“L’Italia riconoscente”, una statua di Vincenzo Vela

Dono delle signore milanesi all’Imperatrice Eugenia, nel 1859, attesta il ruolo della Francia di Napoleone III per l’unità italiana e documenta un aspetto oggi poco considerato del Risorgimento italiano

Ho scoperto per caso la statua di Vincenzo Vela intitolata “L’Italia riconoscente” navigando nel sito francese «Histoire par l’image» nel corso di ricerche sulle stampe popolari. Mi ha incuriosito, perché documenta un aspetto del Risorgimento italiano oggi poco considerato, quello del ruolo della Francia di Napoleone III per l’unità italiana.


“L’Italia riconoscente” viene così descritta da Alain Galoin nell’articolo intitolato La France au service de l’unité italienne. 

 

Contesto storico. - Dopo le rivoluzioni del 1848, l’Italia ha ritrovato il regime del 1815: da un lato piccoli regni dispotici, senza alcun legame confederale tra loro e che sussistono soltanto grazie alla protezione degli eserciti austriaci; dall’altro gli Stati Pontifici occupati a nord dagli Austriaci e Roma dai francesi.

Unico sovrano costituzionale e nazionale d’Italia, il re di Sardegna Vittorio Emanuele ha come ministro Cavour, che incarna le speranze dei patrioti di tutta la penisola. Per scacciare gli Austriaci, Cavour comprende la necessità di un aiuto da parte della Francia e la ottiene da Napoleone III durante l’incontro di Plombières il 21 luglio 1858. La difesa del principio di nazionalità è infatti l’idea chiave della politica estera del Secondo Impero, malgrado le opposizioni che suscita, in particolare da parte dei cattolici per quanto riguarda l’Italia.


Provocata dal Piemonte, l’Austria prende l’iniziativa della guerra. Ma l’esercito franco-piemontese, riporta le vittorie di Magenta e di Solferino (4 e 24 giugno 1859), liberando così la Lombardia.


Analisi delle immagini. - Questo gruppo di due donne, scolpito in marmo bianco di Carrara, rappresenta a destra l’Italia turrita, seminuda, con le due mani sul petto, i piedi nudi e rivolta verso sinistra, mentre dà un bacio di pace alla Francia, che è girata verso di lei. La Francia indossa un lungo abito decorato con aquile e motivi vari, solleva la mano destra ed ha la testa coronata. Col braccio sinistro, abbraccia l’Italia e attira verso di lei. Sul terreno, si nota una catena spezzata e la firma dello scultore: “Vincenzo Vela F. 1862”. Il gruppo è posto su una base di legno con i lati obliqui, rivestito da un placcaggio in noce, la cui facciata è decorata da una lamina di rame che racchiude l’iscrizione: A Eugenia Imperatrice / nell’esultanza /della prima vittoria / che rendeva la patria a sé stessa / le donne milanesi / giugno 1959.


Interpretazione. - Dopo la liberazione della Lombardia dal giogo austriaco nel 1859, le signore di Milano, volendo dimostrare la loro gratitudine alla Francia, hanno aperto una sottoscrizione per finanziare un dono all’Imperatrice Eugenia, dono con un carattere politico e nazionale. Fra i tanti progetti che sono stati loro presentati, le dame lombarde hanno scelto quella di Vincenzo Vela, docente presso l’Accademia di Belle Arti di Torino.


L’opera è stata presentata all’Imperatrice il 1° gennaio 1863 ed esposto al Salon lo stesso anno. È stata poi posta in un vestibolo del Grand Trianon. È stata collocata nel castello di Compiègne il 28 aprile 1937.


Si tratta di un gruppo allegorico. Le due nazioni sono simboleggiate da due giovani donne. La liberazione dell’Italia è evocata dalle catene spezzate abbandonate al suolo, e il suo precedente asservimento dalla sua seminudità, indice di vulnerabilità e debolezza. La posizione della Francia indica la forza tranquilla di una potenza ritornata ad essere leader in Europa dopo il Congresso di Parigi del 1856. Adotta un atteggiamento teneramente protettivo nei confronti di questa Italia che ha liberato.


 

Il valore simbolico di questa statua si è presto attenuato, per le posizioni politiche assunte da Napoleone III.  All’imperatore  francese sono stati rimproverati l’armistizio di Villafranca, l’intervento contro i garibaldini a Mentana, il ritardo della  conquista di Roma causato dalla sua ostinata difesa dello Stato pontificio.


Le considerazioni di Alain Galoin, pervase da sciovinismo francese, appaiono senz’altro valide in quanto strettamente connesse alla situazione politica del 1859.


A proposito di statue che commemorano il ruolo della Francia di Napoleone III per l’unità italiana, a Milano, nel Parco Sempione, si trova un monumento equestre dell’imperatore francese.


Oggetto di polemiche fin dal momento del progetto, l’opera è affidata a Francesco Barzaghi (Milano, 1839-1892). La statua in bronzo, terminata nel 1880, è provvisoriamente collocata nel cortile del Palazzo del Senato in occasione dell’Esposizione Universale del 1881, dove rimane fino al 1925 quando è trasferita nel Parco Sempione.


La scultura rappresenta Napoleone III a cavallo, il piedistallo è decorato da due bassorilievi laterali , sui quattro lati della base del piedistallo, otto corone bronzee di alloro celebrano i comandanti francesi morti nel 1859, mentre i nomi dei 2.584 soldati caduti e degli ufficiali sono riportati nel bronzo delle quattro lunghe targhe che contornano la base.


Il compianto Gilberto Oneto (1946-2015), ideologo dell'indipendentismo della regione padano-alpina, a questo proposito, ricordava che era la seconda volta che «i Mori» ricomparivano «nel cuore della Padania», da quando Federico II  aveva ingaggiato i saraceni per combattere i Comuni  della seconda Lega Lombarda (1226): «Questa volta sono gli zuavi che Napoleone III aveva reclutato in Algeria e graziosamente affiancato all’esercito del Re Galantuomo per “liberare” la Lombardia». Sulla base del monumento, sempre secondo Oneto,  «si trovano incisi i nomi dei maghrebini allora morti per fare l’Italia: un elenco che sembra quello delle assegnazioni dell’Aler», l’Azienda Lombarda Edilizia Residenziale di Milano che si occupa delle case popolari!

 

Fonte: Alain GALOIN, «La France au service de l’unité italienne», Histoire par l’image [en ligne], consulté le 08 Janvier 2017.

URL : http://www.histoire-image.org/etudes/france-service-unite-italienne

Gilberto Oneto,  Quando Federico II ingaggiò i saraceni contro i Comuni lombardi, “Il Federalismo”, anno 2004, direttore responsabile Stefania Piazzo. 

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Articolo pubblicato il 22/01/2017