Il 43° World Economic Forum (WEF) di Davos.

I super caccia europei Eurofighter TYPHOON dell’aeronautica Austriaca schierati a difesa del meeting.

Il World Economic Forum di Davos, è una fondazione no profit di Cologny vicino a Ginevra in svizzera, fondata dall’economista svizzero Klaus Schwab che nell’estate del 1971, con il patrocinio della Commissione Europea e delle Associazioni Industriali europee, organizzò nella cittadina sciistica di Davos  il primo simposio europeo, con l’obiettivo di avvicinare le imprese europee alle pratiche manageriali americane.

 

Col tempo il Forum si è trasformato in una occasione di incontro tra esponenti di primissimo piano a livello internazionale, dell’economia, della politica, dell’intelligence e dei media, per discutere dei problemi del mondo nelle sue innumerevoli sfaccettature. La partecipazione al meeting ha spesso fornito l’occasione per affrontare crisi bilaterali e negoziare soluzioni.

  

Oggi il WEF si considera impegnato a migliorare la condizione del Mondo in modo assolutamente imparziale, privo di vincoli di natura ideologica, nazionale o politica; ha cosi ottenuto lo status di osservatore presso il Consiglio Economico Sociale delle Nazioni Unite.

  

Il Forum si tiene sempre a fine gennaio a Davos con cadenza annuale; sua caratteristica è che si tiene a porte chiuse e pertanto vengono diffusi soltanto alcuni specifici eventi.

  

Quest’anno c’è stato un colpo di scena con la relazione del Presidente cinese Xi JinPing che si è presentato per la prima volta a Davos, quale ospite d’onore dell’inaugurazione primaria dell’evento, difendendo la globalizzazione nella sua veste di grande globalizzatore mondiale.

  

Secondo Xi, molti problemi di oggi non sono affatto causati dalla globalizzazione: “è vero che la globalizzazione ha creato molti problemi, ma per questo non dobbiamo cancellarla, dobbiamo invece adattarla; il panorama industriale e commerciale mondiale è cambiato completamente, ma le regole non hanno seguito questi sviluppi”.

  

La Cina sta infatti conducendo una offensiva diplomatica al WTO (World Trading Organisation) l’Organizzazione Mondiale del Commercio, per ottenere lo status di economia di mercato che la  metterebbe al riparo da eventuali dazi da parte degli altri membri che la accusano di manipolare i cambi e di elargire aiuti di stato.

  

In palese contrasto ai populisti e antiglobalizzatori quali Trump negli USA, i pro brexit in Inghilterra e i NO riforme costituzionali in Italia, il Presidente cinese dice no al protezionismo, perché “ seguire il protezionismo è come chiudersi in una stanza buia, dove non entrano pioggia, vento, aria e luce. Nessuno uscirebbe mai vincitore da una guerra commerciale. La Cina ha fatto grandi progressi, scelte importanti e coraggiose per abbracciare il mercato totale, abbiamo affrontato le onde più alte ma abbiamo imparato a nuotare”.

  

Su temi e toni completamente diversi l’intervento del nostro ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che ha sostituito il premier Gentiloni appena dimesso dall’ospedale e che  ha lanciato un duro attacco a Bruxelles approfittando della grande platea del Forum.

Secondo il titolare italiano del Tesoro "i nostri problemi nascono a Bruxelles e a Francoforte", le sedi principali dell'Unione Europea, in cui invece "dovremmo trovare la soluzione".


Padoan è intervenuto nell'ambito di un dibattito sulla middle class, fascia della popolazione che "dice sempre di no a qualsiasi cosa i leader politici suggeriscano" per esprimere la sua insoddisfazione e delusione.

  

In questo contesto "è indispensabile ripensare la leadership e renderla di nuovo credibile". E questa, ha concluso, "è la sfida che Brexit e Trump ci lanciano".

                                                                                         

 

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Articolo pubblicato il 20/01/2017