Breve storia della Fiat: sinergia e territorio (parte terza)

Un’eccellenza nostrana che ha segnato Torino e l’Italia

Il ricordo della storia industriale italiana può evitare di far ripetere gli errori che hanno caratterizzato il passato, stimolando al contempo quel dinamismo imprenditoriale – quanto mai necessario – in un momento così difficile come quello attuale. In tal senso la storia della Fiat, dalla sua nascita torinese fino allo spostamento della sede legale in Olanda, rappresenta un esempio di azienda che ha generato con la sua storia una sinergia con il territorio, locale e nazionale.

La sua capacità di essere co-protagonista delle vicende storiche emerge nei tragici periodi delle due Guerre mondiali; nel periodo del Miracolo economico e nelle aperture di stabilimenti che hanno cambiato il profilo industriale torinese e italiano.

Con l’aumento dell’importanza della Fiat e del suo indotto sull’occupazione industriale si sono generati nuovi flussi migratori e, in seguito, il boom economico. In questo periodo si rafforza il ruolo di Torino nel cosiddetto “triangolo industriale” che contava anche Milano e Genova.

Il numero di autovetture prodotte raggiunge i 400 mila annuali, mentre quello degli abitanti supera il milione. Si origina poi il fenomeno della motorizzazione di massa nel nostro Paese. Causa, ma anche conseguenza, la nascita nel ’55 delle utilitarie come la 500 Topolino, la 600 e la Nuova 500, ideate dal capo progettista Dante Giacosa, così come le più recenti 127, Panda, Uno e Tipo. Molte novità sono state riscontrate anche in altri settori: nel ’51 viene realizzato il motore per il transatlantico Giulio Cesare e prodotto il primo aereo militare italiano, il G80.

La fine degli anni Cinquanta è caratterizzata dall’ingrandimento dello stabilimento di Mirafiori e dall’apertura di nuove strutture in Turchia, Sudafrica, Jugoslavia, Argentina e Messico. La produzione di vetture, trattori, macchine da movimento e camion subisce nel decennio successivo un forte incremento sul mercato. L’aumento di introiti favorisce l’avvio di stabilimenti nell’Italia meridionale e, in particolare, a Termini Imerese, Cassino, Termoli, Sulmona, Vasto, Bari, Lecce e Brindisi.

Giovanni Agnelli, il nipote del fondatore, diventa intanto Presidente della Società dal ’66, guidandola abilmente in periodi tutt’altro che semplici. Le tensioni sociali degli anni Settanta causano infatti pesanti ripercussioni anche sull’attività aziendale, ma la produzione di nuovi modelli è proseguita, così come la sua espansione all’estero, che giunge fino al Brasile.

La Fiat diventa una holding per via del decentramento della gestione di alcune sue parti. In questo modo, entrano nel gruppo molti marchi e ciò stimola la realizzazione di successi importanti come il volo del primo Tornado e le vittorie della Ferrari nel campionato mondiale di Formula Uno.

Gli anni Ottanta, inoltre, vedono protagoniste le auto Panda,  Uno, Fiat Tipo e la nascita di treni ad alta velocità, come il Pendolino.

La Fiat accoglie dal ’93 in poi il marchio Maserati e altri come Alfa Romeo. L’azienda cerca anche di avviare alcune alleanze strategiche, ad esempio quella con General Motors (fallita nel 2005). L’unione positiva inizia a subire un declino negli anni Duemila, con la morte di Giovanni nel 2003. La Presidenza va quindi a Umberto Agnelli, che decide di concentrare le proprie attività nel settore automobilistico, abbandonando però altri settori strategici, come quello assicurativo e dell’aviazione.

Viene poi a mancare anche Umberto e la carica di Presidente viene assunta da Luca Cordero di Montezemolo che, con l’Amministratore Delegato Sergio Marchionne, gestisce l’alleanza con l’americana Chrysler, sancita nel 2009.

Il 2010 segna il ritorno dei prodotti Fiat, dopo ben ventisette anni di assenza nel mercato nord americano e in quello messicano.

Nell’aprile di quell’anno, John Elkann diventa il numero uno della società, succedendo a Montezemolo. Nel frattempo Marchionne presenta un nuovo piano che prevede lo scorporo di alcune attività di Fiat Group per farle confluire nella nuova Fiat Industrial.

La gestione del settore automobilistico intanto è affidata alla Fiat Spa, poi sostituita dal 2007 dalla Fiat Group Automobiles che produce e vende con i marchi Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Fiat Professional e Abarth. Marchionne decide poi di trasferire, nel maggio 2014 (dopo 115 anni di vita), la sede legale di Fiat Chrysler ad Amsterdam.  

I dati di novembre hanno mostrato un sensibile calo delle vendite da parte di Fiat Chrysler sul mercato americano. Le consegne sono diminuite infatti del 14% rispetto a quelle dell’anno precedente. Il dato fa sicuramente riflettere dal momento che sembrerebbe suffragare le tesi di chi ritiene essere venuto meno lo spirito di collaborazione tra realtà imprenditoriali, la Fiat e il suo indotto, alla  base del boom economico in Italia.

La situazione, che si è creata dopo lo spostamento della Fiat da Torino, è drammatica in quanto un’intera città, ma soprattutto l’Italia, è stata messa in ginocchio da una scelta così imprudente. Il Governo italiano si è trovato di fronte alla difficoltà di avviare politiche fiscali adeguate per tutelare le aziende, parte della storia italiana, da una crisi economica divorante.

DAI Impresa vuole riproporre invece una sinergia, antica ma fruttuosa, in grado di aiutare le realtà imprenditoriali più in difficoltà, sensibilizzandole circa l’importanza di amalgamare, nel modo corretto, le risorse aziendali e quelle territoriali.

Tutto questo potrà essere agevolato se i decisori politici, locali e nazionali, approveranno norme che in passato hanno portato il nostro Paese a creare quel benessere che lo ha reso uno dei sette più sviluppati del mondo.

Marco Paganelli

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Articolo pubblicato il 23/01/2017