Regione Piemonte. L’autolesionismo di Chiamparino

Dall’erogazione dei fondi a favore degli alluvionati, alla gestione buonista dell’immigrazione, si sta delineando una guerra tra poveri

Vigilia amara per la maggioranza che governa la regione Piemonte. Oggi potrebbe, in modo quasi inaspettato giungere la sentenza del Tar che sancisce la decadenza di otto consiglieri PD eletti in provincia di Torino per le ormai acclarate firme false raccolte da dirigenti e attivisti del partito democratico per tirare la volata alla vittoria di Chiamparino.


In attesa di esaminare gli scenari che potrebbero delinearsi, la giunta regionale ha perso ieri ulteriori opportunità di distinguersi, non facendo nulla per limitare la guerra tra poveri che si sta profilando, complice la crisi e l’inazione del governo centrale e regionale.

All’ordine dei giorno del consiglio regionale di ieri, due ordini del giorno relativi all’alluvione d’autunno in Piemonte. Il primo è stato presentato a fine novembre dalla Lega Nord e da Fratelli d’Italia. Nel documento si fa riferimento all’alluvione che il 24 e 25 novembre  si è riversata con inusitata violenza e intensità in valle Tanaro e parte della provincia di Torino, arrecando danni gravissimi alla città di Moncalieri ove parecchie abitazioni sono risultate pericolanti con gli abitanti evacuati per più giorni.

Le conseguenze ormai note hanno interessato le strade regionali, alcune delle quali ancora interrotte e danni alle infrastrutture pubbliche ed a proprietà private  in via d’accertamento e non ancora risarcite.

Il Piemonte ha solamente ottenuto 51 milioni stanziati dal Governo, e 10 messi a disposizione da Piazza Castello, ritenuti di gran lunga insufficienti”.

Anche Matteo Renzi, tra i tour elettorali in vista del referendum è arrivato in Piemonte e Chiamparino, prontamente accorso aveva invocato, in quel frangente, il riconoscimento dello stato di calamità.

La presidente Gancia, anche a nome degli altri firmatari (Benvenuto e Marrone), constatato lo sforzo ingente della Regione manifestato con ogni mezzo quest’estate a favore dei terremotati del centro Italia, oltre alla promozione di molteplici iniziative di ogni tipo(compresa l’ingozzata di bucatini all’amatriciana promossa in piazze e ristoranti) in alcune zone del Piemonte, presentava a fine novembre, un ’odg in esame, tardivamente nella seduta di ieri, finalizzato a promuovere l’apertura da parte delle regione, di un conto corrente  e di un numero verde, rivolto all’adesione popolare, dedicato alla raccolta di fondi da destinare  ai piemontesi colpiti dall’emergenza, dandone diffusione sui mezzi d’informazione e ovviamente senza oneri a carico della Regione.

Quest’appello, rimasto quasi due mesi fermo negli scaffali del consiglio, è tornato alla luce nella riunione di ieri.

L’assessore Valmaggia, smentendo l’attenzione per  i recentissimi precedenti in zone lontane dal Piemonte, giocando sul lasso di tempi intercorso dai fenomeni naturali, ha espresso parere contrario alla sua operatività, adducendo l’ormai  inattualità dell’iniziativa.

Peccato che i nostri alluvionati stiano ancora patendo ed attendendo che Stato e regione facciano la loro parte.

Non si è fatta attender la replica “Grazie alla maggioranza in Consiglio, il Piemonte non avrà la possibilità di avere un conto corrente ed un numero verde dedicati alla raccolta fondi da destinare alle popolazioni colpite dall’alluvione dello scorso novembre”: così Gianna Gancia e Alessandro Benvenuto, rispettivamente capogruppo e consigliere regionale della Lega Nord, e Maurizio Marrone, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale”

Sempre in tema di alluvione, il consigliere Paolo Mighetti del M5S ha chiesto conto dell’esiguo contributo riservato per le province di Asti ed Alessandria, creando un palpabile imbarazzo tra gli assessori. Scena muta da parte dell’esecutivo e sorpresa del consigliere interrogante quando si rende conto che alle due province verranno riservati solamente un milione 800 mila euro.

Mighetti denuncia così “la netta sproporzione rispetto ai fondi stanziati per Cuneo e Torino. I fatti, ancora una volta, prosegue il consigliere, smentiscono i proclami sulle pagine di giornale. Smascherata la doppia faccia di questa maggioranza. A parole vicina agli alluvionati, nei fatti più vicini ad alcuni che ad altri. Per noi invece , conclude il consigliere, non dovrebbero esistere alluvionati di serie A e di serie B.”

Guerra trai poveri pare essere il motto della Giunta Chiamparino per i  temi trattati ieri.

La seduta si è poi concluda con una buonista e per certi versi rinunciataria esposizione dell’assessora Monica Cerutti, alla vigilia dell’incontro tra la Conferenza delle Regioni e il ministro dell’Interno Marco Minniti sui temi dell’immigrazione e nell’imminenza del varo del Piano di distribuzione dei migranti su tutto il territorio nazionale, realizzato dal Ministero in collaborazione con l’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci).

“L’accordo Stato-Regioni assegna al Piemonte il 7,2% di tutte le persone accolte, anche se al momento ne ha in carico un po’ di più perché sta sopperendo a parte delle quote assegnate alle regioni colpite dal terremoto - ha esordito l’assessora -. Si tratta di poco più di 14.000 persone - di cui appena 1.270 legate al Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) - il 40% delle quali ospitate nella Città metropolitana di Torino e il 60% nelle province rimanenti. Il Piano Anci intende proporre una ripartizione il più possibile equilibrata tra i Comuni: un elemento importante se si pensa che in Piemonte ben 902 Comuni non sono interessati ad alcun tipo di progetto in materia”.

“Grazie agli incentivi destinati ai Comuni ospitanti - ha continuato Cerutti - stanno arrivando in Piemonte 7 milioni di euro che potranno essere usati dai sindaci a favore di progetti rivolti a tutta la comunità. Oltre all’accoglienza, obiettivo fondamentale è l’integrazione, portata avanti attraverso progetti di volontariato civico che permettano alle amministrazioni di coinvolgere i richiedenti asilo e di farli incontrare con la comunità”.

“Il sistema dei Centri d’identificazione ed espulsione (Cie) - ha concluso l’assessora - non funziona a causa della mancanza di accordi con i paesi da cui provengono i richiedenti asilo e sarebbe necessario, per abbreviare i tempi e non costringere le persone a una doppia detenzione, provvedere alle pratiche di riconoscimento già in carcere.

Nel successivo dibattito, si sono confrontate  diverse posizioni. Dalle tesi apertissime all’accoglienza senza se e senza ma del consigliere Marco Grimaldi, alla posizione umanitaria espressa dalla consigliera Stefania Batzella, che però evidenza il ruolo carente dello Stato, alle posizioni di tutela dei nostri concittadini, maggiormente bisognosi ed esposti in molti casi ai disagi ed alle violenze dei clandestini non ancora profughi  che vagano nel territorio regionale, privi di controlli e nulla facenti , espresse sotto diversi aspetti e sensibilità da Maurizio Marrone, e Alessandro Benvenuto.

Il grido  d’allarme sulla pericolosità dell’andamento migratorio lo pronuncia Gian Luca Vignale “se non si interviene immediatamente con misure serie ed efficienti, tra meno di due anni solo in Piemonte ci saranno quattro mila immigrati clandestini, che anziché essere espulsi rimarranno sul nostro territorio regionale” .

Sino alla stroncatura di Gianna Gancia “Le scellerate politiche sull’immigrazione, adottate finora da governi centrali e regionali di sinistra, non hanno portato e non porteranno mai alla realizzazione dell’idea di integrazione di cui tanto si vantano l’assessore Cerutti e il Presidente Chiamparino. Del resto, la Città del Sole di Campanella, domani, sarà ancora utopia”.

Il dibattito è concluso  dalla replica del Presidente Chiamparino che pur essendo a favore dell’accoglienza, precisa che gli sembra che “il ministro Minniti si stia muovendo con tempismo per costruire corridoi umanitari controllati e l’aver ripreso l’iniziativa diplomatica fa ben presagire per il futuro”.

“Naturalmente - ha concluso Chiamparino - non si può usare il lavoro dei richiedenti asilo per sostituire altre attività lavorative ma a nessuno sfugge quante opere sarebbero importanti e necessarie per rendere le nostre comunità più vivibili. Il Cie, prosegue Chiamparino è nato in un periodo in cui i flussi migratori avevano intensità e modalità diverse e, comunque, uno strumento per conoscere, controllare ed eventualmente espellere chi magari ha avuto problemi con la giustizia nel proprio paese è necessario e rappresenta una forma di difesa.

Urge rivedere da capo la materia dell’immigrazione per modulare tempi e criteri per l’accoglienza e per il diritto a essere tutelati”.

Da tesi per molti versi contrapposte è però emerso il disinteresse dello Stato che, senza capire le evoluzioni del fenomeno migratorio, scarica solamente su territori e cittadini le conseguenze di un accesso incontrollato e prepotente nei centri abitati.

Lo Stato è canaglia con i propri concittadini e non è stato in grado in questi anni d’impegnare con efficacia l’Europa ad adottare le misure che in Spagna ed in Grecia hanno saputo arginare l’accesso migratorio.

Purtroppo, come già evidenziato si sta accentuando la guerra tra i ceti più deboli della società, sui diritti, la libertà di circolazione e la tutela materiale e assistenziale da parte dello Stato anche nelle sue articolazioni territoriali. Il Governo ed i partiti della maggioranza scoprono dopo anni di aver adottato le politiche sbagliate ed invocano provvedimenti che altri già indicavano negli ultimi vent’anni.

Se non interverranno misure efficaci e tempestive, rischiamo di scivolare su una scia pericolosa, come la Storia c’insegna,  dalle conseguenze incalcolabili.

 

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Articolo pubblicato il 25/01/2017