirono scioperi con cortei, blocco ad oltranza della produzione nei nostri stabilimenti ed impegni richiesti dai sindacali agli imprenditori, per delocalizzare in ogni modo.

Così, oltre e depauperare le regioni del Nord, con Torino in prima fila, si compì un errore imperdonabile privando il sud dello sviluppo turistico che sarebbe stato maggiormente congeniale, con il conseguente consolidamento di attività agro alimentari e finalizzare al turismo ed all’ospitalità.

La globalizzazione e la politica della Fiom e di altre frange sindacali estremiste, causarono addirittura, in anni recenti, la dislocazione in Serbia di nuovi modelli in precedenza destinati a Mirafiori. Oggi una nuova linea che impieghi 1500 lavoratori, potrebbe mutare la tendenza al declino.

Non si può comunque piangere sul passato e l’azione tempestiva di Roberto Rosso, non dovrebbe trovare l’amministratore delegato della FCA (la Fiat che includeva Torino nella sua sigla, purtroppo non c’è più) impreparato. Oggi la globalizzazione adotta altre regole, ma in Italia qualche modello si vende ancora, per cui sarebbe opportuno anche produrlo.

Ovviamente nasce il dilemma se la sindaca Appendino e la sua maggioranza bucolica, tutta protesa alla decrescita felice, alle piste ciclabili e la chiusura del centro e dei parcheggi alla circolazione delle auto, intenda impegnarsi fattivamente per indurre Marchionne ad impegni certi per privilegiare Torino rispetto ad altre località in Italia ove ferva la produzione FCA.

Ed ove, a dire il vero le amministrazioni locali si dimostrano maggiormente entusiaste e disponibili al confronto.

La sindaca, con il suo passivo distacco nei confronti della disoccupazione, sta smentendo il fuoco di fila che sin al 2014 innescava contro Fassino giudicando negativamente lo stato di crisi di Torino.

Ci battiamo perché Torino non conviva con il degrado e si trasformi in un’incontrollata San Salvario in mano a spacciatori e delinquenti, mente i giovani validi debbano espatriare.

A margine della presentazione Raffaele Petrarulo, il combattivo capogruppo della sesta circoscrizione ci ha confermato come la fuga delle aziende dalle periferie, ove prosperava il tessuto industriale della città abbia accentuato il degrado e il disagio dei residenti ormai soffocati dall’inquinamento non da ciminiera ma dagli incendi dei copertoni  dei campi nomadi e dai tanti delinquenti impuniti, tanto cari ai nostri amministratori.

Il sasso Roberto Rosso l’ha lanciato. Civico20 non si perderà  dietro le liturgie e saremo pronti a seguire ed esaltare il buon esito dell’iniziativa, ma, contestualmente a denunciare con la stessa prontezza  i benpensanti che ci governano, qualora dovessero cullarsi nei loro insani principi tesi  a trasformare la fierezza dei torinesi in una massa informe di assistiti rassegnati  per colpa di un disegno perverso.

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Articolo pubblicato il 26/01/2017