Le “macchine infernali” (seconda parte)

Dopo l’attentato a Napoleone Primo Console (24 dicembre 1800) ed al re Luigi Filippo (28 luglio 1835), sono diventate sinonimo di strumenti per attentare alla vita di sovrani e di personaggi potenti

Il termine di “macchina infernale” indica anche un congegno costruito da Giuseppe Fieschi per l’attentato del 28 luglio 1835, contro il re dei Francesi Luigi Filippo.


Questa “macchina infernale” è realizzata con venticinque canne di fucile affiancate, disposte su un telaio inclinato, in modo da sparare simultaneamente venticinque proiettili di mitraglia con l’intervento di un solo uomo: l’originale si può oggi vedere negli Archivi Nazionali di Parigi e una copia è custodita al museo della Prefettura di Polizia.


È stata realizzata da Giuseppe Fieschi, nato a Murato (Corsica) il 13 dicembre 1790, insieme a due complici cospiratori repubblicani: Pierre Morey, ideatore dell’attentato, e Theodore Pépin, droghiere farmacista, artificiere e finanziatore dell’atto terroristico.


Giuseppe Fieschi è stato un valoroso soldato sotto Napoleone e Murat, che poi ha tradito. Come ladro e falsario in Corsica, ha scontato dieci anni di prigione per poi approdare a Parigi nel 1830. Approfittando dell’amnistia concessa dal nuove re Luigi Filippo, e spacciandosi per prigioniero politico, è diventato sergente di fanteria, istruttore di baionetta al ginnasio militare, valido collaboratore del prefetto di polizia e astuto infiltrato nei circoli repubblicani.


Cacciato per essersi impossessato di denaro pubblico, dopo la scoperta dei suoi falsi certificati di prigioniero politico, deve nascondersi. Privo di convinzioni politiche, viene aiutato da Pierre Morey, repubblicano appartenente  alla Società dei Diritti dell’Uomo, associazione repubblicana vietata nel 1833. Fieschi conosce così anche il droghiere farmacista Theodore Pépin e decide di aiutarli nella realizzazione della “macchina infernale”.


Questa viene piazzata sul davanzale della finestra di una stanza al terzo piano, che Fieschi prende in affitto con diversi mesi di anticipo, in una casa al civico 50 del Boulevard du Temple. Per l’attentato contro Luigi Filippo, infatti, è stata scelta la data del 28 luglio 1835, quando il re passerà in rivista la Guardia Nazionale sui grandi boulevards, nel corso della sfilata per il 5° anniversario della Rivoluzione di Luglio del 1830 che lo ha messo sul trono.


Il 28 luglio 1835, verso il mezzogiorno, quando il corteo sfila davanti al civico 50 del boulevard du Temple, la gelosia della finestra al terzo piano si solleva e Fieschi avvicina un fiammifero fosforico alla traccia di polvere che corre all’altezza del focone (forellino presente sulla culatta) delle venticinque canne, facendo così fuoco. La “macchina infernale” esplode: il re Luigi Filippo si è chinato per ricevere una petizione dalle mani di una Guardia Nazionale e così viene soltanto graffiato sulla fronte mentre il suo cavallo, colpito, si impenna. I suoi figli sono illesi.


Tredici persone sono uccise sul colpo. Tra le decine di feriti, sei muoiono nei giorni successivi. Il bilancio è di 19 morti (tra questi, due marescialli, uno è il maresciallo Mortier, un generale d’armata, un tenente colonnello, un conte e cinque Guardie Nazionali) e di 42 feriti.


Mentre si soccorrono le vittime, risuona una seconda esplosione. Diverse Guardie Nazionali si precipitano al terzo piano dell’edificio, dove un fumo denso fuoriesce dalla finestra, sfondano la porta barricata e trovano la macchina e Fieschi, gravemente ferito dalla sua stessa arma, col volto fracassato, la fronte aperta, un fianco sanguinante.


La maggior parte delle vittime vengono trasportate al vicino “Caffè turco” per ricevere i primi soccorsi. Il re e il corteo riprendono la marcia per allontanarsi al più presto dal luogo dell’attacco. Fieschi viene fasciato e fatto scendere al secondo piano, dove il procuratore del re, assistito da due commissari, ha iniziato la sua indagine.


Si scopre che al momento della prima scarica, cinque delle venticinque canne di fucile sono esplose ferendo gravemente Fieschi. Le cinque canne sono state sovraccaricate, probabilmente da Pierre Morey che con questo sabotaggio voleva eliminare Fieschi, testimone imbarazzante, e far accusare i legittimisti: Morey a questo scopo ha fissato una immagine del conte di Chambord al muro della camera.


I due complici di Fieschi, Pierre Morey e Theodore Pépin, sono arrestati pochi giorni dopo. Il processo si apre il 30 gennaio 1836.


Fieschi appare come un avventuriero paranoico privo di motivazioni politiche o ideologiche, vanitoso, arrogante ed esibizionista, che a differenza dei suoi complici, si dichiara colpevole e reclama la condanna capitale. Processati e condannati a morte, i tre sono ghigliottinati, alle 8 del mattino, il 19 febbraio 1836, alla barriera di Saint-Jacques.


Luigi Filippo utilizza questo attentato per far passare alla Camera una serie di leggi repressive, conosciute come le leggi del settembre 1835, ma dette anche “le leggi infernali”.


Le “macchine infernali”, dopo l’attentato a Napoleone Primo Console (24 dicembre 1800) ed al re Luigi Filippo (28 luglio 1835), sono diventate sinonimo di strumenti per attentare alla vita di sovrani e di personaggi potenti.


Si parla di “macchine infernali” anche a proposito di Napoleone III.


Troviamo queste notizie ne “Il Diavoletto. Giornale Triestino” del 1852. Nel settembre di quell’anno, Luigi Napoleone, ancora Presidente delle Repubblica Francese, visita Marsiglia. La Polizia scopre un complotto per ucciderlo, organizzato da socialisti francesi e piemontesi, con impiego di una “macchina infernale”. Un agente molto sagace, giunto da Parigi, riesce a far confessare un repubblicano piemontese, complice della “infernale masnada”. Così, dopo alcune perquisizioni infruttuose, si trova la “macchina infernale” nella cantina di una stamberga. Assomiglia alla macchina di Fieschi, ma è più complessa: sulla sommità si trovano 26 canne e, al di sotto su ciascun lato, vi sono due compartimenti, ciascuno con 48 canne. In fondo, al centro, si trovano due tromboni. Tutte le canne, lunghe da 30 a 35 cm, possono scoppiare contemporaneamente grazie a un solo zolfanello. Il Presidente Luigi Napoleone ha voluto vederla, poi ha alzato le spalle in segno di disprezzo: come autore di uno studio sull’artiglieria, gli pare confezionata malissimo!


Per concludere, una curiosità: la “macchina infernale” di Fieschi avrebbe ispirato il generale sovietico Kotskov, inventore della Katyusha, il lanciarazzi della seconda guerra mondiale noto anche come “organo di Stalin”. Kotskov ha fatto celebrare una messa a Mosca in suffragio di Giuseppe Fieschi.


(Fine della seconda parte – continua) 

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Articolo pubblicato il 24/01/2017