TANDEM TRA FINZIONE E REALTÀ: Carmilla e altre donne vampiro

La donna vampiro desta fascino e repulsione allo stesso tempo: è una creatura affascinante e nello stesso tempo un mostro repellente

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Donne vampiro al cinema

In un precedente articolo abbiamo considerato, fra i vari mostri della letteratura poi ripresi dal cinema, il Conte Dracula, creato dallo scrittore irlandese Bram Stoker nel 1897. Alla comparsa di “Dracula” il tema del vampirismo era già stato più volte affrontato da vari autori, più o meno noti, che evocavano anche donne vampiro.

La donna vampiro desta fascino e repulsione allo stesso tempo: «Per la cultura occidentale dominante la donna vampiro è una donna affascinante e contemporaneamente un mostro repellente. Questo assioma a doppia faccia rivela radici antiche, fino a immedesimarsi in archetipi senza tempo», così scrive Fabio Giovannini (1998). Questa figura trova infatti i suoi antenati nelle mitologie di popoli antichi, come nel caso di Lilith, sposa ribelle della tradizione ebraica, e, soprattutto, delle lamie, empuse e strygae della mitologia greco-romana, che non erano morti viventi ma divinità incorporee che assumevano sembianze di belle ragazze per sedurre giovani uomini dei quali assorbivano i fluidi vitali. Il greco Filostrato parla dell’empusa come di un demone che si impadronisce dei corpi nella sua biografia del dissoluto filosofo pitagorico Apollonio di Tiana. Questo demone ha poi ispirato Goethe per la sua ballata “La sposa di Corinto” (1797), prima vera trasposizione poetica del mito del vampiro. Lamia, la bella che distrugge gli uomini, è stata cantata da John Keats, nel poema “Lamia” (1819) che illustra i suoi amori con Licio.

Si possono interpretare in questo senso anche le sirene, intese come vampire dei marinai, e la stessa maga Circe che seduce con il canto Ulisse e i suoi marinai.

Giovannini sottolinea come le donne vampiro facciano più paura se agiscono insieme, come le streghe nel sabba. Particolarmente inquietanti se in numero di tre, come le tre arpie e le tre sirene: Bram Stoker pone tre donne nel castello di Dracula.

Sono tre anche le figure di donne vampiro che hanno lasciato traccia letteraria significativa: Christabel di Coleridge (1798-1800), Aurelia di Hoffmann (1828) e Carmilla di Sheridan Le Fanu (1872).

L’elenco di opere letterarie che presentano donne vampiro è però più lungo.

Robert Southey pubblica nel 1797 il poema fantastico “Thalaba the Destroyer” che annovera anche la vampira Oneiza, probabile ispiratrice delle donne “vampiristiche” de “Il Signore degli Anelli” di J. J. R. Tolkien.

Christabel” è un poemetto romantico dal sapore prevalentemente gotico, composto da Samuel T. Coleridge tra il 1798 e il 1800 e rimasto incompiuto, dove si parla della bellissima vampira con questo nome.

Vampirismo” (1828) è un racconto breve di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, che ha come protagonista la vampira Aurelia.

La morta innamorata”, o “Clarimonde”, opera di Théophile Gautier (1836) narra dell’amore del giovane sacerdote Romualdo per Clarimonde, bellissima cortigiana e vampira.

Lo scrittore irlandese Joseph Sheridan Le Fanu (Dublino, 1814 – 1873) pubblica nel 1872, il racconto intitolato “Carmilla”, affascinante e sensuale vampiro al femminile probabilmente più celebre della storia, che ha anticipato il Dracula di Bram Stoker.

Laura, una ricca fanciulla di origini inglesi, vive col padre in un isolato castello della Stiria austriaca. Da molto tempo aspetta l’estate che dovrebbe trascorrere con la sua coetanea nipote del generale Spielsdorf, che però muore.

In una notte di luna piena, mentre Laura è in giardino con le governanti e il padre, una carrozza esce di strada proprio davanti al castello. Le viaggiatrici sono un’elegante signora e sua figlia che per è svenuta l’incidente. Dopo i primi soccorsi, la signora racconta di dover sbrigare faccende urgenti, così il padre di Laura si offre di ospitarne la figlia fino al suo ritorno. La signora accetta e confida che la figlia è cagionevole di salute e soggetta a crisi di nervi. La misteriosa donna riparte in fretta, lasciando al castello la giovane Carmilla, molto bella e dell’età di Laura.

Tra Carmilla e Laura si stringe subito un forte legame. Laura adora la nuova compagna, fin troppo affettuosa e tenera nei suoi confronti. Nota però alcune sue strane abitudini: si sveglia molto tardi, odia i canti religiosi e assomiglia in modo incredibile ad un dipinto di Mircalla, contessa di Karnstein, signora di quella terra due secoli anni prima.

Avvengono fatti strani: nel villaggio muoiono numerose fanciulle, una terribile visione onirica provoca a Laura una strana malattia, si notano scomparse notturne di Carmilla.

Arriva il generale Spielsdorf che, con Laura e suo padre, si reca alle rovine di Karnstein e, nel viaggio, racconta la morte della nipote: durante un ballo, lui e la nipotina hanno conosciuto una bella dama e sua figlia Millarca che è stata ospite a casa loro. Millarca si è rivelata un vampiro e sua nipote ha avuto strani sogni, si è ammalata ed è morta.

Arrivati a Karnstein, bellissima residenza in rovina, il generale comincia a narrare la storia del luogo e dei suoi signori, i Karnstein, spietati e sanguinari. Giunge la giovane Carmilla e il generale la riconosce come la terribile Millarca: cerca di colpirla ma Carmilla lo blocca senza sforzo e poi svanisce. Il generale non ha più dubbi e torna al castello con Laura e suo padre, in attesa di un esperto di vampiri, il barone Vordenburg.

Col barone, il generale torna alle rovine di Karnstein dove viene aperta la tomba nascosta della contessa Mircalla e si trova la bellissima Carmilla nella sua immortale bellezza intinta nel sangue: le conficcano un paletto nel cuore, la decapitano e bruciano le sue spoglie.

Il barone Vordenburg svela infine gli arcani di questo caso: Carmilla e Millarca sono anagrammi del nome della contessa Mircalla. Duecento anni prima, un suo antenato della Moravia arrivò in quella zona della Stiria dove conobbe e s’innamorò della giovane contessa Mircalla, ma la cagionevole fanciulla morì presto. Persone giovani morte con forte attaccamento al mondo terreno diventano vampiri, come nel caso di Mircalla. Il suo antenato sapeva bene come venivano uccisi i vampiri e, per evitare che la sua amata subisse questo trattamento, ne nascose la tomba. Ma in vecchiaia ci ripensò e scrisse un resoconto sul caso di Mircalla dove indicava come ritrovarne la tomba. Così Mircalla, Millarca o Carmilla ha seminato la morte per duecento anni, allo scopo di restare giovane, ma alla fine è stata giustiziata. Laura non riuscirà però a dimenticare la cara amica.

Sempre in tema di donna vampiro, va detto che Charles Baudelaire, poeta francese, ha dedicato numerosi versi al tema e che il pittore norvegese Edvard Munch, nel 1894, ha dipinto il quadro “Il Vampiro” che mostra una donna mentre succhia il sangue di un uomo.

Un riscontro concreto al vampirismo femminile viene dal ritrovamento eseguito dall’archeologo Matteo Borrini a Venezia, nell’isola del Lazzaretto nuovo, di un teschio di donna, risalente al XVII secolo, sepolta con un mattone in bocca. Con questa prassi si credeva di eliminare il contagio della peste, secondo il mito del nachzeher (divoratore della notte), sorta di vampiro che, dopo la sepoltura nella tomba, iniziava a mangiare il suo sudario poi il sangue dei cadaveri degli altri appestati fino a rinvigorirsi e uscire dalla tomba.


Fonti: Fabio Giovannini, Sedotte dal vampiro, in Il Vampiro, Don Giovanni e altri seduttori (a cura di Ada Neiger), Bari, 1998; Fabio Giovannini, Il libro dei vampiri, Bari, 1997.

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Articolo pubblicato il 05/02/2017